Intervista e traduzione: Veronica Drago
Con la collaborazione di: Fabio Cangianiello
Fotogallery: Denis Ulliana
Thanks to: Nicola Lucchetta
Dopo aver aperto i concerti dei Biffy Clyro a inizio 2017, il gruppo hardcore punk inglese The Rattlesnakes è tornato in Italia lo scorso 31 agosto in occasione del Day 1 all’Home Festival di Treviso, sotto la guida dell’istrionico frontman Frank Carter (ex Gallows e Pure Love). Prima del live, abbiamo avuto l’occasione di scambiare qualche battuta proprio con Frank, parlando di “Modern Ruin”, il loro fortunato secondo album in studio, della sua vita privata e della situazione politica in UK.
Frank Carter & The Rattlesnakes sarebbero dovuti tornare in Italia domenica 24 settembre all’Alcatraz di Milano. Tuttavia, in una nota apparsa poche ore fa sulla pagina Facebook ufficiale del gruppo, si è appresa la decisione di cancellare tutte le date europee, che li avrebbero visti al fianco dei Papa Roach, a causa di problemi personali dello stesso Frank. Da circa due anni, come si legge nella nota, il frontman combatte contro periodi alternati di luce e buio, ed è ora giunto il momento per lui di fermarsi, per ritrovare un equilibrio mentale. Questo è il link alla nota > facebook.com/frankcarterandtherattlesnakes/
“Modern Ruin” è basato sulle relazioni umane, parla di quando velocemente si possa passare da un momento brillante a un momento di buio. Credi che il pubblico abbia capito il concetto? Sei soddisfatto di com’è andato l’album?
La pubblicazione dell’album è stata perfetta, è andata molto bene, ma non credo sia compito mio occuparmi di capire se è stato compreso dal pubblico. Una volta che l’album è uscito, non ha importanza ciò che stavo cercando di dire, perchè da quel momento in poi l’album appartiene a ogni singola persona che lo ascolta e avrà un significato diverso per ogni persona. Nel complesso la reazione del pubblico è stata decisamente positiva, credo sia stato un successo.
A tre anni dall’inizio del progetto, puoi dire che questo è stato il migliore che hai portato avanti finora?
Sicuramente, è fantastico, mi ha fatto rendere conto che sono davvero fortunato a poter suonare di nuovo, e suonare questo tipo di musica. Viaggio per il mondo, c’è così tanto per me da celebrare e mi sento davvero molto fortunato.
Clicca qui per vedere le foto di Frank Carter a Treviso (o sfoglia la gallery qui sotto).
“Modern Ruin” ha un suono e delle complessità completamente differenti rispetto al vostro album di debutto, “Blossom”. Che cos’ha influenzato questo cambiamento?
Volevamo essere sicuri che molto presto i nostri fan potessero capire che non vogliamo essere incastrati in un unico genere. Non vogliamo essere solo una band hardcore o punk, ma vogliamo suonare tutti i tipi di musica, aggrovigliandoli tra loro per creare un sound unico, ed è per questo che lo abbiamo scritto così. Inoltre, ciò che non molti sanno è che abbiamo scritto “Blossom” e “Modern Ruin” nello stesso anno. Tutte quelle canzoni sono state scritte nel 2015 e li abbiamo registrati a 6 mesi di distanza l’uno dall’altro, ma abbiamo atteso un altro anno per la pubblicazione di “Modern Ruin” perché era troppo presto. Quando la gente lo scopre dice che è ok, è eticamente giusto, perché c’è talmente tanta diversità nella musica, ed è esattamente ciò che abbiamo sempre voluto, solo essere liberi.
Hai una bimba di due anni e mezzo. La tua vita è cambiata dopo il suo arrivo, ti ha fatto cambiare punto di vista sul modo in cui leggi il mondo?
Ogni singola parte di me è cambiata quando sono diventato padre. Ovunque vada, qualsiasi cosa veda, il modo in cui interagisco con le persone, non posso fare a meno di pensare a lei e di pensare al modo in cui poterla rendere orgogliosa, con cui poter avere un impatto positivo nella sua vita. Quindi sì, tutto è cambiato quando è nata mia figlia, e sta ancora cambiando, continua a cambiare ogni giorno.
Pensi che avrai un altro figlio?
No, non credo proprio.
Oggi suonerete ad un festival. Qual è la differenza tra l’esibirsi in occasioni come questa e l’esibirsi nei club? Cosa preferisci?
Entrambe le situazioni hanno dei pro e dei contro. Amo l’energia dei piccoli club, è un’atmosfera autentica a cui non puoi sottrarti, ma poi amo anche l’energia e l’atmosfera delle folle giganti. Penso forse di aver sempre preferito i festival perchè c’è più spazio e hai l’opportunità di raggiungere l’attenzione di nuovi fan, è di sicuro più facile conquistare dei nuovi fan suonando nei festival che non in piccoli club. Credo che vincano i festival. Ma probabilmente, se me lo richiederai fra due mesi, avrò cambiato idea.
La Brexit avrà un impatto definitivo sulla vita dei cittadini entro un paio d’anni. Come cittadino inglese e come padre, sei preoccupato per il futuro del tuo Paese e per la tua vita?
Sì, sono fottutamente preoccupato. Sono impaurito, credo sia una delle scelte più deludenti e senza senso che il nostro Paese abbia mai preso negli ultimi quindici anni almeno. Però sai, se c’è una buona cosa emersa da tutta questa situazione, è che tra i giovani c’è stato un netto incremento di interesse per la politica, che ora prestano attenzione al voto. Quello che spero, è che il prossimo anno, o entro un paio di anni, potremo fare un altro referendum, e che la generazione più giovane parli a voce alta, facendo la differenza.
Il successo di Jeremy Corbyn alle ultime elezioni può essere considerato un piccolo segnale di questo interesse dei giovani verso la politica.
Sì, è esattamente così.
Marito, padre, frontman, tatuatore. Dove trovi e come gestisci l’energia per fare tutto questo? C’è un ruolo che preferisci ricoprire?
Mi piace essere un papà e mi piace essere un artista. Di solito dipende da ciò su cui sto lavorando al momento e che mi sta interessando di più. Sono molto fortunato ad avere una famiglia che mi supporta e che mi permette di essere libero di lavorare su qualsiasi progetto sia importante per me sul momento. Non so davvero dove trovo il tempo, ma continuo a cercare di raccogliere tutti i pezzi che mi compongono e mantenerli insieme.
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