Reportage Live

JPEGMAFIA: l’Alcatraz è lo specchio di quello che hai urlato finora

Più di duemila persone all’Alcatraz di Milano per il ritorno di JPEGMafia in Italia, che promuove il suo ultimo capolavoro “I Lay Down My Life for You”. Mosh-pit, rap, EDM, chitarre distorte, luci che rendono la venue di via Valtellina una distopia unica. Ma guidata dalla mente geniale del rapper americano.

Articolo di Philip Grasselli | Foto di Marco Arici

Quando si tratta di JPEGMafia, andiamo ad approfondire un lato del rap estremamente sperimentale, contaminato da una serie di generi che rendono unico questo tipo di ascolto. Classe ’89, per gli amici Barrington DeVaughn Hendricks, ma per i fan Peggy, nel corso dei suoi quindici anni di carriera ha cacciato fuori un bel quantitativo di dischi, anche con altri pseudonimi – Devon Hendryx – o interi album in collaborazione con altri artisti – Danny Brown in primis.

A un anno e mezzo dal live al Circolo Magnolia di Segrate, lo ritroviamo all’Alcatraz di Milano per un concerto che ha già i presupposti per dimostrare che cosa ascoltano i ragazzi oggi, quella che si muove all’interno della Gen-Z e che accarezza anche la Gen-Alpha: è musica che molto difficilmente si trova in rotazione nelle radio nazionali, forse trovabile in qualche programma molto specializzato.

La venue

Poco più di duemila persone si sono riversate nella venue di via Valtellina, con i fan pronti per fare quel giusto casino per l’intera durata del concerto: per non parlare della grande somiglianza del suo live agli showcase alla Ye al Forum di Assago. Ossia tante situazioni di buio totale, solo JPEGMafia sul palco, luci soffuse dalla parte posteriore e tanto, tantissimo fumo artificiale. Anche a premiare la gioia dei nostri amici fotografi.

Il primo live completo in Europa

Yo, what’s up? I am JPEG-motherfuckin’-Mafia and I’ll be performing a couple of songs for ya, if that’s okay for you.

JPEGMafia all’ingresso sul palco, in controluce

Tutto uno show unico di JPEGMafia, niente e nessun altro sul palco, nemmeno un DJ. Lui e il suo microfono, luci e fumo. Forse uno dei concerti più essenziali che abbia mai visto. Il rap più crudo, politico, che già parte con “Jesus Forgive Me, I Am a Thot” da “All My Heroes Are Cornballs”.

Alla seconda tappa del tour europeo che promuove il suo ultimo album, “I Lay Down My Life for You”, capolavoro dell’anno appena trascorso, è la prima con scaletta “completa”. La sera precedente, a Berlino, ci sono stati diciassette feriti, di cui sei ricoveri, dovuti a dello spray al peperoncino spruzzato a caso addosso al pubblico: ovviamente concerto interrotto e l’Huxley Neue Welt evacuato.

Non c’è stato brano in cui i fan non abbiano cantato, nonostante un rap veloce, skit che comprendono anche sample della sua stessa voce. Uno meta-spettacolo questo pubblico. Per non parlare dei mosh-pit che si creano, tra i più grossi che abbia mai notato all’interno dell’Alcatraz, che occupano quasi tutto lo spazio dalle barriere di sicurezza sottopalco al mixer del front of house.

La cover di “Call Me Maybe” è qualcosa di apparentemente a caso: una canzone che ricordiamo tenera e innocente, ma in realtà è stata una scelta appartenuta al rapper dei tempi di Devon Hendryx, intorno al 2013. Versione molto più cupa, lo-fi e lunga più di sei minuti, ma qui presentata urlata, estremizzata, con una tonnellata di autotune.

Mosh-pit a valanga e al buio

I hate when niggas be stressin’ ‘bout what you be doin’

More than they worry ‘bout they own shit

I hate when these bitches be beggin’ your boy for some cash

And then turn around and say, “Eat the rich”

They get mad when niggas do it for themselves ‘cause they parents is still chippin’ in

Oh, you mad? Your bitch play follow the leader after you unfollowed your bitch, huh

JPEGMafia – I Scream This in the Mirror Before I Interact with Anyone (2024)

Con “Sin miedo” e “I Scream This in the Mirror Before I Interact with Anyone”, ecco scatenarsi il pubblico, pezzi clamorosi, due versioni diverse – a livello musicale – dello stesso rapper: il primo molto distorto, contaminato dalla EDM, mentre il secondo molto più acustico, con quell’ostinato in ottavi del ride di una batteria.

Per non parlare dei pezzi tratti da “Scaring the Hoes”, come anticipato in precedenza, il disco realizzato a quattro mani con Danny Brown. Da “Steppa Pig” a “Garbage Pale Kids”. Come fece Danny ai Magazzini Generali lo scorso 3 giugno 2024.

Tirando un po’ le somme

Fuori dall’Alcatraz becco un mio collega di POLI.RADIO, Tancredi Pezzoni, grandissimo appassionato di JPEGMafia e di Danny Brown, che riassume – a mio parere – una serata del genere:

Questo live, così come quello di Danny Brown visto l’estate scorsa, mi hanno lasciato la stessa impressione: cioè che la musica internazionale è viva e sta cacciando fuori delle cose veramente bellissime. Ma non solo: c’è anche la risposta del pubblico italiano, tanto entusiasta, a discapito di quello che inquadrano le più note classifiche italiane, assai istanti da questo tipo di musica. Negli Stati Uniti entrano in classifica anche artisti più simili a Peggy o che, magari, hanno anche collaborato con lui.

Occhio che lo ribecchiamo tra non molto, in apertura del concerto dei Linkin Park il 24 giugno 2025, durante gli I-Days all’Ippodromo La Maura di Milano.

Clicca qui per vedere le foto di JPEGMafia all’Alcatraz di Milano (o scorri la gallery qui sotto).

JPEGMAFIA – La scaletta del concerto all’Alcatraz di Milano

Jesus Forgive Me, I Am a Thot
Lean Beef Patty
Hazard Duty Pay!
Bald!
Call Me Maybe
Sin miedo
I Scream This in the Mirror Before I Interact with Anyone
Don’t Rely on Other Men
1539 N. Calvert
Real Nega
What Kind of Rappin’ Is This?
Steppa Pig
Garbage Pale Kids
God Loves You
Scaring the Hoes
Jpegultra!
New Black History
Exmilitary
Vulgar Display of Power
Baby I’m Bleeding
Rainbow Six
Either On or Off the DrugsIt’s Dark and Hell Is Hot

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