Articolo e foto di Giulia Manfieri
14 giugno. Tra qualche goccia di pioggia, le immancabili zanzare e un fiume di gente al Circolo Magnolia questa sera va in scena il Circo Zen. Prima di prendersi una pausa dai palchi, la band pisana The Zen Circus ha deciso di portare ancora una volta in giro per tutta Italia le sue canzoni al ritmo di “Canta che ti passa”, ultimo singolo che dà anche il titolo a questo tour estivo.
Il sipario cala “col botto” e sulle note de La terza guerra mondiale, title-track dell’omonimo album pubblicato nel 2016, Appino e compagni – Ufo, il Maestro Pellegrini e Karim Qqqru – si schierano sul palco, pronti a farci ballare, urlare, cantare, emozionare. La band, reduce dalla partecipazione a Sanremo con il brano L’amore è una dittatura, ha da poco festeggiato due importanti anniversari (i vent’anni di carriera e i dieci di Andate tutti affanculo) con una grande festa: un live sold-out al Paladozza di Bologna.
Le premesse della festa di questa sera al Magnolia non sembrano da meno e il pubblico – transgenerazionale come raramente mi è capitato di vedere ad un concerto – accoglie con entusiasmo e un emozionante (ed emozionato) sing-along, il secondo brano in scaletta, Catene e quello successivo, Non voglio ballare. Io di ballare ne avrei voglia eccome, ma aspetto di posare nello zaino la macchina fotografica e di andare in mezzo a loro.
Il ritmo del concerto è serrato fin dal suo inizio e raggiunge un’esplosione nell’urlo di Andate tutti affanculo: una canzone, una filosofia, un grido di sfogo e un approccio vincente e spontaneo alla vita e alla musica. La naturalezza dei gesti e l’amore per quello che si sta facendo trasuda da ogni nota, ogni espressione, ogni parola che gli Zen regalano ad un pubblico che risponde con nient’altro che amore.
Ci sono gli amici che si urlano i versi delle canzoni in faccia – quasi fossero degli inni -, le mamme che ballano scatenate con a seguito figli e figlie e gli innamorati che si abbracciano e si baciano (sempre e rigorosamente tutti attorno a me, è una maledizione), ma per fortuna arriva Canta che ti passa e al grido di “Mi dispiace, oggi mi state tutti sul cazzo/In realtà non siete voi/Ma sono io” ritorno – catartizzata – in pace con il mondo. Secondo me gli Zen Circus hanno una frase per ognuno di noi, per ogni momento della giornata o persino della vita.
Rimango, ancora una volta, ipnotizzata di fronte alla complessità del pezzo sanremese L’amore è una dittatura. “Una canzone d’amore che non parla di amore, una canzone politica che non parla di politica” nelle parole della band. Una canzone che tratta di tanti temi importanti e attuali, ma che dal vivo – in questo contesto – non ha dato l’impressione di avere lo stesso appeal sul pubblico dei brani storici della band, inclusi quelli riservati per l’encore finale.
L’anima non conta, Fino a spaccarti due o tre denti, L’egoista e Viva chiudono la tenda del Circo Zen, portando a termine un concerto coinvolgente, divertente ed estremamente coerente, fatto di bella musica, sudore e passione.
Gli Zen Circus sono da sempre lontani dalle etichette, ma forse oggi sono tra i pochi a potersi ancora avvicinare al termine più inflazionato ma allo stesso tempo misterioso di tutti: l’indie. Sì, gli Zen sono una bandiera per la musica indipendente italiana, quella vera: sono rock, sono viscerali, sono incazzati, sono quelli che hanno fatto la gavetta e sono quelli che si presentano a Sanremo – il paradiso della canzone radiofonica, pop e costruita – con un pezzo senza un ritornello, perchè a loro va bene così. E pure a noi.
Clicca qui per vedere le foto di The Zen Circus a Milano (o sfoglia la gallery qui sotto).
THE ZEN CIRCUS – La setlist del concerto di Milano
La terza guerra mondiale
Catene
Vent’anni
Non voglio ballare
Il fuoco in una stanza
Andate tutti affanculo
Ilenia
La teoria delle stringhe
Pisa merda
I qualunquisti
Canta che ti passa
Sono umano
Ragazzo eroe
Ragazza eroina
Figlio di puttana
L’amore è una dittatura
Nati per subire
Encore
L’anima non conta
Fino a spaccarti due o tre denti
L’egoista
Viva