Articolo concerto Milano di Serena Lotti | Foto concerto Milano di Davide Merli
Foto concerto Bologna di Roberto Finizio
Lenny Kravitz is back. Prima di salire sul palco del Forum di Assago l’artista americano ha anticipato l’attesissimo concerto milanese presenziando a party esclusivi e super chic alla corte degli esponenti più rappresentativi del jet set e della moda del nostro paese. Sono state le storie su Instagram a creare uno degli hype meglio riusciti. Con la parola d’ordine Que divertida noche di Wanda Nara che ha pubblicato sui social delle foto scattate con suo marito Mauro Icardi e Lenny abbiamo tutti sognato di andare a braccetto del rocker più figo e cool della musica e posare davanti agli obiettivi caldissimi dei fotografi. Chi segue Lenny Kravitz dai suoi esordi sa che negli anni il rappporto tra lui e l’arte è famelico per non dire totalmente bulimico. Designer, filmaker, attore, modello, musicista, imprenditore, produttore, l’artista in questi anni non si è mai fermato e ha trovato anche il tempo di consegnarci un altro significativo album dalla forte natura groove e che potremmo definire l’ennesima summary di tutti gli stili all’interno dei quali nella sua lunghissima carriera è passato, trasformando ogni volta la sua proposta musicale, rendendola sempre unica ma sempre riconoscibile al tempo stesso.
Il polistrumentista full of testerone neworkese è arrivato per presentare Raise Vibration, la sua undicesima fatica in studio pubblicata a settembre 2018 al pubblico di un Forum strapieno e colmo di grandi aspettative. E stasera nessun potrà dire che è stato lesinato un elegante quanto ambiguo taste of design su larga scala.
Quello che vedo è un gigantesco ovale che a me ricorda immediatamente la vulva iconica della locandina di Nymphomaniac di Lars Von Trier, ma potrei sbagliarmi e quella che vedo stagliarsi a fondo Forum potrebbe non essere altro che una parentesi che funzionava bene nell’economia del layout generale. Senza scomodare Freud.
Le luci si spegnono e lui appare nel baricentro di questa immensa simil vagina stilizzata, illuminato da luci incredibili e con un wall paper di piccoli rettangoli che creano un caldissimo effetto ottico da lounge bar. Con un’entrata maestosa e degna di un divo a 360 gradi il black rocker si presenta con l’immancabile occhiale a specchio, la giacca di pelle, consueta collanazza tamarra e adorabili rasta che negli anni 90 conquistarono i nostri cuori. Immancabile posa virile e maschissima e pronto a far vibrare con veemenza qualsiasi cosa respiri dentro questo palazzetto attacca con un’autentica e roboante sferzata di energia soul funk, We Can Get It All Together, supportato da coreografie di luci pazzesche e un pubblico già in visibilio.
Per Lenny mescolare la sua autentica natura black e roots con quella del divo rock un pò maledetto è un’urgenza che non si è mai sopita e stasera ce lo ha ricordato subito con una presenza scenica incredibile e magnetica, e non solo grazie al physique du role. E questo pezzo non è che un welcoming ben confezionato dentro questo dictat. Da sempre è stato difficile per critici e giornalisti incasellarlo in uno stile definito e netto, Lenny dispensa groove finchè c’è respiro attraverso una classica impronta stilistica di un sound che pesca a piene mani negli anni ’70 ma con un’attitudine primariamente soul/funk.
Ma se l’idea è quella di raccontarsi in un questo ultimo lavoro non si può dimenticare di quanto peso abbiano lasciato i pezzi storici: è quindi il momento di attaccare con la bomba funky groove Fly Away e un’acidissima Dig In che eseguirà on the stage scendendo dal triangolo tentatore.
Ad infiammare ancora di più il pubblico le esecuzioni senza soluzione di continuità dell’attesissima American Woman che sul finale andrà in overlapping coi riff di una versione omaggio tutta jazz raggae di Get Up, Stand Up con una sezione di fiati in stato di grazia che ci regaleranno incredibili jam e assoli lunghissimi.
Un concerto con poche parole e tanta musica e si continua così con le grandi greatist hits come Fields of Joy tratto dallo stupendo Mama Said e Freedom Train, brano storico estratto da Let Love Rule.
Un Lenny Kravitz caldissimo, rovente che irradia testosterone come un idrante e andiamo così, carichi di serotonina a buon mercato, sul brano super dinamico e dall’anima elettronica e retromoderna di Who Really Are the Monsters? tratto dall’ultimo album, con una lunghissima parte strumentale che manda in visibilio tutto il Forum.
Arriva Low con i suoi vigorosi giri armonici, le sue ritmiche suadenti e le dinamiche sensuali e andiamo sul ricordo di Michael Jackson e con cara grazia di Lenny che si mette a dispensare messaggi di peace & love, di unione e di lotta contro ogni forma di discriminazione.
Ancora le mani sui grandi brani iconici come e la sognante e meravigliosa I Belong to You e l’acidissima e funkettona Mr. Cab Driver e tutto il Forum è un’unica, tremolante onda danzante.
Una chiusura senza respiro con Are You Gonna Go My Way e Let Love Rule con i bassi infoucati di Gail Ann Dorsey e le rasoiate di Craig Ross.
Lenny Kravitz ci ha regalato uno spettacolo pirotecnico, appassionato, rapendoci con la sua filosofia della contaminazione piena di messaggio d’amore e fratellanza, affiancato da una band affiatata e cazzutissima accompagnandoci in un viaggio vorticoso tra stili diversissimi passando dal soul degli anni Sessanta e Settanta, dal funk e dal blues, dal pop all’elettronica, con un sound potentissimo ed eccezionalmente d’impatto e coinvolgente.
Caldo, caldissimo, infuocato. Un live che è filato dritto come un rasoio affilatissimo con un crescendo incredibile sul finale con una spinta di autentico, purissimo e raffinato rock come non si sentiva da un pò. Un groove funk accompagnato da momenti solistici importanti e necessari, urgenti e sinceri che ci hanno fatto letteralmente andare gambe all’aria.
Lenny Kravitz non delude. Lui non ha mai abbandonato la sua anima black roots e rhythm & blues e stasera ha confezionato con noi uno spettacolo colorato e coinvolgente sparando la sua chitarra al massimo sia sulle ballads più hot sia sui brani più sporchi ed electro funk.
Il concerto si avvia alla sua fine e non mi stupirei di vedere uno dei tanti migliaia di alpini arrivati a Milano per la grande adunata del 2019 salire sul palco e gridare “100 anni di coraggioso impegno!!” mutuando magari il motto in un meglio kravitziano “30 anni di coraggioso groove!!” ma questo non avviene. Certo gli Alpini e Lenny Kravitz sembrano quando di più antitetico possa esistere al mondo eppure non è cosi. Lenny come loro ama e rispetta la natura e l’ambiente, promuove la solidarietà e il legame con il territorio, lotta per superare generi e razze, abbraccia il pacifismo e supporta i progetti sociali.
Se qualcuno lo ha avesse detto a Lenny sono certa che il live sarebbe finito il modo diverso con un mash up di cori alpini e rock americano tanto assurdo quanto straordinariamente avanguardistico.
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LENNY KRAVITZ – La setlist del concerto di Milano
We Can Get It All Together
Fly Away
Dig In
Bring It On
American Woman (cover dei The Who)
Get Up, Stand Up (cover dei The Wailers)
Fields of Joy
Freedom Train
Who Really Are the Monsters?
Stillness of Heart
It Ain’t Over ‘Til It’s Over
Can’t Get You Off My Mind
Low
I Belong to You
Mr. Cab Driver
Bank Robber Man
Where Are We Runnin’?
Are You Gonna Go My Way
Love Revolution
Here to Love
Let Love Rule
Again
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