Queer Beauties è il primo disco di Lyre, artista milanese che più che un disco sembra un mondo a sè, fatto di strane creature, demoni e nubi elettriche. Lyre è il progetto di Serena Brindidsi, già attrice e performer in Italia e Regno Unito, ora anche tra i nomi più interessanti della scena elettronica indipendente, nonchè esempio raro in Italia di una sensibilità musicale di respiro internazionale. Tra i suoi riferimenti troviamo James Blake, Portishead, Massive Attack, Nick Cave, ma anche FKA Twigs e Arca. Queer Beauties nasce dopo una lunghissima gestazione, e vede finalmente la luce dopo un anno, questo complicato 2020, e ne è inconsapevolmente un ritratto abbastanza veritiero e tormentato.
Quattro brani ossessivi, compulsivi, disturbanti. Un mondo oscuro che ci va venire nostalgia delle serate elettroniche nei capannoni ai confini del mondo urbano, che ci porta in questo mondo personalissimo e riconoscibile di Lyre, regina delle sue queer beauties. La cosa che più stupisce di questo piccolo capolavoro, è come sia totalmente sconnesso da ogni scena, contesto, riferimento, uguale solo a sè stessa Lyre è un’enigmatica creatura elettrica che ha ha preferito lavorare con il produttore Giuliano Pascoe (dei più modesti Clio and Maurice e Pashmak…) dopo aver ascoltato gli arrangiamenti di Dan Brown (Massive Attack, Karin Park) sui suoi brani. Le idee chiare, un mondo in cui non tutti possono entrare.
Un’ottima prima prova che dimostra una maturità artistica e una sicurezza non indifferente. La colonna sonora di un Alice nel paese delle meraviglie diretto da Lars Von Trier.
