Recensioni

FOALS – What Went Down

2015, Transgressive/Warner Bros.

Intensità e “fuzzy guitars”: il nuovo lavoro dei Foals è il picco del gruppo inglese che punta ad affermarsi ai vertici della scena rock britannica.

Ecco i Foals dopo “Holy Fire” (uscito nel febbraio 2013) con “What Went Down”, quarto album della band di Oxford. Interamente registrato in Provenza dal gruppo che vanta 2 NME Awards e un Q Awards, oltre che due nominations per il Mercury Prize nel 2010 e nel 2013.

Yannis Philippakis (voce e chitarra) e compagni hanno “presentato” il nuovo album con il singolo “What Went Down” il 16 giugno. Un pezzo intenso che già viene considerato una delle migliori uscite nell’ambito rock dell’anno. Intensa, appunto, diretta come pochi altri pezzi della band, solo nella chiusura di “Inhaler”, brano dell’album “Holy Fire”, i Foals hanno toccato questi picchi.

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In “Snake Oil”, traccia 6, Philippakis si riallaccia proprio a “What Went Down” con chitarre distorte ed energia. A seguire “Night Swimmers”, una canzone come altre della band, ma fino al minuto 2:30, quando il riff di chitarra e il “drum beat” rendono ballabile il pezzo: funzionerà sicuramente dal vivo.

“Mountain at my Gates” è il secondo singolo e anche la seconda traccia di “What Went Down”. “Oh, gimme some time/Show me the foothold from which I can climb/Yeah, when I feel low you show me a signpost for where I should go”. Un classico pezzo in stile Foals e che rappresenta uno dei migliori momenti di questo LP con un’eccellente chiusura in salendo.

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La parte finale dell’album parte con “London Thunder”, intima, oscura, quasi solitaria. “Why must I wait in line for what is mine?” si chiede Philippakis in “Lonely Hunter”, ricordando che “the love is a gun in your hand” portando ancora più malinconia.

“What Went Down” potrebbe essere considerato il salto di qualità dei Foals, forse anche il loro primissimo 1° posto nella chart britannica. Ora la band è pronta per suonare da headliner in uno dei festival più importanti del Regno Unito la prossima estate e salire nei piani alti del rock britannico.

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