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I 5 brani preferiti di SCALENO

Esce giovedì 7 marzo 2024 su tutte le piattaforme digitali il singolo di debutto del progetto Scaleno, un brano sfacciatamente autobiografico dal titolo “Crescere” che segue alcune pubblicazioni informali e un percorso live già avviato, con la complicità dei musicisti Luca Cotroneo alla chitarra e Davide Vaglia alla batteria.

“Crescere” parla di quando Scaleno aveva vent’anni: è una canzone che cerca di capire cosa ci serve per uscire dagli schemi di pensiero più tossici della nostra società, che ci legano alla tristezza e alla frustrazione. Per citarlo direttamente, in quel periodo Scaleno era un piccolo maiale, con idee bizzarre, confuse e distorte sulla donna — e, in generale, sulla vita.

Crescere” una canzone che si alterna tra una strofa intima, dalle sonorità oniriche, e un ritornello liberatorio e potente.

E per conoscerlo, come sempre, gli abbiamo chiesto quali fossero i suoi 5 brani preferiti, ed ecco com’è andata.

Una canzone ambientalista, nata nei tempi in cui Bertoli cantava nel Canzoniere nazionale del vento rosso e poi diventata uno dei più begli inni ambientalisti della musica italiana. Ho scelto in particolare questa canzone di Bertoli, ma amo tutta la sua musica e tutto il suo personaggio: le sue canzoni per me sono potenzialmente un unico magma di gioia, ottimismo, impegno politico e forza.

Ricordo di aver letto una volta che secondo Bob Dylan la voce di Johnny Cash gli sembrava “provenire dal centro della Terra” — probabilmente la voce di Bertoli è la cosa più simile che abbiamo mai avuto da noi.

Quando ero adolescente ero fissato con questa canzone e ricordo che su Facebook c’era addirittura un gruppo di fissati come me — si chiamava tipo “Baba O’ Riley è la più bella canzone di sempre.”

Forse lo è? A volte gli amori musicali giovanili invecchiano male, ma questo ancora oggi risplende di una luce unica. Una canzone sull’adolescenza che anche da adulti ti emoziona senza essere stucchevole — cosa più unica che rara — e una composizione semplicemente geniale: il contrasto tra la trama fittissima del synth iniziale, che permea tutta la canzone, con gli accordi ampi e potenti di chitarra crea uno spazio sonoro perfetto.

Non mi è mai piaciuto l’atteggiamento da chi disdegna i grandi classici solo perché piacciono a tutti. Imagine, senza idolatrare John Lennon, è ancora oggi un esempio perfetto di canzone politica, a più di cinquant’anni di distanza da quando è stata scritta.

Come disse proprio Lennon: “Anti-religiosa, anti-nazionalistica, anti-convenzionale, anti-capitalista, ma poiché coperta di zucchero, la canzone viene accettata. Adesso capisco come bisogna fare: dare i propri messaggi politici insieme a un po’ di miele.” 

Sfruttato, deriso, calpestato, odiato. Sfruttato, disgregato, picchiato, sottomesso. Sfruttato, dimagrito, declassato, derubato.

Una canzone commovente e acuta scritta da un autore di cui ci si è appropriati spesso a sproposito, che come nessuno in Italia ha saputo unire la critica sociale all’inquietudine personale. E con una voce pazzesca. 

Non ti ricordi del Teatro degli orrori? Io senza dubbio sì. Il momento in cui ho sentito questa canzone me lo ricordo ancora: avevo una quindicina d’anni ed ero sul divano di casa che guardavo Rock TV quando all’improvviso è partita questa bomba. Mi pare che di quel periodo di musica italiana abbiamo conservato cose forse più giuste o fighettine, ma meno interessanti — sono convinto che potrebbero anche essere ricevuti meglio da un grande pubblico. Questa canzone, come dice un mio caro amico, ti strappa la pelle di dosso. Una canzone su Ken-Saro Wiwa, un grande poeta e un grande uomo, con il suo coraggio più forte della sua paura della morte — oggi avremmo bisogno di più canzoni così, mannaggia: furiosa, profonda, anticolonialista. Ero un giovane sfigatino e non sono mai riuscito ad andare a un concerto del Teatro, ma se facessero una reunion mi ci precipiterei anche su una gamba sola.

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