È alle battute finali (terminerà il 17 febbraio) la campagna di Crowdfunding lanciata al fine di sostenere il nuovo progetto di Gianni Maroccolo, che ha deciso di condividere le trascrizioni delle sue parti di basso di 100 brani della sua carriera dai Litfiba, passando da CCCP Fedeli alla Linea, C.S.I., P.G.R, Marlene Kuntz, Claudio Rocchi e molti altri, giungendo fino a oggi.
Il Sonatore di Basso sarà un libro di pregio, in grande formato e illustrato con annotazioni, informazioni aggiuntive e indicazioni. A impreziosirlo una prefazione-preludio di Telmo Pievani.
Oltre a questo, seguendo il filo dei brani selezionati, verrà pubblicato Memorie di un Sonatore di Basso, un libro di 100 racconti scritti interamente da Gianni Maroccolo tramite i quali ripercorrere la sua carriera e la loro storia attraverso aneddoti, riflessioni, cronache personali. Conterrà una prefazione-prologo dello scrittore Sacha Naspini e una postfazione di Giuseppe Pionca, autore del Maroccolario, che già conosci.
Infine, disponibile solo in occasione della campagna di Crowdfunding, il cofanetto Flight Case in edizione limitata numerata e autografata che contiene, oltre ai due libri, un fascicolo con le trascrizioni di ulteriori 20 brani e il digital download di Corda, una raccolta di nuovi brani inediti di Gianni Maroccolo.
Ad affiancarlo in questo scrupoloso lavoro Mur Rouge, autore dell’omonimo canale Youtube nel quale attraverso video tutorial sviscera la tecnica bassistica di Gianni, e l’illustratore Lionello Nardon che ha realizzato le copertine e tutti gli apparati grafici.
Oltre ad altri dettagli su questi libri puoi scoprire altre ricompense esclusive su www.libriaparte.it/crowdfunding/
Il contributo di tutti sarà fondamentale per sostenere i costi di produzione.
L’invito è a unirsi e diventare co-produttori di Il Sonatore di Basso!
Alcune condivisioni di Marok ad accompagnare il progetto.
Un sogno lungo 50 anni: “Il Sonatore di Basso”
La musica non è solo il mio mestiere: è la mia vita. Non avrei mai immaginato di diventare un musicista, né che questa passione mi avrebbe permesso di vivere dignitosamente. È accaduto senza che me ne rendessi conto; tra Desaparecido e 17RE compresi che la vita e la musica avevano scelto per me. Così è stato anche per il basso, strumento che suono da 50 anni!
Da ragazzo strimpellavo la chitarra, ma per caso mi trovai a dover suonare il basso a un saggio scolastico. Da quel giorno siamo diventati un “tutt’uno” percorrendo un viaggio di note, composizioni, collaborazioni, concerti, dischi e produzioni. Un percorso denso di esperienze condiviso con chi si è appassionato alla mia musica e ai miei giri di basso. Ho iniziato da autodidatta, cercando di riprodurre a orecchio le parti musicali che ascoltavo. Poi ho studiato: scale, diteggiature, dinamiche, uso del plettro, pizzicato, corde e timbri.
Negli anni ’70 ho esplorato il contrabbasso e studiato i rudimenti di armonia e composizione. In quel periodo ascoltavo di tutto, scoprii Battiato, il krautrock, Zappa. Rimasi talmente affascinato dal suono che decisi di frequentare il corso sperimentale di fonologia e musica elettronica al conservatorio. Prima della nascita dei Litfiba, suonavo ovunque, alla ricerca di un gruppo a cui unirmi e, dopo tanto girovagare e vari esperimenti, mi ritrovai insieme ad Antonio Aiazzi e Francesco Calamai nella cantina di Ghigo Renzulli. Da quel giorno la mia vita è cambiata.
Il basso: strumento speciale
È uno strumento unico. Poco appariscente e spesso poco riconoscibile, racchiude però infinite potenzialità creative e sonore. Ha un carattere affine al mio: riservato, discreto, pulsante. È diventato il “mezzo” ideale per esprimermi e condividere quello che Ferretti chiama “il piacere della musica”.
Un veicolo per trasmettere emozioni, esplorare, per connettersi con gli altri. Non mi considero un grande bassista, né tantomeno un virtuoso. Vivo il basso come un generatore di suoni: lo strumento che traduce le mie suggestioni in musica e che, proprio per questo, ho sempre suonato e manipolato in modo poco ortodosso.
Da bassista a “s(u)onatore di basso”
Credo che il basso elettrico sia destinato a scomparire nel corso del tempo, come accaduto ad altri strumenti cordofoni. Pur attratto dalle mutazioni e dall’evoluzione del suono e degli strumenti musicali, continuo ad amare questo pezzo di legno elettrificato per il suo carattere unico, che mi ha reso ciò che sono. Sorprende e imbarazza ricevere tanto affetto, attestati di stima e complimenti.
Ma ammetto che è anche emozionante, soprattutto per uno che ha scelto di restare lontano dai riflettori. La musica, almeno per me, è una cosa seria.
Grazie di cuore a tutti.
Hugs,
Marok / Il Sonatore di Basso