Il Circolo Arci Bellezza di Milano è uno storico circolo di zona Ripamonti / Porta Romana (più precisamente: via Giovanni Bellezza, 16/A, 20136 Milano), che ormai è diventato un punto di riferimento della città per gli eventi di musica live, dove si respira un’aria creativa, in grado di accogliere istanze culturali, venti di cambiamento e tendenze, catalizzatore di idee, portavoce di una cultura che nasce dal basso ed espressione di una aggregazione sociale davvero rara.
Tra gli artisti che hanno calcato il palco di Arci Bellezza nelle ultime stagioni contiamo: Bianca Casady (Cocorosie), John De Leo, Davide Toffolo, EDDA, Dimartino, GUS (Alt-J), Kaki King, Dutch Nazari, Anna von Hausswolf, Colapesce & Baronciani, Calibro 35…
Noi abbiamo avuto il piacere di parlare con Alberto Molteni, direttore artistico del locale, che ci ha concesso tantissimo tempo e spazio. Con lui abbiamo parlato della crisi dei locali medi, di come funzionano le cose lì e di futuro.
A cosa può essere dovuta, secondo voi, la crisi dei locali medi a Milano? E in cosa si è distinto il Bellezza tanto da resistere in questa categoria?
La crisi dei locali medi (e medio-piccoli) è generata sicuramente da una serie di fattori diversi tra loro, endogeni ed esogeni rispetto ai club stessi. Da un lato è tangibile e molto attuale l’aumento dei costi fissi – legati ad esempio per le venue ai consumi e al personale fisso/occasionale, per gli artisti a logistica e contrattualistica – che rendono la realizzazione di un evento sempre più costoso e talvolta al limite della sua stessa realizzazione. Negli ultimi anni le variazioni alle normative di riferimento, associate in generale ad un maggior controllo (sulla sicurezza e sulla capacità massima dei locali, per esempio) sono stati elementi che hanno fisiologicamente aumentato i costi e gli investimenti delle strutture. Inoltre, la crisi economica degli ultimi anni ha toccato non solo chi “fa” i concerti, ma soprattutto chi li vive: il costo dei biglietti è aumentato, negli stadi e palazzetti i grandi nomi musicali propongono sempre di più (seguendo una tendenza presente anche nel mondo indipendente) proposte uniche, esperienziali ed immersive (pensiamo a “Marrageddon”, per dire un nome) e le persone si trovano ad “immobilizzare” (magari con 1 anno di anticipo) cifre piuttosto elevate, che sarebbero in alternativa state spalmate, fino a qualche anno fa, su una decina di serate con artisti in club medi o medio-piccoli. Un altro fattore riguarda sicuramente l’attuale natura della filiera musicale: oggi molti artisti e progetti nascono (in maniera più o meno genuina), per esplodere in breve tempo grazie ad attività di management, collaborazioni, ascolti sulle piattaforme di streaming online. Questo è un processo più da talent (nel senso di oggetto che attrae un’attenzione di un pubblico). Tutti passaggi in cui, in un certo senso, manca o non è comunque coinvolta come è sempre stato quella “gavetta” che strutturalmente veniva fatta all’interno dei live club (il cui circuito su territorio nazionale è sempre più povero – e qui si alimenta il circolo vizioso). Si ha sempre più difficoltà ad allestire un evento, anche per le agenzie di booking, che sono ormai pressoché impossibilitate a concepire un tour di successo su territorio nazionale per un artista. Milano, Torino, Bologna e Roma, ad esempio, sono un’isola “felice” (o meno triste) in questo senso, ma la carenza di spazi e artistica inizia ad essere evidente ovunque. Un ultimo fattore importante da includere in questo ragionamento è infine la diversificazione e la competitività tra luoghi della cultura: oggi i “locali” sono posti molto ibridi e fluidi, diversificati per accontentare tutti; mentre fino a qualche anno fa avevamo tutti un punto di riferimento, un “posto del cuore” dove trovare con certezza, ogni sera, una proposta affine ai nostri gusti. Il Circolo Arci Bellezza ci prova ogni sera, in controtendenza e in maniera un po’ testarda e un po’ resistente per sua natura, costruendo la sua programmazione su dei “filoni” che ritornano, un programma che in qualche modo le persone possano conoscere già a inizio stagione. Arci Bellezza vuole essere in maniera forte un luogo dove tutti, ogni mese, ogni settimana, sanno di poter trovare una proposta artistica e culturale adatta anche a loro.
Chi decide la programmazione al Bellezza?
Arci Bellezza è luogo storico e magico per come continua anche oggi a mantenere la sua natura di associazione (che nasce quasi 50 anni fa nello spazio comunale di Via Bellezza 16/A a Milano) e si occupa di organizzare le proprie iniziative grazie anche alle tante collaborazioni e ai partner che a me piace definire “dal basso”, distinguendoli per il loro carattere estremamente genuino e “vero”. In particolare, per l’attività di concerti e spettacoli chi se ne occupa sono io, Alberto Molteni, direttore artistico di Arci Bellezza e membro del direttivo dell’associazione Arci Bellezza APS da ormai diversi anni. All’interno dello stesso direttivo altre persone si occupano di corsi (quasi 20 con centinaia di iscritti attivi ogni anno), di progetti culturali, sociali e politici come, ad esempio, conferenze, cinema, presentazione di libri, oppure il camp estivo per bambini e ragazzi.
Eravate frequentatori del Bellezza anche prima? Vi ricordate qualche live o evento che avete vissuto in questi ambienti?
Personalmente il mio percorso qui è stato vario nel tempo e se ci penso negli ultimi dieci-e-passa anni trascorsi dalla prima volta che ho messo piede al Bellezza ho fatto tante diverse cose, con diverso spirito e continuità all’interno del circolo. Per anni sono stato infatti il dj della “Disco 70-80” (la serata danzante del pubblico più agé), ho aiutato ad organizzare qualche live (in maniera più discontinua nel tempo), mi sono occupato della comunicazione social, e così via. L’incontro con le persone di cui attualmente ho il piacere di essere collega all’interno del direttivo avevano già altri ruoli all’interno dell’associazione, quindi è stato più semplice ed è ancora più un piacere ricoprire il mio ruolo oggi. Sono sempre stato fortemente attratto da questo luogo per la sua natura e la sua estetica, i suoi valori e le sue attività, oltre che ovviamente per la storia che si respira chiaramente ogni volta che si entra qui dentro. Una parte del percorso musicale e culturale avviato ha preso di slancio il periodo della pandemia, ultima occasione sopravvivere: molti, troppi, spazi similari hanno chiuso o rischiato la chiusura (anche l’Arci Bellezza con loro, tra le difficoltà economiche e la concessione degli spazi), si sono da subito cavalcate la volontà e la necessità di rendere questo momento un’occasione di crescita. E così, fortunatamente, è stato. A livello di “live storici” ricordo con estremo piacere quello del 2017 di Willie Peyote spostato dal Carroponte, l’esibizione di Bianca Casady delle Cocorosie nel 2015, il grande e clamoroso sold-out di Colapesce e Baronciani con il loro “Concerto Disegnato” nel 2016. Tra le cose più divertenti fatte all’Arci Bellezza, inoltre, ricordo sicuramente alcune mie vecchie feste di compleanno con tanti amici a cena nella trattoria.
Le persone a Milano hanno ancora voglia di spendere soldi per concerti di artisti indipendenti o simili? Forse la nuova direzione di X-Factor e simili ha riportato l’attenzione sulla musica indipendente?
In generale direi di sì: le persone hanno ancora voglia di spendere soldi per concerti di artisti emergenti e ne abbiamo spesso la dimostrazione (per fortuna). Anche se con sempre maggior difficoltà, portiamo avanti il nostro lavoro di programmazione e promozione sperando di riuscire sempre ad esserci con la proposta giusta ogni giorno in città. Non è mai stato scontato, nemmeno adesso, che qualcuno venga a concerti di artisti che non conosce. Sicuramente X-Factor, fino a prova contraria, è un programma che si occupa di musica e questo non può che essere positivo per chi, come noi, si occupa anche di questo nella vita: significa che in televisione (per un pubblico sicuramente maggiore e “diverso” da quello che normalmente frequenta il circolo) c’è spazio per il nostro settore e per questo mondo. Dall’altro canto, va detto che si tratta di un format tanto musicale quanto televisivo, con tutte le sue conseguenze. Inoltre, purtroppo, se guardiamo alle esperienze di X-Factor ed agli artisti che da lì sono usciti arrivando “alla fine” raramente, in ormai quasi 20 anni di programma, si è sviluppato qualcosa di positivamente legato ai live club, men che meno se di piccola-media categoria. I personaggi che escono da questo format rimangono spesso più legati più al mondo televisivo, in moltissimi casi sono stati dimenticati, oppure sono cresciuti in maniera esponenziale facendo la loro parabola di crescita/decrescita strutturale in spazi diversi.
Quale potrebbe essere il problema della discografia italiana nel 2023?
Non mi occupo normalmente di discografia, ma posso provare ad osservare le cose per come le vedo dal mio punto di vista. Guardando in generale lo scenario musicale e comparando la situazione attuale con il passato, mi viene da dire che oggi il mondo musicale è costellato da tante hit che a loro volta “costruiscono” dei personaggi associati a questi brani, fermandosi anche lì. Queste hit, questi singoli, che probabilmente durano il tempo di una stagione, creano un continuo deperimento della realtà del disco/album. La discografia, diventata oggi perennemente digitale, oltre che centrata principalmente sui singoli, rischia forse di diventare quasi una vetrina da social media, una bolla di pura immagine, in balia di speculazioni basate su numeri che non hanno poi un vero riscontro (soprattutto rispetto alle presenze live) per gli artisti. Un altro problema vero è la mancanza di coerenza tra i brani registrati e le effettive qualità tecniche di un’esecuzione del brano stesso performata dai musicisti: vengono a mancare ormai i riferimenti di un tempo (ha meno senso fare dischi interi, stamparli e portarli in giro) e dunque, focalizzandosi sui singoli, si alimenta un ulteriore circolo vizioso, per cui viene meno la creazione di esperienze dal vivo, con dischi interi “suonabili” più e più volte nei live club.
Quale potrebbe essere invece il futuro di Arci Bellezza?
Io credo che per Arci Bellezza abbia tutte le caratteristiche per continuare a lungo sul suo percorso che va musicalmente in due direzioni: la prima di “palestra” e occasione per la musica indipendente minore, gli emergenti, le band magari “al primo giro” ma già in grado di esprimere qualità live con anche un po’ di seguito sul territorio; la seconda di “residenza”, avendo Arci Bellezza finalmente le qualità tecniche, artistiche ed estetiche per ospitare nomi rilevanti, magari con residenze artistiche di più giorni che possano regalare ai fan momenti dal vivo più intimi, un po’ come succede all’estero e diversamente dalla tendenza italiana che porta a voler spingere verso location talvolta completamente sovradimensionate.