Musica

#FFB427: intervista a GIALLO

Disponibile da venerdì 10 novembre “#FFB427“, l’album d’esordio di Giallo, fuori per CITRO.

“#FFB427” è l’inizio di un percorso, non ha grafiche o foto elaborate. Questo album rappresenta Giallo per chi è, brano dopo brano l’artista si mette a nudo e decide di presentarsi al mondo esattamente senza fronzoli o costruzioni.

I Beatles sono una fonte di ispirazione per il tuo album “#FFB427”, è possibile notarlo dai molteplici riferimenti: dalla copertina ispirata a White Album alle numerose influenze musicali. Come mai questa scelta e perché proprio i Beatles?
Parto col dire che sono cresciuto un po’ a pane e Beatles: i miei genitori sono grandi amanti della musica e a casa, per quanto esistesse già il cd quando sono nato, non sono mai mancati tantissimi vinili di ogni genere e periodo. Tra questi vi erano ovviamente quelli dei Beatles, che erano tra i miei preferiti e li ascoltavo davvero fino a consumarli.
Crescendo e approfondendo di più la loro storia, sono rimasto affascinato da come siano stati i primi a sperimentare e fondere influenze e generi musicali, osare nell’utilizzo di innovazioni tecnologiche creando proprio un nuovo modo di fare pop. Per me è incredibile come la loro influenza sia ancora enormemente presente in tantissima musica odierna. 

Un’altra passione dichiarata è quella per il giallo, ripreso nel tuo nome d’arte e nel titolo del tuo primo album. Come mai hai scelto questo colore? Cosa esprime secondo te e cosa ti ricorda associandolo a dei momenti passati?
Sembrerà incredibile, ma prima di tutto “Giallo” è la crasi del mio nome, le prime tre lettere di GIAcomo e le ultime tre di pisaneLLO. Per questo, quando un giorno un mio caro amico me lo ha fatto notare, l’ho sentito subito come una seconda pelle.
In più, il giallo è sempre stato il mio colore preferito sin da bambino, credo sia stato il mio inconscio: avete presente le mantelline impermeabili gialle, i cappellini da pescatore e tutti quegli indumenti che ormai fanno tanto vintage? Ecco, per mia madre erano un must di abbigliamento negli anni 90. Tutto rigorosamente giallo. Non so dirvi se fosse un bene o un male, ad oggi sospetto volesse ottenere l’effetto “semaforo” per non perdermi quando mi portava a passeggiare per Lecce, ma certamente questo colore è ormai parte della mia vita.
Per quanto riguarda il nome dell’album, le cose si semplificano, essendo brani che parlano del mio vissuto, del mio percorso di crescita e del mio rapporto con l’amore, sia verso gli altri sia verso me stesso, ho sentito come fondamentale intitolarlo con il codice colore che riporta al mio giallo, a quel colore che sento mio, alla mia esatta sfumatura. Ecco svelato anche il motivo per la quale le copertine dei singoli sono bianche, omaggio al mio primo amore musicale: i Beatles. Per poi arrivare al disco, che invece si colora del mio giallo, a rappresentare la mia dimensione artistica, l’essermi (ri)trovato.

Precedentemente hai affermato: ““Ad oggi non so se riscriverei questo album, lo trovo molto dispersivo, ma in quel momento stavo emergendo a me stesso, lo sentivo come un bisogno viscerale, brano dopo brano. La verità è che questo album mi ha aiutato a conoscermi, ho buttato fuori tutto senza pensarci e poi mi sono scoperto.” Questa affermazione si collega al concetto dietro il tuo brano Nietzsche nel quale citi la Teoria dell’Eterno Ritorno. Come definiresti Giallo prima di #FFB427 e dopo #FFB427?
Giallo prima di #FFB427 era un Giacomo più perso e disorientato, meno consapevole e meno sicuro di sé, che aveva paura a mostrare agli altri e persino a sé stesso chi era veramente. La musica è sempre stato il mio scudo per mostrarmi all’altezza, ma senza davvero aprirmi al 100% e mettermi a nudo. Ai tempi cercavo sempre la perfezione, anche nelle canzoni.
Quando ho scritto questi brani invece non mi interessava più l’apparenza: non mi interessava ricercare la perfezione, non mi interessava apparire “figo” o accattivante. Nel momento in cui mi sono reso conto che stavo iniziando a tirare fuori qualcosa di me stesso che avevo sempre represso, l’unica cosa che mi interessava era continuare a cercare la mia verità. È stato un flusso che mi ha rapito, volevo tirare tutto fuori e finalmente farci pace. Fare pace con me stesso. Oggi sono sicuramente più consapevole di chi sono, me ne frego molto di più di cosa pensano gli altri. Questo album è stata la mia salvezza. Nel frattempo sono cambiate un sacco di cose, mi sono trasferito a Milano e ho fatto già nuova musica che non vedo l’ora di farvi ascoltare. Ma una cosa è certa: rifarei tutto di nuovo.

In Windows XP racconti le tue difficoltà nell’avere relazioni umane, mostrando il tuo lato introverso e timido. La tua professione, però, richiede grandi capacità comunicative e disinvoltura. Come cerchi di conciliare questo lato di te con le necessità dell’industria musicale?
Inizio col dire che mi è sempre piaciuto definirmi un “finto timido”, perché ho sempre avuto tanta difficoltà nel buttarmi, nel creare un contatto iniziale, ma superato questo scoglio non smetto più di parlare: questo sicuramente rende i rapporti lavorativi molto più semplici di quelli al di fuori di questo contesto, proprio perché questo limite iniziale spesso riesco a superarlo grazie alle circostanze. In generale però nell’ultimo anno, dopo aver scritto questo album ed essermi trasferito a Milano, sto cercando di superare questa timidezza iniziale scoprendo con stupore che spesso è molto più bello di quanto mi aspettassi.

Nel 2023 esce il tuo primo album #FFB427, mentre nel 2023 fondi il collettivo CITRO. Il cedro è di color giallo e il riferimento diventa un elemento costante in ogni tuo progetto. Quali saranno le novità dietro il progetto CITRO rispetto al tuo progetto da solista?
Il concetto di CITRO è proprio come avete detto voi, un richiamo agli agrumi, al mio giallo. Se non si fosse capito dai miei brani sono un grandissimo amante dei giochi di parole e delle freddure, CITRO nasce proprio da questa mia tendenza a giocare con parole e concetti, ma tra uno scherzo e l’altro mi sono anche reso conto di quanto per me gli artisti, la musica e le canzoni siano un po’ come gli agrumi, ognuno di noi è un piccolo seme, ma ha un’immensa responsabilità nella creazione di qualcosa, ogni artista, ogni canzone fa parte di un ecosistema. Questo per me è fondamentale, poiché il mio progetto continuerà a fare parte di questo collettivo, continueremo a giocare con le parole, a cercare significati nascosti, a collaborare con artisti e professionisti dell’industria, ma soprattutto, continueremo a seminare nuova musica, creando la nostra foresta. 

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