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Reportage Live

Tutti i nostri GIORNI FELICI da abbracciare nella rabbia e nel dolore. LA RAPPRESENTANTE DI LISTA arriva al Fabrique

Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina tornano a Milano il 13 novembre e in uno spettacolo ben strutturato e costruito, quello del tour di Giorni Felici, confermano di aver fatto un disco con l’idea di farci sentire tutti un pó più in colpa quando non siamo noi stessi. E ci dicono di lasciare andare e accettare anche il brutto. Nel frattempo preparano le date internazionali.

La Rappresentante di Lista in concerto al Fabrique
La Rappresentante di Lista in concerto al Fabrique di Milano foto di Andrea Ripamonti per www.rockon.it

Articolo di Marzia Picciano | Foto di Andrea Ripamonti

Quando arrivo al Fabrique mercoledi sera, questo pruriginoso 13 novembre, per la tappa milanese de La Rappresentante Di Lista, ho la coscienza di aver passato l’intera giornata a incazzarmi e farmi esasperare le sinapsi da continue urgenze caotiche nelle quattro pareti della stanza dell’ufficio a poche decine di metri dalla sala concerti. Il terrore di vedere rovinata l’intera serata é dietro l’angolo, e invece no, ecco Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina che si confermano essere il viatico migliore per lasciare andare – in linea teorica tutto.

Con l’unico sprazzo da ribellina che mi concedo (un quanto meno improbabile rossetto blu sulle labbra) mi destreggio nella folla assolutamente composita che costituisce la fan-base dei LRDL e mi compiaccio per la diversità: giovani si, ma anche giovanissimi e anche i genitori. Resiste qualche brillantino che ancora richiama MyMamma e l’estasi arcobaleno di questo riuscitissimo lavoro di qualche anno fa, quello che ha proiettato di fatto LRDL nell’iperuranio musicale italiano, eppure é chiaro che se siamo qui, oggi, é per sentire il loro nuovo disco e tutto quello che e discende.

La Rappresentante di Lista in concerto al Fabrique di Milano foto di Andrea Ripamonti per www.rockon.it

Un passo alla volta. Ne abbiamo parlato con Veronica e Dario in un’intervista di qualche settimana fa: c’é discontinuità, in tutto, parole opere o missioni. Non mistificavano in nessun modo quando ci dicevano: é il nostro album più vicino a noi. E ieri ne ho avuto prova. Giorni Felici, live, é la cosa più vicina all’essenza di LRDL che conosciamo.

Il primo lungo set si svolge sotto l’aura di un gonfiabile a forma di bocca, con tanto di rossetto, dal sorriso rovinato, quasi isterico. Green Day, Blink, dove siete? La band e gli strumenti confermano: andiamo a punkeggiare. Ma anche: andiamo a dire quanto siamo blu. Che sia un momento riflessivo lo si intuisce dalla scelta della cantautrice (anche lei siciliana) scelta per aprire questo tour, Martina Cirri. Chitarra e malinconica consapevolezza. Anni ’90, duemila. Quanto eravamo felici e infelici al tempo stesso in quegli anni?

Nell’incertezza che caratterizza ogni fine di secolo o millennio, o cambio epocale, crescere e maturare in quello span di anni in cui tutto sembra (purtroppo) possibile lascia dentro una rabbia, una voglia di mandare tutto all’aria o di chiuderci e non uscire più (e qui confermo dopo averla ascoltata live: Ho Smesso Di Uscire é il pezzo che spiega e canta davvero questo disco). Guardarci indietro, buttare un occhio su quello che eravamo e stavamo vivendo smuove una frenesia nostalgica di un parco giochi di possibilità che alla fine dei conti forse era meglio non abbandonare. Ce lo dicono Karaoke, il riff di Baby Baila e la scurissima Countdown. É molto difficile essere felici oggi, in questi giorni, in questo Mondo, é quello che LRDL pare suggerirci. Meglio tornare con la testa a ció che c’era prima, no?

Martina Cirri in concerto al Fabrique di Milano foto di Andrea Ripamonti per www.rockon.it

LRDL ci parlano di distruzione più di quanto facciano quotidianamente tutti i telegiornali di questo Paese (e nell’intermezzo li sentiamo). Parlano della distruzione che ci attanaglia in un vuoto che ci portiamo inesorabilmente dietro. Giorni Felici, nella feroce ironia che emana questo titolo del loro ultimo disco, puó sembrare un contenitore di suoni e sensazioni di un’infanzia passata negli anni ’90, o meglio prova a ricostruire il suono di fine secolo, tra Fat Boy Slim, echi vascorossiani, grunge rock dal sapore anglosassone, in realtà vuole trasmettere il suono dell’inquietudine odierna e ce se ne rende conto solo dal vivo.

Nel fare tutto questo, Veronica e Dario mantengono l’aurea artistica che li contraddistingue da sempre ma cambiano setting, e mise. Da che li avevo biondissimi e in-tailleurati attaccati a un pianofore a coda bianco su cui campeggiava la scritta All You Need Is Love me li ritrovo nel concept style più motorbike, occhiali da soli scuri, pantaloni cargo del passaggio a i primi 2000 – giuro che se chiudo gli occhi riesco a vedere le zeppe della Fornarina e quelle orribili maglie giro ombelico della Onyx – invece no, l’abito di scena é interscambiabile. All’inizio Dario si presenta con un abito lungo mentre Veronica sfreccia come su un immaginario skate, poi cambio, entrambi rimangono quasi in mutande tra un set e l’altro, come a dire: qui si parla di me e di te che siamo esattamente la stessa persona, alla fine. Giorni Felici é ancora più autentico dal vivo.

La Rappresentante di Lista in concerto al Fabrique di Milano foto di Andrea Ripamonti per www.rockon.it

Lo stesso vale anche per il repertorio di accompagnamento. Nei loro giorni felici, i due preferiscono i toni intimistici su Questo Corpo, prediligono i bassi e arrangiamenti acustici e più lenti, portano i pezzi più personali di MyMamma e Go Go Diva (prendete Giovane Femmina) e prediligono le ballad/preghiere di Bu Bu Sad come Guardateci Tutti e l’ipnotica filastrocca di Siamo Ospiti, e dove si scatenano é su mood che vedono Veronica saltare da una parte all’altra del palco.

Persino Ciao Ciao riesce a trovare una propria posizione in questo languore fatto musica che poi non e’ altro che la visione dei due su quello che ci aspetta, e no, come mi dicevano sempre nell’intervista, non stona. Anzi non stona niente rispetto alla versione glitterata a cui ci stavamo abituando. LRDL sono ancora combattentissimi, ma con una nota struggente addosso, più sognatrice forse e magari anche un tantino dolcemente rassegnata. Come non percepirla nella versione di Resistere cantata quasi sui gradini della porta, ovvero del palco, faccia a faccia con il pubblico, a inizio del secondo set, gambe ciondoloni?

La verità che trapela dalle parole (affaticate dalle corse sul palco, ma anche un pó emotivamente rotte) di Veronica che ci invita alla fine di questo viaggio all’interno de LRDL a non confondere felicità con allegria, e ad abbracciare la profonda tristezza che la felicità stessa contiene, insieme alla sofferenza e alla rabbia, é che oggi come oggi siamo molto poco disposti davvero a soffrire, arrabbiarci, essere tristi, tanto da dover scomodare analisti e psichiatri a ricordarci che va benissimo non essere ok. No, noi, generazioni attuali, di qualsiasi forma ed età, non accettiamo di stare male, anche stiamo bene. Lo dice chi al primo accenno di raucedine é in grado di fare escalation allo studio ovale dell’antibiotico senza passare neanche dal via. Perché lo facciamo? Perché, ammettiamolo, stare male é uno schifo, e soprattutto ci butta giù, apre dei baratri in noi, ci costringe a vedere chi siamo. Quante persone conosciamo che davanti a una nostra sensibilità accesa hanno semplicemente chiuso gli occhi e deciso di non guardare più cercando altri orizzonti? Come hanno fatto a fare a meno della loro naturale predisposizione all’empatia?

La Rappresentante di Lista in concerto al Fabrique di Milano foto di Andrea Ripamonti per www.rockon.it

Ed é qui che perdiamo, perché non riusciamo a cadere a pezzi da un pó eppure considerarci più forte del piacere, riconoscerci nell’amore. Come Veronica e Dario riescono a volteggiare mentre cantano uno dei pezzi che più mi ha accompagnato in quella strana fase di transizone tra Roma – casa – Milano agli albori della ricaduta invernale del Covid, lo capisco e lo invidio, e vado subito con il pensiero a quando tutto ció accadeva e ascoltare Alieno nelle cuffie, nella mia testa, mi faceva sentire un pó meno sola e incompresa. Non capirei altrimenti come Veronica riesca a catalizzare completamente la mia attenzione alla fine, nel classico gran finale, in quella poesia cantata, la nenia personale di quando tutto é perduto che altri non é Mina Vagante, e quasi a farmi sentire in colpa per voler, come faccio e facciamo tutti da sempre, per umana inclinazione, barare, non soffrire, passare alla puntata successiva, allo sviluppo della nostra vita che a un certo punto deve avvenire – e invece no, perche voliamo come bombe sulle case che abbiamo sognato.

In breve, uno spettacolo da vedere (idealmente anche all’estero, dove a breve porteranno i loro Happy Days) anche solo per questa chiusura, che un pó allevia la furia cieca che al contrario sembrava guidarmi fino alle porte del Fabrique, e che ora invece mi indica i giorni felici, dovunque essi siano.

Clicca qui per vedere le foto del La Rappresentate di Lista al Fabrique di Milano (o scorri la gallery qui sotto).

La Rappresentante di Lista

La Rappresentante Di Lista – Scaletta del concerto di Milano

La Città Addosso
Je Ne T’Aime Pas Toujours
Paradiso
Giorni Felici
Parole D’Amore
Giovane Femmina
Ho Smesso Di Uscire
Countdown
Karaoke
Questo Corpo
Guardateci Tutti
Maledetta Tenerezza
Baby Baila
Ciao Ciao
Intermezzo
Resistere
Amare
Mondo
Alieno
Cattivo
Encore
Siamo Ospiti
Mina Vagante

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Dall’Adriatico centrale (quello forte e gentile), trapiantata a Milano passando per anni di casa spirituale, a Roma. Di giorno mi occupo di relazioni e istituzioni, la sera dormo poco, nel frattempo ascolto un sacco di musica. Da fan scatenata della trasparenza a tutti i costi, ho accettato da tempo il fatto di essere prolissa, chiacchierona e soprattutto una pessima interprete della sintassi italiana. Se potessi sposerei Bill Murray.

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