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Reportage Live

Thrice, Coheed and Cambria e Touché Amoré: tripletta di cuore e qualità

Thrice all'Estragon di Bologna

Foto di Luca Ortolani | Articolo di Umberto Scaramozzino

Di questi tempi viviamo il paradosso di essere divisi tra una moltitudine di concerti che si accavallano, dato che si stanno ancora recuperando due anni di sospensioni, e la cancellazione di molti tour a causa dell’insostenibilità economica. Questo vuol dire che se in una sera sola hai la possibilità di vedere non una, non due, ma bene tre band di indiscutibile valore, devi essere matto a pensare di mancare. Accade a Bologna, il 28 ottobre, quando a susseguirsi sul palco dell’Estragon ci sono Touché Amoré, Coheed and Cambria e Thrice.

Touché Amoré in concerto all’Estragon di Bologna foto di Luca Ortolani per www.rockon.it

Le porte aprono alle 20, i Touché Amoré iniziano alle 20.20 e sembra che tutti i possessori di biglietto si siano preoccupati di arrivare in quella ristretta finestra temporale. Sono finiti i tempi in cui i gruppi spalla si snobbavano, eh? Le buone vecchie leggi non scritte del rock, da infrangere sempre e comunque. Anche perché il gruppo californiano è uno degli act più interessanti del panorama post-hardore mondiale e lo dimostra fin da subito con “Come Heroine”, con Jeremy Bolm che urla come un dannato. Il 90% dei cantanti core-oriented, se urlasse così già dal primo brano, arriverebbe a malapena a venti minuti di concerto prima di iniziare a rantolare e trovare espedienti. Ma non Mr. Born, che può rifiatare solo quando il chitarrista Nick Steinhardt si prende carico di sostuire gli ospiti illustri di “Lament” (2020) ai backing vocals: Julien Baker in “Reminders” e Andy Hull dei Manchester Orchestra in “Limelight”.

Un set perfetto, che trova il suo apice nella cripticha “~” e nella smisurata reazione di un fan nelle prime file, che, oltre ad esercitare una concitata blasfemia, inizia a sbracciarsi urlando un “grazie” liberatorio che racchiude tutta la visceralità dei Touché Amoré. Che inizio di serata, eh?

Il cambio palco è rapido e l’Estragon accoglie con un boato i Coheed and Cambria. I territori musicali cambiano con decisione: pur restando un background emo, il post-hardore e lo screamo lasciano il posto all’alternative metal, sospeso tra progressive e venature punk. Eppure, anche se è difficile dire il perché, sembra che il fil rouge che unisce le due band – collegandole persino ai Thrice – non sia poi così sottile. Insomma, non sono solo le chitarre.

La folta chioma di Claudio Sanchez invade il palco, mentre lo sguardo viene magneticamente catturato dal batterista Josh Eppard, in particolare dalla sua maglietta degli Alkaline Trio e dalla sua esilarante mimica facciale. Nel momento stesso in cui la sua bacchetta tocca per la prima volta il charlie, il suo volto trasmuta in quello di un ragazzino che sale per la prima volta sulle montagne russe. E che bella sensazione.

Coheed And Cambria in concerto all’Estragon di Bologna foto di Luca Ortolani per www.rockon.it

“The Dark Sentencer” ci introduce nel ricchissimo e variegato mondo dei Coheed and Cambria, per il quale esistono due porte d’accesso: quella musicale e quella narrativa. Quasi ogni lavoro in studio del combo newyorkese (“The Color Before the Sun” del 2015 ne è l’unica eccezione) ha una controparte sci-fi che nasce dalla penna del suo frontman e prende vita tra le pagine di libri e fumetti della saga “The Amory Wars”. Una mitologia che i testi delle canzoni non riuscivano a contenere ed esaurire, ma che dal vivo fa respirare tutta

la magnificenza dell’esplosione creativa che si nasconde dietro la facciata del gruppo metal. Senti la musica, vedi la performance energica e coinvolgente, ma più di tutto percepisci le avventure che pulsano sotto quei brani.

Claudio Sanchez mostra tutto il suo repertorio di virtuosismi, tanto alla voce quanto alle chitarre. Passa dalla sua chitarra a doppio manico alla necessità di averne una sospesa su un’asta come fosse un microfono, da imbracciare in alternativa a quella che porta dietro la schiena, come l’arma intergalattica di uno che suoi tanti personaggi.

Il tempo è tiranno e “Window of the Waking Mind” è il congedo dei Coheed and Cambria, dopo poco più di un’ora di concerto. Il pubblico non è sazio, ma per fortuna mancano i co-headliner. Tocca ai Thrice l’onorevole compito di mettere il sigillo a questa serata e per farlo assemblano una scaletta che è oro colato per i fan. Dentro c’è un assaggio di tutto il mosaico musicale che hanno creato in oltre vent’anni di carriera. Tessera dopo tessera, si va dalle origini skate-punk ai pilastri del post-hardore, andando a toccare il rock sperimentale e il post-grunge con tale autorevolezza e credibilità da plasmare uno dei progetti musicali più solidi e apprezzati del giro.

Touché Amoré in concerto all’Estragon di Bologna foto di Luca Ortolani per www.rockon.it

Come per le altre due formazioni, oltre all’impatto sonoro, sono le doti canore del cantante l’arma segreta. Avete mai sentito dal vivo i Thrice? Se sì, sicuramente sarete rimasti colpiti dalla potenza e dal controllo di Dustin Kensrue. Ma se avete anche avuto la fortuna di sentirli più volte, negli anni, vi sarete accorti di come quella voce continui a migliorare. È come un ottimo whisky, che invecchia e forgia nel tempo alcune delle sue caratteristiche più pregiate. Quello che possiamo ascoltare oggi, sul palco dell’Estragon, è una delle migliori ugole della musica alternativa americana.

Una scaletta di pregio, dicevamo, e infatti quando parte “The Artist in the Ambulance” – autentico pezzo di storia post-hardcore – la risposta del pubblico riesce persino a eclissare quel monumentale miscuglio di “grazie” e imprecazioni del fan dei Touché Amoré, che ancora riecheggia per il club. La bolgia che accompagna il singolo title-track del disco del 2003 è la miccia per la destinazione che arriva poco dopo con la doppietta “Where Idols Once Stood” e “The Red Death”. Sono passati vent’anni dalla pubblicazione di “The Illusion of Safety” e la sua potenza, sprigionata da questi due brani, è ancora inaudita, intatta, perché custodita nei cuori di una generazione.

Ma i Thrice non sono una band che vive nel passato, dato che la loro produzione è sempre stata in grado di farli progredire e vivere saldamente in un presente granitico. Infatti tutti i pezzi di “Horizons / East” suonano benissimo, forse convincendo più dal vivo che su disco, nonostante qualche intoppo tecnico ne minacci il ritmo. Un ritmo altrimenti serrato, fino allo scioglimento sull’unica ballata della serata, nonché uno dei brani più belli di tutta la loro discografia: “Beyond the Pines”.

L’encore vanta “The Earth Will Shake”, l’unico brano estratto da “Vheissu”, che chiude in bellezza una tripletta di act unica nel suo genere, dove al connubio Thrice + Coheed and Cambria (che ha origine nel tour del 2002 e ha avuto vari sequel nel tempo) si è aggiunta la freschezza dei Touché Amoré. Tre band molto diverse, ma accomunate da una grande profondità di racconto, fittizio o personale che sia, e dalla necessità di differenziarsi ed emergere. Cuore e qualità, tutto ciò di cui la musica ha bisogno, oggi più che mai.

Clicca qui per vedere le foto del concerto dei Thrice, Coheed and Cambria e Touché Amoré a Bologna (o sfoglia la gallery qui sotto)

Thrice
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