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Reportage Live

THE VACCINES: la musica è un viaggio che non finisce. E che talvolta riparte da dove è iniziato

Sold out a Milano per l’unica data italiana del tour di una delle band più rappresentative del British Indie Rock. Una cavalcata essenziale attraverso le loro canzoni più belle, con un occhio di riguardo a quelle dell’ultimo album, con il quale hanno virato (fortunatamente) verso un ritorno alle origini

Articolo di Silvia Cravotta | Foto di Claudia Mazza

C’era aria di attesa, domenica 28 gennaio, ai Magazzini Generali di Milano. Attesa per il ritorno dei Vaccines in città, dove mancavano dal lontano 2016.

Attesa per sentire live le canzoni del loro nuovo album, Pick-up Full of Pink Carnations, il sesto in studio, uscito da appena due settimane. Attesa per vederli in formazione senza Freddie Cowan, co-fondatore e storico chitarrista, che l’anno scorso ha lasciato il gruppo per dirigersi verso altri lidi. E soprattutto attesa per la festa danzante che una musica come quella dei Vaccines non può non scatenare.

E i ragazzi non hanno deluso le aspettative.

Il rispetto degli orari è stato cronometrico, gran bella cosa. Alle otto, mentre il locale si cominciava a riempire, è scattato il momento dell’opening act, affidato alle australiane Teen Jesus and the Jean Teasers. Quattro giovani donne, estremamente a loro agio sul palco e capaci di una bellissima interazione col pubblico, un rock graffiante e pulito di ispirazione Riot Girrrls. Sul palco hanno portato le canzoni del loro album d’esordio, I Love You, uscito alla fine dell’anno scorso. E in cambio hanno ricevuto un’ottima accoglienza. Sono uscite chiacchierando col pubblico e aiutando a smontare gli attrezzi per lasciare il posto agli headliner. Grandissime.

Donne puntuali, uomini altrettanto. Con i Magazzini ormai al completo, con un pubblico come prevedibile mediamente giovane per una band nata nel 2010 ma con più teste argentate di quanto ci si potesse aspettare, non c’è da attendere per vedere iniziare il concerto. Appena pochi minuti dopo le nove, sulle note di Live and Let Die, i quattro fanno il loro ingresso sulla scena, dove microfoni e tastiere sono decorati da garofani colorati. Quello stesso fiore che, in versione esclusivamente pink, compare sulla copertina del nuovo album, quel “pick up pieno di garofani rosa”, che riprende un verso di American Pie di Don Mc Lean e segna il nuovo corso della band londinese, in purissimo Vaccines Style.

Sembrano passati secoli dalle sperimentazioni elettroniche di Back in the Love City, e invece sono appena due anni. Sembra ieri che i Vaccines si svelavano al mondo con il loro pop rock tra anni ’60 e new wave, con ritornelli e chitarre che ti entrano in testa per non uscirne più, e invece sono già passati undici anni. In questo arco di tempo sono successe un po’ di cose ma il viaggio non si è mai interrotto, passando dagli studi londinesi a quelli americani, e ripartendo proprio da quel garofano rosa, che rappresenta positività e rinascita dopo l’addio di un membro storico. E infatti i Vaccines sono tornati e sono quelli del loro album d’esordio, il pluripremiato What Did You Expect from the Vaccines?. Tanto che su 20 canzoni in scaletta, 5 sono prese da qui, 6 quelle dal nuovo album. Il resto pesca nel mezzo.

Canzone nuova, influenze vintage per Love to Walk Away, scelta per aprire il concerto. Justin, Árni, Timothy e Yoann salgono sul palco, attesi e acclamatissimi tra fischi e grida di entusiasmo. Con loro Matt Hitt, che dall’anno scorso li accompagna in tour con tastiere e chitarra. Il mood danzereccio del pubblico prende il volo quando la band attacca Wreckin’ Bar (Ra Ra Ra), quasi un coro da stadio, impossibile da non cantare tutti insieme, una sferzata di energia che fa subito vibrare i Magazzini. E vuoi non fare “uuuh” prima del ritornello di Your Love is My Favourite Band, delizioso e nostalgico salto nel sound anni Ottanta?

Sono solo le prime canzoni ma Justin è già protagonista con quella splendida sfacciataggine che fa molto British frontman. In versione simpatica, però, decisamente istrionica: strabuzza gli occhi, fa le pose, carica il pubblico, che corteggia a colpi di “grazi milli”, “we missed you” e “we love you, Milan”. E il parterre risponde come un adolescente innamorato, cantando e ballando con le braccia alzate come se non ci fosse un domani. Dalle prime file arriva anche un mazzo di fiori che Justin raccoglie dalle mani di una sua fan e aggiunge a quelli già presenti sul palco.

Post Break-Up Sex e il lentone Wetsuit ci riportano nell’universo Vaccines, con canzoni ritmate ma profonde, su temi che in fondo in fondo ci riguardano tutti, come la fine di un amore – nel primo caso – e la necessità di rischiare di sbagliare nella vita, nel secondo. Gli accordi veloci e il grattare degli strumenti di I Can’t Quit, compresa la chitarra imbracciata da Justin, rimettono in movimento gli arti inferiori del pubblico, mentre sulla bellissima Discount de Kooning (Last One Standing) le tastiere leggere accompagnano i riferimenti al pittore espressionista citato nel titolo e persino a Machiavelli. Dopo gli “uh uh uh” che non puoi non ululare in The Dreamer, la radiofonica Headphones Baby, allegro inno pop con ritornelli che si inseguono e si accavallano.

Il surf pop di Jump Off the Top ci proietta su una spiaggia californiana, mentre No Hope ci riporta indietro con un salto a colpi di schitarrate e un testo bello impegnativo. Per Handsome Justin imbraccia una chitarra bianca con cristalli, d’altronde stiamo parlando dell’importanza dell’aspetto esteriore nel mondo di oggi, e poi lancia la hit Heartbreak Kid, primo singolo del nuovo album, nonché singalong quasi obbligato, come Teenage Icon e l’euforico If You Wanna, che seguono. Il riff retrò di I Always Knew e All In White sono momenti sempre cantati ma decisamente più intimisti per tutti. All In White, con le sue luci bianche, è la chiusa perfetta prima degli encore, che saranno uno meglio dell’altro. A partire da Sometimes, I swear con il suo ritornello trascinante e perfetto (so già che resterà in testa fino alla mattina dopo) passando per Lunar Eclipse e le sue positive indie vibes a colpi di basso per chiudere con All My Friends Are Falling in Love, canzone che si canta tutti assieme con un magone indescrivibile. Forse è anche il fatto che il concerto è finito ma, anche se è passata solo un’ora e un quarto, i visi di chi comincia a lasciare il locale sono sereni e sorridenti. Effetto Vaccines, sicuramente.

Nota di chiusura: un mio carissimo amico definisce le chitarre dei Vaccines come “burro e salvia”, ovviamente nella sua ottica in senso negativo. Mi ci sono interrogata e sono giunta alla conclusione che burro e salvia sono un condimento elegante e delicato, che piace a molte persone. E questo non è necessariamente un male. Quindi lunga vita alle chitarre dei Vaccines!

Clicca qui per vedere le foto del concerto dei The Vaccines a Milano (o scorri la gallery qui sotto)

The Vaccines

THE VACCINES – La scaletta del concerto di Milano

Love to Walk Away
Wreckin’ Bar (Ra Ra Ra)
Your Love Is My Favourite Band
Post Break-Up Sex
Wetsuit
I Can’t Quit
Discount de Kooning (Last One Standing)
The Dreamer
Headphones Baby
Jump Off the Top
No Hope
Handsome
Heartbreak Kid
Teenage Icon
I Always Knew
If You Wanna
All in White

Encore:
Sometimes, I Swear
Lunar Eclipse
All My Friends Are Falling in Love

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