Connect with us

Hi, what are you looking for?

Reportage Live

SZIGET Festival 2023: l’isola della libertà ma anche l’isola dell’amore e della felicità.

Ore 23.30 martedì 8 agosto 2023

“Abbiamo il serbatoio pieno, mezzo pacchetto di sigarette, è buio e portiamo tutt’e due gli occhiali da sole”

La nostra partenza suona più o meno così.

Partiamo da Milano direzione Budapest, isola di Óbuda: Sziget!

È pomeriggio inoltrato del 9 agosto quando con uno zaino più grosso di me, la tenda in una mano e il materassino nell’altra attraverso il ponte K, dominato dall’insegna con il nome del festival. La strada per il check-in è costeggiata da bandiere di tutto il mondo con la scritta “benvenuti” nella lingua corrispondente. Qui ogni nazionalità, religione e orientamento sessuale sono i benvenuti.

Il ponte funge da collegamento fra la città e l’isola ma soprattutto, per una settimana all’anno, attraversarlo significa lasciarsi alle spalle le politiche sovraniste, le discriminazioni e i pregiudizi.

L’isola sul Danubio offre palchi e diversi spazi per la musica dal vivo ma anche un vero tendone da circo, un parco divertimenti, esibizioni itineranti, spettacoli teatrali, circensi, di danza contemporanea, attività sportive, drag queen, proiezioni di film, incontri e workshop a sostegno della comunità LGBTQ+, su temi sociali, questioni politiche e ambientali.

Giovedì 10 agosto, anno domini 2023, per gli Szitizens giorno 1

Al mio risveglio, ancora con un occhio chiuso, sbircio fuori dalla tenda e subito quello che vedo è un fiume di ragazzi di diverse età e nazionalità, carichi di zaini, borse, tende e sacchi a pelo tutti alla ricerca del posto perfetto dove stabilirsi per i prossimi giorni. Ovunque c’è gente che monta le tende, scruta il cielo per capire il giro del sole ed evitare di andare alla coque già dalle prime ore del mattino o più semplicemente sostituisce il cappuccino della colazione con qualche birretta.

La mattinata passa veloce e mentre folle di persone continuano ad arrivare, iniziano le prime attività che ci terranno compagnia ogni mattina. Corsi di yoga, incontri, laboratori di didgeridoo, arpa, percussioni, kalimba ma anche arti figurative che hanno uno spazio dedicato all’ Art Zone by Index.

Attraversando l’isola di Óbuda fra le migliaia di tende colorate spuntano palchi più piccoli che a malapena avevo notato la sera prima durante il mio primo giro di ricognizione. Il mio arrivo al Main Stage Dedicated to Dan è rallentato da performance di danza e di acrobati, di lezioni di ginnastica dolce e dalla proiezione di un film.

Nonostante le numerose distrazioni arrivo al palco principale, quest’anno inaugurato dall’esibizione dei Son Mieux.

Jeans, tessuti lamé e paillettes, i sette musicisti originari dei Paesi Bassi danno inizio alle danze. Le sonorità pop della band trasformano il Main Stage in una disco anni 70 e i loro balli diventano contagiosi.

I ritmi dello Sziget sono serrati e purtroppo spesso i live dei diversi palchi si sovrappongono.

Nei giorni precedenti mi sono preparata un programma dettagliatissimo di palchi e orari ma vediamo quanto tempo ci metterà a naufragare.

Prendo posto sotto l’immenso tendone da circo che ospita il palco del Master Card Free Dome appena in tempo per assistere all’ingresso dei Destroy Boys. L’esibizione della band punk rock californiana fondata da Alexia Roditis e Violet Mayugba è energia pura.

Alexia cambia timbro di voce durante ogni canzone mentre si scatena supportata dai suoi musicisti ma l’energia che producono deriva soprattutto dalla loro musica e infatti è grande il coinvolgimento anche nel parterre.

Il live dei Destroy Boys è una perfetta anticipazione del vigore e dell’intensità che i gruppi punk rock che si esibiranno sullo stesso palco.

A Giugno la band è stata ospite allo Slam Dunk di Bellaria-Igea Marina (qui l’articolo sulla seconda giornata del festival).

Foals

Al Main Stage arrivano i Foals. La band di Oxford vanta un organico di tutto rispetto: Jack Bevan alla batteria, Edwin Congreave alle tastiere e al sintetizzatore, Walter Gerves al basso e vere protagoniste della band le chitarre di Jimmy Smith e di Yannis Philippakis che dà anche voce alle canzoni del gruppo. Il math-rock mischiato all’indie e all’alternative rock dà luce a strutture complesse con le quali i Foals creano sapientemente brani di facile ascolto e soprattutto molto ballabili. Impossibile rimanere impassibili alla loro musica, l’entusiasmo fra il pubblico è altissimo tanto che Philippakis sull’ultimo brano, “WhatWentDown”, si concede un bagno di folla.

Ancora con i brani dei Foals nelle orecchie decido di aspettare sotto palco l’esibizione del prossimo artista con cui ho un conto in sospeso da qualche mese…

Sam, Sam, Sam è da quando mi hai dato buca al Fabrique che ti aspettavo!

Sam Fender accorda la chitarra circondato dai suoi musicisti, urla e parte la magia. Il pubblico si infiamma.

Il concerto è come me lo immaginavo: emozione, coinvolgimento, brani accompagnati dalla voce del pubblico e Sam con il suo faccino da bello e dannato della scuola ma che riesce a far girare la testa con l’intensità della sua voce e i suoi brani che ti abbracciano e a cui non si riesce a venire meno.

Sono tre gli ospiti che ho visto esibirsi in questa edizioni dello Sziget che mi aspetto di trovarli come headliner nelle prossime. Sam Fender è il primo.

Al FreeDome arrivano i Viagra Boys, quindi sarebbe imperdonabile non prendersi una pausa dalla line-up del Main Stage.

Sebastian Murphy, cantante e frontman della band, ostenta il physique du rôle a cui tutti i fan sono ormai abituati: petto nudo, pancia da birra ricoperta di tatuaggi e vita bassa dei pantaloni alla Homer Simpson. Balla e ancheggia sornione tra una birra e una sigaretta fino a rotolare stremato sul palco.

Se i Destroy Boys sono stati una scarica di energia i Viagra Boys sono un’esplosione.

La band svedese fa saltare tutto il parterre chiudendo il live con 10 minuti di “Research Chemicals”, una dimostrazione finale di tecnica e potenza con Oscar Carls indemoniato al sassofono e Henrik Höckert martellante al basso.

Ore 21,15 sul palco del Main Stage fanno l’ingresso gli headliner di questa prima giornata di festival.

Florence and the Machine e il pubblico è già in visibilio.

Solo pochi minuti dall’inizio del concerto e mi accorgo di assistere allo spettacolo di una creatura ultraterrena. Florence Welch non è umana, è una creatura meravigliosa scesa in mezzo a noi per allietarci.

Una grande estensione vocale sostenuta dai suoi musicisti che l’accompagnano in ogni brano.

A piedi nudi accompagna le sue canzoni con semplici passi di danza ma di grande effetto e soprattutto con grande naturalità. Ondeggia sul palco correndo da una parte all’altra, termina un brano in posizione plastica (per la gioia dei fotografi) e inizia il successivo saltellando.

Da sotto il palco inizia presto un controcanto, gioco a cui Florence si presta entusiasta dimostrando grande complicità con il suo pubblico.

Se doveste partecipare a un suo concerto scegliete di stare ben vicino alle transenne perché la dea dai capelli rossi potrebbe decidere di abbracciare proprio voi e cantare stringendo il vostro viso fra le mani.

Finisce il concerto e lei ringrazia commossa.
Lei, commossa. Noi allora cosa dovremmo fare?!

In contemporanea al live del Main, sparsi nell’isola ci sono tantissimi altri spettacoli ma io sono sicura di aver fatto la scelta giusta. Ognuno di noi almeno una volta nella vita dovrebbe assistere ad un concerto di Florence and the Machine.

La giornata sarebbe stata perfetta già così ma al Free Dome si esibisce Bonobo e io non ho nessuna intenzione di perdermelo.

Simon Green produttore e dj inglese (che si esibirà a Milano il 19 Ottobre ai Magazzini Generali), fonde la musica elettronica con una sezione strumentale fra cui il basso che suona personalmente. Di forte impatto la scelta di includere strumenti a fiato.

Dopo la giornata trascorsa, dopo mille salti, mille balli e mille canti questo è il momento di chiudere gli occhi e farsi trascinare dalla musica.

Arrivo nella mia tenda distrutta dall’adrenalina del primo giorno, dal correre avanti e indietro per ascoltare più concerti possibili e ancora canticchiando mi addormento sorridendo.

11 agosto, giorno 2

Il bello dello Sziget è passeggiare fra i palchi per scoprire nuovi gruppi o avere la possibilità di vedere dal vivo artisti che avevi solo sentito nominare o ascoltato nei dischi.

Il mio pomeriggio inizia al FreeDome che al mio arrivo è già gremito di persone.Sul palco batteria, tastiere, basso, consolle e un solo musicista: Youngr. Basi registrate che Youngr accompagna suonando gli strumenti a sua disposizione e trovo affascinante guardare come si destreggia con grande abilità. Tutte le persone attorno a me ballano divertite, sembra di essere in una sala da discoteca in piena notte e invece è l’ora in cui i connazionali del musicista stanno sorseggiando il tè.

Girovagando per l’isola fra le Living Statues (tra cui l’ italiano Giovanni Abis), un cavallo meccanico alto tre metri (della compagnia Paris Benarés: Chevâl diretto da Patrice Verquére) e diverse bande itineranti, mi sono imbattuta nei Tramhaus.

I cinque ragazzi di Rotterdam hanno richiamato sotto allo Europe Stage una folla sempre più numerosa grazie alle loro sonorità post-punk esibite in modo semplice ma con una grande disinvoltura di chi potrà scalare presto le posizioni nella line-up.

Poco lontano al Global Village ho scoperto la ricetta per il folk rock norvegese: si prendono una chitarra, un basso, una batteria, un sassofono e un violino, si mescolano con attenzione ed ecco a voi i Gangar. C’è chi assiste seduto, rilassato sul prato ma più persone si fanno prendere dalla musica e improvvisano balli folk.

Preannunciato da un video che lo riprende nel backstage, i maxischermi trasmettono il suo sguardo e il ghigno da moderno Beetlejuice. Yungblud fa il suo ingresso sul palco e da questo momento il live sarà tutto un correre da una parte all’altra, urla, un “fuckin” e “motherfucker” via l’altro. Sembra che inciti a buttarla giù quest’isola da quanto fa saltare il pubblico.

Chiede in prestito la telecamera ad un cameraman, vuole essere lui a riprendere il suo pubblico, si sta divertendo e dai sorrisi si vede che è felice di esibirsi su questo palco dove invita diversi fans a raggiungerlo per il gran finale. Qualcuno sicuramente avrà avuto difficoltà ad addormentarsi per tutta l’adrenalina prodotta.

Per me Yungblud è il secondo candidato a diventare headliner delle prossime edizioni. La recensione completa del suo concerto di marzo a Milano potete trovarla qui.

Finita l’esibizione una parte del pubblico si allontana dal palco ma un flusso di persone invece procede in senso opposto per avvicinarsi, prendere posto e aspettare gli Imagine Dragons.

Imagine Dragons

Dan Reynolds compare cantando “My Life” e nella penombra del palco lo raggiungono Wayne Sermon alla chitarra, il bassista Ben Mckee e Daniel Platzman prende posto alla batteria.

Come lo sparo di uno starter, un’esplosione di coriandoli segna l’inizio del live.

Tutta la zona del Main Stage è gremita da migliaia di persone per quello che è uno dei due momenti più attesi di questa edizione del Festival.

Un pubblico più che coinvolto, la commozione è palpabile e le canzoni vengono interpretate da tutti. È emozionante trovarsi in mezzo ad un pubblico così, percepisco le sensazioni di tutte le persone che mi circondano.

Il palco e il centro della scena sembrano essere tutte per Reynolds che non perde l’occasione per mostrare tutto il suo carisma (e come al solito anche i pettorali) ma l’impressionante muro di suono sprigionato dai suoi compagni fuga ogni dubbio sul ruolo di peso massimo che la band ricopre nell’attuale scena pop rock mondiale.

12 agosto, giorno 3

Le strade che portano ai palchi sono costeggiate da tantissimi espositori, non solo food – a prezzi non esattamente popolari – ma anche rivendite di vestiti, accessori steampunk, occhiali, sombreri, tatuaggi temporanei e non, tori meccanici, una gru da cui è possibile fare Bungee Jumping e la ruota panoramica che è diventata uno dei simboli del festival.

Attorno a me gruppi di amici vestiti rigorosamente uguale ma nelle maniere più disparate, gonnelline di paglia hawaiane, completi con le stampe di paperelle, fette di arance o simpatici avocado sorridenti e ancora travestimenti da babbo Natale e Sailor Moon con tanto di parrucche e diversi costumi gonfiabili da dinosauro o alieni.

Gustandomi la strana comunità di Szitizens arrivo al concerto dei Tv Girl al tendone del FreeDome.Il gruppo indie pop californiano fonde suoni leggeri a campionamenti elettronici e linee vocali delicate riportandoci a quel misto di allegria e nostalgia delle sere d’estate.

Non si dica che io non sia sempre pronta ad innamorarmi ma, mio malgrado, inizio ad abituarmi a dover lasciare i live prima della loro conclusione.

Il parterre del Main Stage è brulicante di ragazzi già visibilmente emozionati pronti a dimostrare il proprio affetto a Niall Horan.Tutto il live è una sorta di duetto fra il cantante e il suo pubblico a cui Niall lascia molto spazio coinvolgendolo in ogni brano. Il cantante irlandese è componente degli One Direction che omaggia con il brano della band “Story of my Life”.

Mi godo solo una mezz’oretta di questo spettacolo che ha richiamato la parte più giovane dell’isola e che devo lasciare per un appuntamento assolutamente imperdibile: al Global Village sta per esibirsi Vinicio Capossela.

La pedana del parterre si riempie in fretta e dopo pochi minuti ci accorgiamo di essere quasi tutti italiani.

Per tutta la durata del concerto cantiamo, balliamo, battiamo i piedi sulla pedana in legno fino a farla tremare e più trema e più noi picchiamo più forte.

A contribuire a questa atmosfera arrivano anche i quattro pupazzi giganti Congo Massa della compagnia francese Archibald Caramatran.

Capossela dedica “Dalla Parte del Torto”alla scrittrice Michela Murgia venuta a mancare solo due giorni prima. L’omaggio suscita grande commozione fra tutti a cui segue un lungo applauso.

Il cantautore presenta i musicisti che lo accompagnano: al contrabbasso di AndreaLaMacchia, alle chitarre di “Don”AntonioGramentierie di VictorHerreroe alla batteria un ospite d’eccezione, MircoMarianivoce degli Extraliscioche si sono esibiti qualche ora prima al LightStage.

Gli spettacoli di Vinicio sono sempre emozionanti ma incontrarlo su un palco straniero circondato da connazionali lo rende ancora più speciale.

I concerti di Vinicio si trasformano sempre in delle feste bellissime ma purtroppo si giunge alla fine del concerto. Nessuno di noi è pronto ad andare e, sostenuti dalla direttrice del palco che ci incita a insistere, a gran voce richiamiamo gli artisti.

Vinicio e i suoi musicisti tornano in postazione: “Grazie, non vorrei far tardare Guetta (avrebbe suonato di lì a pochi minuti al Mainstage). Suoniamo un pezzo di protezione, per abbracciarci, di protezione per Meloni e Orban” inizia “Ovunque Proteggi

Nulla da fare, all’estero il cuore italiano batte sempre un po’ più forte.

Con il sorriso sulle labbra mi dirigo verso il Main Stage e per raggiungerlo decido di passare sotto il tendone del FreeDome e lì accade il fuori programma. Sono già impegnati a suonare i Jungle By Night e rimango come folgorata. Il gruppo è originario dei Paesi Bassi e comprende sette elementi con un assortimento strumentale mozzafiato: un funk misto all’afrobeat e al jazz suonato con chitarra, batteria, basso e tastiera ma anche organo, sassofono, tromba, trombone, conga e djembe. Ballabili e assolutamente sensazionali.

Arriverò tardi da David Guetta ma anche l’inaspettato allo Sziget si trasforma in piacevoli scoperte.

Consolle al centro del palco circondato da maxi schermi che proiettano visual alternati dalle luci stroboscopiche. Chiunque si trovi al suo cospetto è lì per ballare e divertirsi, nessuno si tira indietro e le aspettative sono state ripagate.

La musica dance può piacere o no ma Guetta nel suo genere è un fuoriclasse e vale la pena assistere a un suo live.

13 agosto, giorno 4

Ormai giro tutta l’isola con la nonchalance di come passeggio nel quartiere dove sono cresciuta. Ho trovato i percorsi migliori fra un palco e l’altro e nel corso della giornata saluto i miei vicini di tenda che incontro sotto i palchi come se fossimo dirimpettai da una vita.

Al Maine si esibisce la band statunitense formata dai tre fratelli Met, Adam, Jack e Ryan: gli AJR, accompagnati dalla tromba di Arnetta Johnson.

Sono le 17.30, il caldo è ancora insistente ma Jack per tutta la durata del concerto indossa un cappello da aviatore con tanto di pellicciotto interno da cui difficilmente si separa durante i live.

La loro musica indie pop trasmette allegria, è una di quelle band che si vede che si sta divertendo. Jack canta e si scatena sul palco, anche quando imbraccia la chitarra le sue piroette non vengono meno. I musicisti scherzano fra di loro e dimostrano un grande affiatamento. Il loro entusiasmo risulta contagioso e io inizio a pensare che un solo Sziget all’anno sia troppo poco, ne abbiamo bisogno di più!

La band, ora in tour con gli Imagine Dragons come gruppo di apertura, a inizio mese si è esibita anche al Circo Massimo di Roma.

Mi concedo una piccola pausa per bere una birretta e incontrare gli amici, anche loro sparsi fra i diversi palchi e raccontarci velocemente i concerti a cui abbiamo appena assistito. Ed è lì che veniamo sorpresi da PTEBrassBand, banda di ottoni ungheresi che girano tutta l’isola, fino alle parti di camping più isolate, portando la loro esuberanza e allegria.

Ancora con la birra in mano mi dirigo puntuale al FreeDome dove sta per iniziare il live di BabyQueen. BellaLatham, cantautrice di origine sudafricana, dimostra una grande grinta. Si sposta sicura sul palco e già dalle prime canzoni coinvolge il pubblico per cui dimostra grande attaccamento.

Arlo Parks

Arlo Parks indossa una t-shirt che condanna il deforestamento, a ricordare il grande impegno che ha anche sui temi ambientali. La poetessa britannica ha portato sul palco del Main Stage tutti i sentimenti della sua musica. È come se ogni angolo dell’isola fosse riempito dalla delicatezza e dall’intensità della sua voce straordinaria.

Torno al Main Stage per i Mumford & Sons band inglese indie folk e headliner del quarto giorno.

Il palco ancora al buio viene risvegliato con “Babel” e da un’esplosione di luci e fumo.

La band capitanata da MarcusMumfordforse sarà tra le meno coinvolgenti a parole con il pubblico tra quelle viste sul Main Stage, ma è subito chiaro che non abbiano intenzione di risparmiarsi e che preferiscono lasciare che sia la propria musica l’unica “Guidinglight” della serata. Anche se Marcus si concede un vero bagno di folla correndo in mezzo al pubblico.

L’esibizione è impeccabile e i fiati e l’immancabile banjo supportano il cantante mentre alterna la batteria alla chitarra e Ted Dwane il contrabbasso al basso.

Il live si chiude con “I will wait” che il pubblico in coro sembra rivolgere direttamente alla band.

“Vi aspetteremo qui”.

Al Dome intanto è tutto pronto per una doppietta rock britannico di tutto rispetto. Iniziano i Nothing But Thieves, uno dei gruppi più attesi di questa giornata.

La band proveniente dall’Essex alterna pezzi dei precedenti 3 album a quelli di “DeadClubCity” il nuovo album uscito appena due mesi fa. Nel pubblico esplode l’entusiasmo all’inizio di ogni brano e la partecipazione è tale che il coro su “Sorry” sovrasta la voce di ConorMason.

La band non ha deluso le aspettative dei tantissimi accorsi ad assistere al loro concerto. Un pubblico in visibilio dal primo all’ultimo brano e io penso che si meriterebbero proprio un posto da headliner nelle prossime edizioni.

A seguire arrivano gli esplosivi Frank Carter & The Rattlesnakes, già ospiti nel 2019 sul Main Stage dello Sziget.

Questa volta il gruppo punk rock fondato dall’indemoniato frontman Frank Carter e dal chitarrista Dean Richardson incendia la folla sotto il tendone del Dome

Ancora prima di iniziare a cantare Carterè già in mezzo al pubblico. Si avvicina al microfono e subito rivela il suo passato come cantante hardcore, certe attitudini sono dure a morire (per fortuna!).

Si percepisce subito che si ha a che fare con un altro pazzo scatenato che gioca con la telecamera, incita il pogo e i musicisti martellano sui propri strumenti.

Insomma un concertino tranquillo tranquillo, l’ideale prima di andare a dormire.

14 agosto, giorno 5

Penultimo giorno, inizia a crescere l’ansia da fine festival e io ho deciso di godermela fino all’ultimo.

Oggi per me i concerti iniziano prima e alle 13.45 sono al LightStage per i Meganoidi.

Il concerto inizia e molti rimangono seduti, è lì che noto pacchi di biscotti che stanno sostituendo le classiche birrette, per molti è ora di colazione. Giusto il tempo di carburare e dopo pochi brani siamo tutti sotto il palco a ballare.

A fine concerto la band ringrazia il pubblico per l’amore di questi 25 anni insieme, ancora si stupisce per l’affetto che in tutti questi anni non è mai venuto meno.

A fine concerto i Meganoidi scendono dal palco per mischiarsi al pubblico, si prestano agli abbracci e alle foto ricordo. Ancora un po’ scossi dall’esecuzione di “ZetaReticoli”, ringraziamo la band e il cantante DavideDiMuzio, racconta di come sia stata scritta spontaneamente da un confronto tra i componenti della band e ci conforta dicendo come la commozione data dalla musica sia fondamentale.

Mi sposto al Main Stage dove si sta per esibire Lazza.Nelle edizioni passate gli unici italiani che si sono esibiti sul palco del Main Stage sono stati Jovanottinel 2006, e i Subsonicanel 2010. Dopo tredici anni JacopoLazzariniè il primo italiano a esibirsi sul palco principale dello Sziget.

Un’ora di live in cui ha proposto i suoi brani più conosciuti, fra cui “Cenere” con cui ha conquistato la seconda posizione al Festival di Sanremo.

Ha fatto saltare tutto il suo pubblico, in prevalenza italiani, con cui scherza e ringrazia sentito:

“Grazie, è incredibile, fino a poco tempo fa tutta questa gente non la facevo manco in Italia…”

Il concerto di Lazza finisce giusto in tempo per spostarmi al Dome per poter sentire TheAces,il quartetto indie-pop tutto al femminile. La band formata dalle sorelle Ramirez, Cristal alla voce e Alisaalla batteria e da McKennaPettyal basso e KatieHendersonalla chitarra.

Regalano un live ballabile con quel tipo di musica che ti fa scordare i pensieri, forse dovuto anche da come mostrino di divertirsi nel suonare insieme.

Nuovamente al Main Stage per il live di CarolinePolachek.La cantante accompagna i suoi brani con coreografie semplici ma quello che colpisce è l’intensità della sua voce. Sensuale nei movimenti dà prova delle sue capacità canore con l’esecuzione di vocalizzi in diversi brani.

La giornata di oggi vede la partecipazione di due headliners, il primo è l’atteso concerto di

Lorde.

La popstar neozelandese inizia a cantare nascosta dalla vista del pubblico, ma dal momento del suo ingresso al centro del palco regalerà un live sempre in movimento. Si sposta da una parte all’altra del palcoscenico, si avvicina al suo pubblico saltellando sulla passerella che si inserisce nel parterre e balla su tutti i brani che esegue. Regina indiscussa del palco, dà prova di saper intrattenere il suo pubblico. Unica pecca i musicisti seminascosti in secondo piano.

Durante l’esecuzione dell’ultimo brano “GreenLight”,Lorde viene raggiunta sul palco da Caroline Polachek. Le due cantanti duettano divertite dimostrando grande complicità, quello che si dice “un gran finale”.

Una scappata veloce al Global Village per vedere la fine dell’esibizione dell’OrchestreInternationalDuVetexorchestra esplosiva franco-belga, rappresentata da 15 componenti, principalmente ottoni, che suona musica balcanica, latina con influenze punk. Straordinari, bravissimi sul palco, impossibile non farsi trascinare dal loro ritmo.

Inganno il tempo prima dell’esibizione del secondo headliner al Dome per vedere AmylandAndTheSniffers.Dopo un pomeriggio all’insegna del pop del sano punk rock è proprio quello di cui ho bisogno. È la prima volta che li vedo suonare dal vivo ed è amore alla prima nota. Amyl è un animale da palco, o per meglio dire, da parterre: alla seconda canzone scavalca le transenne che separano il palco dal pubblico e senza farsi fermare da nessuno raggiunge il corridoio che divide la platea. Canta abbracciando i suoi fan, in equilibrio sulle transenne, ruba cappellini e sorride sincera. Quando è sul palco gioca irriverente con il ventilatore, mima atti pornografici con il microfono e dà prova della sua prestanza fisica in una serie di flessioni, il tutto accompagnato dai suoi musicisti che picchiano sugli strumenti senza perdere una sola nota.

Fra il pubblico chi non sta saltando è solo perchè è impegnato nel pogo.

Macklemore

Ancora saltellando mi sposto nuovamente al Main per quello che sarà forse il concerto più divertente del festival, Macklemore.

Il talento del rapper non si limita solo all’esecuzione dei brani ma anche a ciò che riesce a creare sopra e sotto il palco. Sotto una distesa di entusiasmo, una tracklist tutta da ballare, mani al cielo, gambe in continuo movimento ed euforia da vendere. Sopra sintonia e complicità con i propri musicisti, diventano un tutt’uno anche con le coreografie della ballerina che accompagna Macklemore in ogni brano.

Sarà che ci avviciniamo alla fine del festival e sto diventando nostalgica ma ho l’impressione che il live di Macklemore racchiuda tutti i sentimenti che ho sto provando in questi giorni: divertimento, balli, canti ma soprattutto complicità e quell’invito a lasciar perdere i social almeno per un po’.

Rimango entusiasta e la stanchezza della giornata inizia a farsi sentire ma c’è un ultimo artista italiano che si esibisce oggi e che sono curiosa di vedere. Mi sposto all’Europe Stage per il rapper romano Mezzosangue.

L’esibizione dell’artista mascherato viene accompagnata da visual e dal pubblico che conosce bene le canzoni del rapper. Fin dai primi brani si percepisce quanto la parte musicale sia per lui importante, è un aspetto fondamentale e molto fruibile. In poco tempo la zona sotto il palco si riempie, sono in molti a saltellare sulle sue rime e a sporgersi quando il rapper si avvicina per cantare arrampicato sulla transenna.

Così fra un concerto e un’ultima birretta si fanno le 2.00, direi che è anche l’ora di andare a dormire ma tornando verso la tenda passo per il tendone del Dome dove il collettivo di dj franco-algerino AcidArabsta mettendo musica. La stanchezza è molta ma il mio corpo non lo sa e le mie braccia e le mie gambe pensano solo a muoversi a ritmo di quella miscela di musica elettronica occidentale fusa con suoni e voci orientali.

Anche questo è lo Sziget, voler andare a riposare e invece trovarsi a ballare a tutte le ore del giorno e soprattutto della notte.

15 agosto, (eroico) giorno 6

Ultimo giorno di festival e la sensazione è quella che si provava da bambino l’ultimo giorno di campeggio con gli amici.

Cerco di non farmi prendere dai sentimentalismi e mi avvio per le ultime esibizioni al Main Stage. La giornata di oggi è aperta da Dzsúdló, cantante pop autoctono.

Anticipato da un corpo di ballo che indossa dei caschi fa il suo ingresso sul palco del Main indossando la tuta da formula 1 su cui si distingue il nome del pilota spagnolo Fernando Alonso. Nonostante parli esclusivamente in ungherese e io non capisco una sola parola di quello che dice, trovo divertente la riuscita del live. Tantissimi i giovani accorsi a vedere Dzsúdló, credo soprattutto ungheresi. Incita il suo pubblico, lascia spazio per cantare insieme a lui e duetta insieme ad altri due cantanti locali fra cui il rapper Krúbi.

Trovo giusta la scelta di far aprire quest’ultima giornata ad un artista locale anche se forse non troppo conosciuto all’estero.

Si ha come l’impressione che la maggior parte delle persone siano in attesa sotto il palco principale a discapito dei palchi più piccoli ma forse è solo un’impressione dovuta dai tanti ingressi giornalieri.

Cambio rotta e mi dirigo all’Europe Stage per l’esibizione di AdamFrench.Con il senno del poi è stata la quiete prima della tempesta. È bello ascoltare il cantautore inglese seduti nel prato vicino al palco e farsi cullare dalle sue melodie che portano i pensieri lontano.

Sul Main Stage ci avviciniamo alla fine, all’headliner che chiuderà questa edizione del festival ma prima c’è ancora tempo per dare spazio ad un’altra artista.

Girl in Red

Marie Ulven Ringheim è una ragazza norvegese dai capelli rossi meglio conosciuta come Girl InR ed.Viso pulito, nessun fronzolo sul palco, né coreografie o passi studiati, solo naturalezza, la sua musica in chiave indie-rock e i suoi testi in cui si percepisce metta tutta se stessa. Un po’ di semplicità è quello di cui spesso abbiamo bisogno.

È spostandomi da un palco all’altro che finalmente mi imbatto nel LeChantdes Sirènes. Dal progetto di Franz Clochard, un’orchestra polifonica di sette elementi di sirene musicali che da due locomotive pompano il ritmo della musica grazie a un sistema di aria compressa. Bellissimo l’effetto e molto affascinante.

Per me l’ultimo concerto al FreeDome è degli inglesi SleafordMods.Il duo si definisce punk ma sul palco nessuna batteria, nessun basso e nessuna chitarra, solo un pc e un microfono. AndrewFearncervello musicale barbuto del duo fa partire le basi dal pc e si scatena in balli scatenati, mentre JasonWilliamsoncon movimenti più composti, canta utilizzando la tecnica dello spoken word. Il musicista detta i testi delle loro canzoni, forse per enfatizzare le denunce che contengono: le guerre, l’inflazione, la Brexit, la rabbia della classe operaia…Basti pensare che il titolo del loro ultimo lavoro è: “UKGrim”.

E dopo averli ascoltati penso che siano dannatamente punk!

Siamo arrivati all’ultimo concerto sul Main Stage dedicated to Dan, all’ultimo headliner del festival.

Il palco è al buio, nel parterre iniziano ad accendersi le torce deI cellulari, lo spazio si riempie di una musica elettronica e luci stroboscopiche, suono di batteria e tamburi, il palco viene invaso da una luce accecante e compare lei: BillieEilish.

Dalla prima canzone all’ultima, per un’ora e mezza di spettacolo, sarà tutto un tripudio di giochi di luci, visual, cellulari che riprendono, e sopra e sotto al palco salti, sorrisi, testi cantati sopra e urlati sotto e quello che si sente a trovarsi in mezzo a migliaia di persone che provano tutte le stesse emozioni.

La tracklist scorre fra brani più rock, in cui Billie si lascia andare a giravolte e la sua immagine ripresa sui maxischermi prende fuoco, alternati a canzoni più pop melodico che canta anche seduta o sdraiata in cui la sua voce si percepisce come una solenne carezza. Il tutto condito dalle basi elettroniche e dalle sovraincisioni vocali che caratterizzano la sua musica.

Non manca però il momento acustico in cui Billie canta accompagnata dal suono della chitarra del fratello Finneas.

La giovane cantante interagisce con il pubblico in un modo molto dolce: è simpatica, coinvolge, gioca e ha un sorriso che cattura. Fino alla fine si prolunga in ringraziamenti sentiti, è come se facesse fatica a lasciare il palco.

Appagati da quest’ultimo concerto facciamo per lasciare il maestoso palco che è stato lo sfondo principale di questi giorni quando nel cielo compaiono dei disegni realizzati con le luci dei droni. L’ho già visto la notte prima dell’apertura del festival e la sera a conclusione del live degli Imagine Dragons e benché l’abbia sempre trovato suggestivo questa sera ha un significato diverso, celebra la fine di questa edizione.

Avrei potuto terminare qui, con la fine di questo concerto ma proprio non me la sentivo di sprecare l’ultima notte, ci sarà sempre tempo per dormire…

È quello che mi ripeto da quando sono arrivata.

Dopo la fine dei concerti ci si può far sorprendere dall’alba al SamsungPartyArena,dove il suono di EDM è accompagnato da dei visul da lasciare senza parole o al TicketswapColosseum,un anfiteatro costruito con 3.000 pellet. Entrambi i palchi sono dedicati alla musica elettronica e fra i tantissimi dj anche TaleOfUs, ReinierZonneveld, SvenVäth, DjTennis, MallGrab.

Se si vuole fare tardi ma non troppo, al Light Stage, le ultime tre sere di festival il trio italiano dei ChromaSoundSystemhanno selezionato musica rock, con incursioni elettroniche senza lasciare indietro i grandi classici per un dj set come piace a me, senza pretese ma molto divertente.

La mia scelta per questo mio primo Sziget è stata di vedere più artisti possibile. Il festival offre tantissimo e soprattutto di generi differenti e io ho scelto di vedere un po’ di tutto.

La prossima edizione, in cui verranno celebrati i 30 anni di festival compiuti quest’anno, si svolgerà dal 7 al 12 agosto 2024.

I biglietti si posso acquistare sul sito ufficiale https://szigetfestival.com/it/.

Per rimanere sempre aggiornati su quando verranno messi in vendita e altre notizie può iscriversi alla newsletter: https://szigetfestival.com/it/newsletter

Inoltre, aspettando agosto prossimo è possibile esprimere un desiderio anzi fino a cinque: sul sito https://szigetfestival.com/it/survey potete indicare fino a 5 nominativi di gruppi e cantanti che vorreste vedere nell’edizione 2024.

All’interno dell’isola, oltre al campeggio base compreso nel biglietto d’ingresso, ci sono diverse soluzioni che potete sfogliare qui: https://szigetfestival.com/it/accommodation

Si può scegliere anche una sistemazione in città ed accedere senza problemi con ingresso libero all’isola.

Smonto la tenda, mi carico sulle spalle il mio zaino gigante e mi appresto ad attraversare il ponte K. Mi lascio alle spalle una settimana incredibile, non solo per i concerti e gli spettacoli ma per l’aria che si è respirata per tutto il tempo: pace, allegria e condivisione.

Lo Sziget andrebbe prescritto come cura contro il malcontento e la chiusura mentale. Sziget è l’isola della libertà ma anche l’isola dell’amore e della felicità.

Questo articolo è stato scritto con in sottofondo la playlist ufficiale Spotify: Sziget 2023

Written By

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Scopri anche...

Festival

Un'esplosione di generi musicali con Little Simz, FKA Twigs, Empire of the Sun, Portugal. The Man che si aggiungono ai nomi già annunciati, come:...

Festival

Sziget Festival 2025 alza il sipario sui nuovi artisti che faranno crescere la line-up, tra gli altri, A$AP Rocky, Post Malone e Shawn Mendes. Aggiunte straordinarie alla già...

Concerti

Potevamo non dirvi quali sono stati i nostri concerti del 2024? E soprattutto, trovare una scusa per parlarne ancora?

Musica

Un anno di concerti nello sguardo (o meglio, nell’obiettivo) di Andrea Ripamonti. Perché fotografare non e’ solo scattare: ma e’ vedere, in un modo...