Connect with us

Ciao, cosa stai cercando?

Reportage Live

La Prima Estate 2023: il racconto del primo weekend del festival a Lido di Camaiore

Articolo di Umberto Scaramozzino | Foto Credits La Prima Estate Instagram

Si chiama “La Prima Estate”, è alla sua seconda edizione e promette di diventare uno degli eventi “boutique” che differenziano la proposta estiva italiana dal resto d’Europa. Se si cerca un festival in cui correre, fare scorpacciata di musica e vedere in un weekend lungo l’equivalente di un anno di musica dal vivo, allora bisogna necessariamente prenotare un volo e andare fuori dai confini nazionali. Ma se si cerca un contesto alternativo, rilassato, comodo, in cui sfruttare le mattinate per godersi la spiaggia – a cinquanta metri dalla venue – e le pause dai cambi palco per bere e mangiare prodotti tipici, allora restare in Italia è sempre la scelta giusta.

In tal senso La Prima Estate, in scena a Lido di Camaiore per il primo di due weekend consecutivi, inizia ad avere davvero pochi rivali. A partire dal claim perfetto: “Più che un festival, una vacanza”.

DAY 1 – Bassi Maestro, Noyz Narcos, Geolier, Nas.

La prima giornata è tutta per l’hip hop, in un percorso che cerca di abbracciare diversi decenni, lasciando che due o tre generazioni si uniscano nella celebrazione collettiva di un genere e di una cultura che a cinquant’anni dai suoi primi passi non smette di allargare i propri orizzonti. Ad aprire la lineup e l’intero festival, nel tardo pomeriggio di venerdì 16 giugno, c’è il DJ set di Bassi Maestro. Avendo gettato le fondamenta del rap underground italiano e portando tuttora sulle spalle alcuni tra gli spunti più rilevanti dell’intera scena – vedi alla voce North of Loreto – il buon Davide Rossi riesce a nascondere con agilità una bella lezione di hip hop tra le tracce della sua selezione. Spaziando da The Notorious B.I.G. a 50 Cent, passando per il compianto Mac Miller che fa scendere qualche lacrimuccia, professor Busdeez sale in cattedra e richiama i quattromila presenti nella sua personalissima scuola di hip hop.

Bassi Maestro scalda il pubblico, ma Noyz Narcos lo cuoce a puntino. Il rapper romano porta la sua visione oscura, cruda e violenta sul candido palco del festival toscano. È la sua “merda truce”, quella che confeziona col fedele DJ Gengis e che da un paio di decenni lo rende un caposaldo tricolore. Sì, perché il microfono di Emanuele Frasca, barra dopo barra, dal TruceKlan al recente “Virus”, da tempo immemore infiamma gli amanti del nostro hip hop. E pensare che nel momento in cui a Roma i vari Gel, Metal Carter, Cole, Dj Kimo e Noyz Narcos fondavano i TruceBoys, nel 2001, a qualche chilometro di distanza un neonato della periferia napoletana emetteva i primi versi gutturali. Fa impressione pensare che quel bimbo di Secondigliano, oggi, è uno dei nomi di punta del rap italiano e viene presentato con l’appellativo di “king” da Noyz Narcos stesso, dal quale prende il testimone, calcando lo stesso palco. Certo, da un lato dispiace che l’ordine non sia invertito, perché anticipare Nas sarebbe stato un onore più adatto a chi, come l’artista romano, ha scritto qualche decennio di storia del genere nel nostro Paese. Ma il fenomeno partenopeo è riuscito in meno di un lustro d’attività a imporsi come uno dei nomi più seguiti e apprezzati del panorama e quel posto in lineup se lo prende con la giusta dose di arroganza.

A onor del vero, tra i due live scorre tutto l’abisso che può separare le due generazioni: Noyz Narcos è diretto, aggressivo e usa tutta l’esperienza di chi ha imparato a divorarsi ogni genere di palco, mentre Geolier è sì sfacciato, ma nella sua freschissima esuberanza a volte annaspa nella gestione del ritmo, con il mantra “TUTTI” ripetuto talmente tante volte dare la nausea e sembrare una parodia. Per fortuna la tecnica c’è, i pezzi pure e il pubblico è pronto a lasciarsi condurre persino verso un circle pit grande quanto il “maccosa” che si porta dietro.  L’avvicendarsi di Noyz Narcos e Geolier, prima del “King of New York”, è comunque giusto e legittimo in qualsiasi ordine. Andate a rileggervi le vecchie interviste di Noyz o una qualunque dichiarazione di Geolier e se non trovate il nome di Nas o qualche riferimento al seminale “Illmatic”, rileggete con attenzione, perché vi dev’essere sfuggito. Questo rende il day 1 de La Prima Estate la chiusura di un immenso cerchio apertosi per noi nel 2007, in occasione della prima storica data italiana della leggenda americana.

Nas sul palco non ci sale, sembra abbatterlo per poi ricostruirselo attorno. Sono lontani i giorni in cui il giovane Nasir girava per le strade del Queens facendo brutto con la sua crew di teste calde. Oggi la leggenda del rap di gode il suo status di godlike genius senza però volersi fermare, anzi, cercando di raccogliere tutto ciò che mancava nel suo palmares. Un esempio? Il primo Grammy Award, arrivato tardivamente solo due anni fa, con “King’s Desease” che si porta a casa il premio come “best rap album”. O ancora, il primo show da headliner al Madison Square Garden, il tempio della musica dal vivo nella sua New York, arrivato solo quest’anno. Che è un po’ come dire che il Re va a sedersi sul suo trono solo dopo trent’anni di regno. Assurdo, no? Ma tutto questo dà l’idea di come il percorso artistico di Nas sia tutt’altro che esaurito. E sul palco de La Prima Estate questo emerge. Affiancato da DJ Premier e dal fenomenale batterista Haze Amaze, Nas mette miracolosamente in scena l’esperienza e il fascino senza tempo di un’icona e l’entusiasmo e la grinta di un rapper nel pieno della sua eruzione artistica.

C’è un motivo se la sua carriera è stata tanto fulminante nel suo avvio quanto solida nella sua continua rinascita. Quel motivo è che Nas ha uno di quei doni che non hanno nulla a che fare col tempismo. Uno di quei doni che sarebbero materia di leggenda in qualsiasi timeline.

DAY 2 – Guinevere, Japanese Breakfast, Kings of Convenience, Bon Iver.

La seconda giornata si gioca su tutt’altro terreno di gioco. La musica alternativa e indie si declina nei quattro nomi che portano il pubblico delle grandi occasioni dentro i confini di Parco BussolaDomani. Si comincia con Guinevere, la giovane cantautrice milanese che lo scorso marzo ha pubblicato il suo EP d’esordio. Si intitola “Running In Circles” ed è uscito per la Tempesta Dischi. Sia la prima release che questa prova dal vivo illuminano il futuro dalla cantante classe 1998, che fa della propria tenerezza e delle proprie fragilità un punto di forza artistico. Racconta il suo rapporto con il proprio corpo e con il mondo esterno con rara sensibilità, ricorrendo all’indie folk come strumento per raccontare e raccontarsi.

Dalla leggiadria di Guinevere si passa alla radiosità di Japanese Breakfast, la creatura indie pop di Michelle Zauner che colora il palco e diffonde il suo spirito danzereccio nel cuore del festival. Sono passati ben sette anni dall’unico altro concerto della band sul suolo italico, quando questo progetto – allora sconosciuto – approdò allo sPAZIO211 di Torino. “C’erano venti persone”, ricorda Michelle, ora entusiasta di vedere un pubblico così numeroso e di percepirne l’affetto. C’è qualcosa di misterioso nelle sue movenze e nei suoi sorrisi, che sanno essere al tempo stesso ammalianti e minacciosi. I guizzi sperimentali e la ritmica ballabile ma raffinata fanno il resto, regalando il momento più leggero e spensierato della giornata, pronta ad avviarsi verso due act destinati a delineare il vero perimetro di questo festival.

Quando si avvicina il tramonto, sul palco ci sono i Kings of Convenience. Erlend Øye e Eirik Glambæk Bøe sanno senza dubbio come confezionare uno show perfetto, anche se incastonato dell’ora tirata di tempo a disposizione. A differenza di quanto visto nell’ultimo tour teatrale, questa volta il duo norvegese mette a punto un portentoso climax. Cominciano loro due, da soli sul palco con le chitarre acustiche e quel fraseggio che li ha resi celebri. Il loro modo di armonizzare è sorprendente. Sembra che invece di suonare due chitarre da sei corde, ne suonino insieme una sola da dodici. C’è una tale simbiosi, una tale condivisione di merito e responsabilità, che viene da pensare che nulla possa intromettersi in quel piccolo sortilegio. Vero? Sbagliato. Perché quanto introducono sul palco il resto della loro band, aggiungendo prima Davide Bertolini al contrabbasso e Tobias Hett al violino, infine Craig Farr alla batteria, il suono prodotto dai Kings of Convenience resta magnifico, compatto ed emozionante. Il crescendo finale è gentilmente offerto dal genio e dalla sregolatezza di Erlend Øye, autentico mattatore che da quando vive in Sicilia sembra aver assorbito una certa “italianità”, fino a comprendere con grande chiarezza quali altre corde vanno suonate, per rendere le ottomila persone del festival, le ottomila persone dei Kings of Convenience.

Chiudono i Bon Iver che, dal punto di vista sonoro, sono probabilmente il punto più alto dell’offerta live della musica internazionale. La loro capacità di unire tutti quegli strumenti (qualcuno ha provato a contare le tastiere?), suoni e distorsioni è semplicemente un prodigio, nel quale la voce di Justin Vernon e il suo straordinario lavoro col vocoder riescono a fissare un termine di paragone destinato a vincere praticamente sempre. Purtroppo l’assetto estivo, su un palco condiviso, impedisce alla perfetta macchina indie americana di replicare lo scenario sci-fi di luci, specchi e labirinti al neon visto nel precedente tour indoor. Il capolavoro di light design con il quale hanno illuminato a giorno il Mediolanum Forum di Assago appena un anno fa viene qui sostituito da un comunque ottimo impianto luci, mentre la maniacale pulizia sonora dell’arena indoor incontra i pochi e tutto sommato trascurabili limiti del contesto festivaliero. Diciamoci la verità: qualunque altra band, suonasse così su un palco estivo, farebbe gridare al miracolo. In questo caso, trattandosi dei Bon Iver, ci si limita a godersi l’ennesima prova eccezionale che trasforma la platea in una manifestazione collettiva della sindrome di Stendhal. Estraniarsi è impossibile, sia durante i virtuosismi strumentali che durante gli emozionanti vocalizzi di Justin Vernon. E lasciarsi alle spalle questa seconda giornata di festival è davvero difficile.

DAY 3 – L’amante, Elasi, Dardust

Il terzo giorno è quello sfortunato. Le defezioni dell’ultimo minuto dei Bicep e dei Nation of Language costringono l’organizzazione a trasformare il capitolo conclusivo del primo weekend di festival in una serata gratuita. Biglietti rimborsati, festa confermata. La domenica a Lido di Camaiore resta tutta da vivere, grazie all’aggiunta di Lamante, che porta la sua esibizione tutta cuore e orgoglio davanti ai pochi che si sono presentati già dal pomeriggio, e al divertentissimo set di Elasi, capace di rendere l’intero parco il suo personalissimo dancefloor.

Dardust, fortunatamente, non ha alcuna intenzione di far rimpiangere i piani saltati. La sua performance avrebbe comunque meritato un biglietto d’ingresso, perché pur essendo diventato uno dei nomi più importanti e prolifici del panorama musicale italiano, la sua voglia di curare la propria musica non è scemata, anzi. Anche dopo il suo enorme successo in veste di autore e produttore – sì, da qualche anno ormai è l’asso pigliatutto di Sanremo – la carriera solista legata al moniker di Dario Faini è ancora da apprezzare e seguire.

Infine, con il nostalgico DJ set finale di M2O, il pubblico de La Prima Estate saluta l’accogliente Parco BussolaDomani, con un “arrivederci a prestissimo”. Adesso qualche giorno di pausa e si torna dal 23 al 25 giugno per il secondo weekend, che vedrà alternarsi sul palco nomi del calibro di Alt-J, Jamiroquai e Metro Boomin.

Siete pronti per la seconda vacanza in Versilia?

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

NXT Station


Bergamo NXT Station

Social Network

instagram logo
facebook logo
twitter logo
flickr logo
youtube logo

Instagram

Lauren Spencer Smith
24 Set 23
Milano
Paul Weller
24 Set 23
Jesolo
Blanks
25 Set 23
Milano
Powfu
26 Set 23
Milano
Levante
27 Set 23
Verona

Scopri anche...

Concerti

Ipnotica, eterea, dalla voce inconfondibile. Lana Del Rey sceglie La Prima Estate per la sua unica data italiana e arriva sul palco di Lido di Camaiore (Lucca) domenica 2...

Reportage Live

Articolo di Stefania Clerici La giornata più lunga di quest’anno è stata lo scorso 21 giugno, con il solstizio d’estate, ma non per chi...

Reportage Live

Primo giorno del week end con le sonorità eclettiche di Alt-J, Chet Faker, Domi e JD Back e Just Mustard

Festival

Jamiroquai, Bon Iver, Alt-J, Bicep, Metro Boomin, Chet Faker e Japanese Breakfast e ancora: Kings of Convenience, Nu Genea, Nas, Dardust, BigMama, Nation of...