Articolo di Chiara Bernini | Foto di Roberto Finizio
Con l’apertura dei cancelli alle 15, ieri si è inaugurata la prima giornata dell’edizione 2023 del Firenze Rocks. Dopo l’incredibile successo dell’anno scorso che aveva portato sul palco toscano Green Day, Muse, Red Hot Chili Peppers (sold out) e Metallica, tra i fan del rock c’era una grandissima attesa, e altissime aspettative, per quest’estate. E invece, l’edizione 2023 ha tardato a decollare, annunciando troppo tardi gli ospiti e perdendo il primato di “miglior festival italiano”, quest’anno sottrattogli dal ben più fitto e imponente programma degli I-Days milanesi.
Massacrata dalle critiche dei fan da un lato e con una scarna organizzazione dall’altro, in realtà ALMENO la prima giornata di questa edizione 2023 del Firenze Rocks ha saputo sorprendere, portando in Italia “solamente” dei giganti della storia della musica rock: i The Who che, grazie alla loro caratura, hanno saputo risollevare le sorti di questa edizione della discordia. Certo, oggi sarà la volta dei Maroon 5, ma questa è un’altra storia che vi racconterò domani.
Nel frattempo quindi, riviviamo insieme le tappe della prima giornata.
L’anno scorso avevo partecipato anche io al Firenze Rocks e, aggirandomi per la grande area 365 giorni dopo, non posso che fare paragoni con la precedente edizione. Sebbene l’organizzazione di quest’anno abbia ricevuto più insulti che elogi, ammetto di non vedere grandi cambiamenti in peggio. Certo, c’è sempre la spada di Damocle dei token che mi fa talmente incazzare da autoimpormi di non spendere soldi. Ma quella c’era anche l’anno scorso. Ci sono anche i prezzi folli del merchandising. Ma quello non è totalmente imputabile al team del Firenze Rocks, credo.
C’è forse il palco leggermente differente: sembra più strutturato e solido rispetto alla scorsa edizione che, con i mega schermi verticali, pareva poco stabile. Per il resto, l’arena toscana è costellata di food truck che danno un tocco hipster, insieme a numerosi (ma mai abbastanza) spazi all’ombra per riposarsi. Ci sono anche dei tavoli da pingpong e calciobalilla dove alcuni dei presenti si stanno dilettando tra un artista e l’altro. Sicuramente c’è meno gente, il che rende le varie zone relax facilmente agibili e fruibili.
LE DISTANZE
Primo gruppo a calcare il palco del Firenze Rocks sono Le Distanze. Una band di giovanissimi nata nel 2019 e già vincitrice di Sanremo Rock – sezione Trend, il cui brano “Rimani qui” è entrato nella colonna sonora del film The Mirror, candidato al David di Donatello. Una scelta che riconferma l’obiettivo del Firenze Rocks di portare artisti emergenti davanti a un pubblico sempre più ampio. Per questo, l’organizzazione del Festival ha stabilito che ad aprire le giornate delle prossime edizioni saranno sempre i vincitori di Sanremo Rock&Trend.
Non faccio in tempo a sentirli a causa di un misunderstanding all’ingresso che mi fa ritardare l’accesso all’arena. Peccato, li recupererò in autonomia.
PIQUED JACKS

Riesco invece ad assistere alla seconda performance della giornata: i Piqued Jacks. Per quelle persone che una volta terminata la settimana del festival di musica italiana risentono della sindrome sanremese, riversando la propria nostalgia sull’Eurovision Song Contest, il nome non suonerà nuovo. Si tratta infatti dell’alternative rock band toscana scelta lo scorso maggio per rappresentare San Marino nel festival musicale internazionale.
Nonostante essersi posizionati all’ultimo posto (è pur sempre San Marino), i quattro giovani originari di Buggiano sembrano essere rimasti ancora sul palco del mondovisione, portando alla Visarno Arena un set di circa mezz’ora con i loro brani più famosi, tutti in inglese.
Un’atmosfera che cercano di rivivere a partire dagli scintillanti look total black dal gusto glam e dall’energia messa nella performance. Il picco dell’esibizione è raggiunto sulle note dell’accattivante “Like an Animal”, brano presentato proprio all’Eurovision. Degno di nota il bassista littleladle che, tra un problema tecnico e l’altro, saltella qua e là sdraiandosi sull’attrezzatura disseminata sul palco. «Siamo poveri» esclamano per sdrammatizzare i momenti di stop. Unica pecca, i presenti poco convinti: forse non si sono sentiti abbastanza trascinati o forse fa solo troppo caldo.
LUCIO CORSI

La giornata prosegue freneticamente e mentre mi sto godendo il fresco sotto il tendone più centrale, non mi accorgo nemmeno del terzo artista. Fatemi spiegare bene. Non si tratta di una mia mancanza di zelo, solo che quando Lucio Corsi fa la sua comparsa sul palco del Firenze Rocks alle 18 spaccate sta effettivamente suonando, ma non si sente! Colpevole del bias “Edizione 2023 del FR = pessima” tra me e me punto subito il dito contro l’organizzazione. In realtà Corsi sta facendo il soundcheck. Poco professionale dirà qualcuno; senza veli e sincero penseranno altri.
Sta di fatto che il cantautore grossetano si rivela una scelta azzeccatissima da parte del Firenze Rocks. Classe ‘93, il ventinovenne toscano si presenta sul palco con un curioso volto truccato pallidissimo, quasi a rievocare il pagliaccio triste Pierrot.
Il set è breve ma Lucio ci regala in solo mezz’ora un’appassionante mescolanza di folk pop e glam rock unite alle carismatiche doti da cantastorie dell’artista. Il risultato è un viaggio all’interno del mondo di Corsi, anche grazie alle melodie di alcuni brani estratti dal suo nuovissimo album La gente che sogna (2023), tra cui “Magia Nera” e “Bocca della Verità”. C’è anche spazio per una cover di “20th Century Boy” cantata da Corsi mentre il caldo appesantisce il trucco, sciogliendolo sul suo volto. Lucio Corsi e la sua congrega di sei musicisti piacciono al pubblico che balla, li incita e li applaude. Finalmente, la Visarno Arena accende i motori.
TOM MORELLO

Mentre aspettiamo l’arrivo di Tom Morello, riusciamo a respirare un attimo. Non è ancora giunta sera ma una bella nuvola copre il sole donandoci un po’ di sano refrigerio, augurandoci che non sia un presagio di pioggia (tranquilli, non è successo). Faccio un giro e mentre rientro nel Pit, nella Visarno Arena si diffondono le note di “Bella Ciao“. Un intro che mette subito in chiaro le posizioni di Tom Morello che, sulle strofe conclusive “Questo è il fiore del partigiano, morto per la libertà”, fa il suo ingresso trionfale davanti a un’orda di fan.
Pochi cazzi, le intenzioni del chitarrista sono chiare. Si presenta con cappello e bandana rossi, porta gli occhiali da sole e indossa una maglietta molto particolare su cui spicca il cognome Gramsci, dove la G ha preso forma di falce e martello, stravolgendo il mitico logo di Gucci. Pare un po’ la Festa dell’Unità.
«Ciao Firenze», esordisce Tom con un buffo accento italiano. «Questa è la casa dei Morello (lui ha origini piemontesi ndr) e io oggi sono qui per fare un concerto contro ogni tipo di fascismo» esclama alla folla. Non dice molte altre parole sul palco, preferendo lasciar suonare il suo repertorio artistico che va dai Rage Against the Machine agli Audioslave per passare da innumerevoli collaborazioni con i grandi della musica rock e non solo.
E allora spazio a un set di un’ora in cui Morello propone canzoni del suo progetto solista The Nightwatchman come “One Man Revolution” e “Let’s Get this Party Started”. L’atteso catalogo dei RATM e degli Audioslave è purtroppo condensato in un serrato Medley in cui si alternano i riff taglienti di brani dal calibro di “Bombtrack”, “Know Your Enemy” e “Sleep Now in the Fire” che fanno impazzire i presenti nel Pit.
Morello sul palco è accompagnato dalla Freedom Fighters Orchestra con cui si cimenta in una cover del Boss Springsteen “The Ghost of Tom Joad” e “Gossip” dei Maneskin, sperando con quest’ultima di fare cosa gradita. Il pubblico resta invece abbastanza impalato ogni volta che il cantante…canta. I componenti della Freedom Fighters Orchestra infatti non sembrano per niente convincere i presenti, infastiditi da una mediocrità che stride con la maestria di Morello e che soprattutto non sembra ridare al pubblico quel degno riconoscimento alle band-pietre miliari del rock in cui Tom ha militato.
Vedere e soprattutto sentire lo statunitense accanirsi sulle sue chitarre è comunque un orgasmo per le orecchie. La sua tecnica è impeccabile, come se non stessimo ascoltando il concerto live ma l’album registrato in studio. Le telecamere della Visarno Arena sono fisse sulle sue dita, proiettando sui grandi schermi la magia che Morello compie attraverso le innumerevoli distorsioni e modulazioni che gli permettono di piegare il suono a suo piacimento. Che goduria.
Il tutto condito da un sano messaggio politico culminato sia nel messaggio “Nessun fascismo” mostrato sul retro della sua chitarra, sia nell’esibizione di Killing in the Name. Quest’ultima completamente cantata – fortunatamente – solo dal pubblico che si dimena sul riff ondeggiante targato Rage Against the Machine. Per concludere il set, Morello sceglie Power to the People, facendo levare dalla Visarno Arena un mare di pugni tesi in segno di resistenza. Che la sinistra italiana riparta da Tom Morello grazie. Ecco però magari la prossima volta cambiamo cantante.
THE WHO

L’arrivo dei The Who è previsto per le 21:30 e, mentre attendo impaziente seduta a terra nel pit, osservo le persone che sono con me questa sera a Firenze. Sono famiglie, coppie e amici di ogni età. In mezzo alla folla noto due irriducibili Mods. Uno con il parka (una vera e propria seconda pelle considerati i 30 gradi di ieri) costellato di toppe targate The Who. L’altro in giacca e cravatta direttamente dagli anni ’60. Accanto a me c’è persino una coppia con due splendide bambine che avranno poco più di 4 anni. Vederle muovere i loro primi passi sull’erba della Visarno Arena nel pieno di un Festival Rock mi fa emozionare.
Sui due mega schermi laterali scorrono immagini di repertorio presenti e passate, mentre i tecnici sistemano un palco che pare essere destinato a straripare di materiale. Gli Who, infatti, si sono esibiti con l’accompagnamento dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino che ieri sera ha giocato in casa.
Alle nove e mezza spaccate la leggendaria rock band sale sul palco e si scatena immediatamente il delirio. Il set è un concentrato di due ore di musica che ripercorrono l’intera carriera della band british, dividendo la serata in tre atti. Due con l’ausilio dell’Orchestra e uno, quello centrale, suonato esclusivamente dalla band. Al timone, come sempre, l’instancabile Roger Daltrey che appare sul palco toscano con una mise oserei dire “molto italiana”. Si diverte e si lascia andare anche a qualche mossa, lanciando a destra e sinistra il microfono e piroettando su se stesso. Una vera e propria leggenda vivente in compagnia di altrettanti mostri sacri. I due Townshend, Pete e Simon. Alla batteria invece Zak Starkey, figlio di Ringo Starr.
Dopo un primo momento di confusione, in cui pare mancare il coordinamento tra band, voci e orchestra, lo show decolla toccando quasi ogni successo dei circa sessant’anni di vita della band. Ci sono “Pinball Wizard” e “We’re not Gonna Take It“. Per non parlare dell’inno intramontabile “Who are You” che fa saltare i fan italiani. I due set con l’Orchestra suonano meravigliosamente, con gli arrangiamenti che si sposano perfettamente sulle note della band inglese.
“You better You Bet” apre invece l’atto centrale senza orchestra. Una parte più scanzonata e «indisciplinata» come l’ha definita lo stesso Pete, riportando l’intera Visarno Arena indietro nel tempo sulle note di “I Can See for Miles” e “Another Tricky Day“. La struggente “Behing Blue Eyes” viene poi eseguita in acustico insieme a due archi dell’Orchestra, facendo venire la pelle d’oca ai presenti che osservano il loro beniamino Roger cantare da dietro le lenti scure.
Sul palco le parole dette sono poche e l’unico a interagire veramente con il pubblico è solo Pete. Con il suo berretto rosso, racconta qua e là aneddoti sui celeberrimi brani. Scherza anche con i componenti-amici e ringrazia svariate volte i presenti per averli accolti con così tanto calore.
Certo, l’età si sente per tutti i componenti storici degli Who. Tra i presenti c’è addirittura qualcuno che vede il ricorso all’Orchestra come un escamotage per nascondere imperfezioni di stile e voce dovute agli anni che avanzano. Sta di fatto che le due ore di musica scorrono lisce come l’olio.
L’ultimo atto è una grande cavalcata attraverso il mitico album Quadrophenia. Qui la band infila una dietro l’altra “The Real Me”, “I’m One“, “5:15“, “The Rock” e “Love Reign O’er Me“, tutte esibite senza sosta, in una continuità ipnotica. Su quest’ultima Roger ci regala persino un urlo incredibile che, dall’alto dei suoi 79 anni, restituisce la grandezza e spessore del gruppo. Il tutto mentre in sottofondo si alternano immagini di storia che vanno dalla guerra in Vietnam fino alla recente pandemia di Covid-19.
Una serie di eventi del nostro recente passato che ci ricordano come gli Who siano sempre stati presenti, attraversando effettivamente ogni fase della storia contemporanea, facendone parte e aiutando a plasmarla.
È infine sulle luci verdi lampeggianti e sulle note della psichedelica Baba O’Riley che gli Who ci salutano definitivamente. La fine della serata ci lascia nel cuore un’esperienza indimenticabile, concludendo così un’epopea musicale di due ore possibile grazie a un Firenze Rocks che si è saputo redimere dai suoi peccati.
Per oggi questo può bastare. Domani invece è un altro giorno.
Clicca qui per vedere le foto dei The Who in concerto al Firenze Rocks o sfoglia la gallery qui sotto
THE WHO – la scaletta del concerto al Firenze Rocks
Con Orchestra
Overture
1921
Amazing Journey
Sparks
Pinball Wizard
We’re Not Gonna Take It
Who Are You
Eminence Front
Ball and Chain
Solo la band
You Better You Bet
The Seeker
I Can See for Miles
Substitute
Another Tricky Day
Won’t Get Fooled Again
Behind Blue Eyes
Con Orchestra
The Real Me
I’m One
5:15
The Rock
Love, Reign O’re Me
Baba O’Riley
TOM MORELLO – la scaletta del Firenze Rocks 2023
One Man Revolution
Let’s get the Party Started
Hold the Line
Riff Medley (Bombtrack; Know your enemy; Bulls on parade; Guerrilla road; Sleep now in the fire; Cochise; like a stone)
Vodoochild
Gossip
Lightning Over Mexico
Secretariat
Cato stedman and Neptune frost
Keep Goin’ Acoustic
Vigilante Nocturno
The Ghost of Tom Joad
Killing in the Name
Power to the People
