Articolo di Stefania Clerici
500 anni fa Ludovico Ariosto arrivò come governatore della Garfagnana, oggi nel borgo di Castelnuovo in una due giorni dedicata all’autore rinascimentale si celebrano quei racconti dell’epica cavalleresca in cui amori, scoperte, conquiste e guerre muovevano le sorti di un’Europa cristiana dominata da Carlo Magno e dai sui paladini in cui la minaccia di uno straniero ed esotico “nemico” si poteva domare con la forza e la spada. È passato mezzo millennio e le cose sono cambiate di poco: meno epica e meno amore (purtroppo) muovono questo nostro mondo, eppure l’oggetto è sempre quello… annientare l’altro, il diverso, il nemico che a seconda del contesto appare sotto diverse forme e contesti.
Le riflessioni emerse tra letture, conferenze e spettacoli nelle due serate sotto il cielo stellato di Agosto (oltre a Capossela, un episco cunto siciliano ad opera di Mimmo Cuticchio, proseguito poi con il suo Teatro dei Pupi siciliani nel racconto di Astolfo sulla Luna nella serata di domenica) sono culminate lunedì 8/8 nella Fortezza di Montalfonso, con il concerto di Vinicio che, in uno spettacolo antologico incentrato su figure e temi dell’Ariosto, ha portato in scena la sua poetica.
Voce e cappelli: i due strumenti principali attraverso cui l’artista ci racconta la sua visione moderna dell’Ariosto. Si parte dalla letteratura classica greca, che ha forti analogie con quella cavalleresca: come la Lancia del Pelide guarisce chi la tocca, la spada di Argalìa disarciona chi osa sfidarla, mostri e minotauri divorano chi arriva nei loro labirintici nascondigli nel mito antico (Brucia Troia), ugualmente Giganti e Maghi costellano il racconto dei cavallieri erranti che Sulla faccia della terra giorovagano per cercare di soddifare “i desideri muti che travolgono le loro vite”.
E questi sono solo i primi di una serie di parallelismi che Capossela tratteggia nel suo omaggio all’Ariosto: arriva la canzone popolare Alla fontana, la La Belle Dame Sans Merci (tratta da un sonetto di John Keats), l’orientale Maraja provveniente dagli stessi lidi di Angelica, per cantare quell’amore dai mille colori che Con una rosa (riarrangiata per l’occasione nelle sue due prime strofe) trascinano lo spettatore verso la perdizione, l’alto mare aperto.
Introdotto dall’omonimo pezzo, figura dello stesso Poeta-Capossela in quanto Aedo, gli abissi profondi vengono investigati dalla superficie al fondo, sui pezzi de L’Oceano Oilalà, la storia della sirenetta Pryntil e poi della dea Calipso “colei che nasconde”. All’uomo rimangono due soluzioni Fuggire dall’amore, come consiglia il Michelangelo del sonetto musicato Fuggite amanti amor, o errare come fa il Camminante nell’ormai datato pezzo tratto da Camera a sud.
Sul finale di serata la tensione all’elevazione verso il cielo prende la sua svolta poetica con la magica Signora Luna, ancor più esaltata da una tre quarti di astro che illumina come un faro abbagliante il cielo stellato della Garfagnana, in cui 500 anni fa l’Ariosto Governatore prendeva le distanze da quell’infernale strumento dell’ Archibugio, a cui Capossela dedica un pezzo inedito proprio in questa serata. La conclusione del live viene suggellata dall’iconico pezzo Ovunque Proteggi, una dedica raffinata all’Amore nobile e romantico.
A gran sorpresa la remise, dopo una breve comparsata della Staindubatta Band (open della serata) sconfina in una festa di paese, sui toni blues di Scorza di Mulo, il Decervellamento scomposto che è stato il motore dello spettacolo e Il testamento del Porco, tratto dal bestiario d’amore dell’artista. L’invasione di platea viene suggellata con G-I-O-A “di qua, di là” dall’Inno all’Uomo Vivo, metafora di una risurrezioni collettiva in un inno al ballo e al canto che scatena tutto il pubblico, accorso alla festa sotto palco per un canto catartico e liberatorio.
Le ricorrenze sono fatte per essere festeggiate, a volte sono anche degli interessanti pretesti per ricordare avvenimenti che fuori dal contesto in cui si celebrano avrebbero poco senso, grazie quindi Ariosto per questo anniversario così particolare in Garfagnana. Quanto è vero che attraverso il ricordo permettiamo ai personaggi del passato di vivere nel presente e rimanere ad imperitura memoria, così Vinicio Capossela, aedo contemporaneo del nostro tempo, fa proprio questo, consacrando la letteratura ariostesca e le gesta dei cavallieri che nella Chanson de Roland e de Geste continuano ad errare “sulla faccia della Terra a cercare”, così come tanti secoli dopo anche noi, nel perpetuo moto folle e furioso così più volte canatato non solo stasera: “di qua e di là”.
Scopri la scaletta del concerto di Vinicio Capossela a Castelnuovo in Garfagnana
Cantiche (Michelangelo)
La lancia del Pelide
Brucia Troia
La faccia della Terra
Il gigante e il mago
Alla fontana (canzone popolare)
La Belle Dame Sans Merci (john Keats)
Maraja
Con una rosa
Aedo
L’Oceano Oilalà
Pryntil
Calipso
Fuggite amanti amor (Michelangelo)
La lauzeda (Bernard de Ventadorn)
Camminante
Signora Luna
Ariosto Governatore
Gloria dell’archibugio (inedito)
Ovunque Proteggi
Remise:
Scorza di Mulo
Decervellamento
Il testamento del Porco
L’uomo vivo

