Foto di Claudia Mazza | Articolo di Serena Lotti
Dalla fredda Manchester torna in Italia una delle rivelazioni artistiche del 2018. Lui è Tom Walker, da molti definito il nuovo Ed Sheeran che ha conquistato milioni di persone con la romantica ballad Leave A Light On che ha superato oltre 50 milioni di ascolti su Spotify, ha macinato record di visualizzazioni e streaming e ha imperato nelll’airplay radiofonico e nelle classifiche di ITunes per mesi vincendo dischi di platino e d’oro in tutta Europa. Ha pubblicato il suo singolo di debutto Sun Goes Down nel 2016, nel 2017 ha pubblicato l’EP Blessings con l’etichetta Relentless Records, che segue artisti come Joss Stone e So Solid Crew, ha partecipato al Festival di Glastonbury, al Radio City Music Hall ed è stato candidato al prestigioso premio BBC Sound of 2018. Insomma ne ha fatta di strada.
Influenzato da John Mayer, Paolo Nutini, Angus Young, Rag ‘n’ Bone Man, Underworld e Prodigy per citarne solo alcuni (Thriller è comunque il suo album preferito) il 19 ottobre 2018 il songwriter di origini scozzesi ha pubblicato il suo primo vero album What a Time to Be Alive che ieri sera ha presentato al pubblico del Fabrique con il suo corollario di pezzi intimisti. Walker abbraccia un indie folk decisamente energico ma sa trasferirlo con uno stile romantico e sognante ed una voce graffiata e potente che sta conquistando consensi crossborder.
Tom Walker sale on the stage con mezz’ora di ritardo, contravvenendo alla regola anglosassone del be polite! e quello che vedo sul palco è un ragazzone corpulento, con una curatissima barba hypster, vestito come un docker dell’East End e con un’energia incredibile. Eccolo il big boy inglese che ieri sera si è preso tutto il Fabrique e lo ha scaldato, a lungo, e molto molto lentamente. Lo starting è bello strong tra luci in diffusione che poi partono a intermittenza con un Walker che appare e scompare tra la le nebbie della fog machine sempre con la sua Fender Stratocaster stretta a sè e che fa vibrare energicamente e senza sconti al ritmo di Fly away with me. Il pubblico è felice, canta, balla e fa foto.
Su Heartland (pezzo tra l’altro co-prodotto con Naughty Boy) Walker schiaccia l’accelleratore e ci porta lontano, attraverso un sound potente e calibrato dove la chitarra è decisamente protagonista e lascia solo a momenti il testimone ad una batteria ghost notes che fa gonfiare esponenzialmente la struttura del brano.
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All’attacco di My Way il light designer intrappola Walker in una ragnatela entrapment di luci blu che ci fa ricordare un pò il videogioco di Lara Croft e Tom non è meno in termini di agilità: saltella ritimicamente su un riff ipnotico sempre imbracciando la fedele chitarra a ritmo di uno sound indie folk vigoroso e deciso.
Un Walker storyteller, prima di attaccare con Blessings, si ferma per raccontare al pubblico di quando a Londra ha vissuto in una casa con dodici coinquilini, ha fatto mille lavori per pagarsi la scuola di musica e dove la mancanza di soldi era all’ordine del giorno, una condizione comune a molti dei ragazzi presenti ieri sera al Fabrique che scuotevano la testa in senso di assenso. Ci sono passato. Si ci sto passando.
Certo, il repertorio è ancora under construction, strutturato sui numerosi singoli e un mini EP ma dove la coesione ed i contenuti non mancano: Tom Walker stasera oltre a brani intimisti e ballads dolcissime ha presentato anche pezzi che parlavano di politica e società: il live si è sviluppato su equilibrio stabile e che ha coinvolto il pubblico attraverso un crescendo emotivo che è esploso all’arrivo sul palco di Marco Mengoni. Quello di Walker e Mengoni è un sodalizio inaugurato qualche mese fa, quando Sony ha messo in contatto i due artisti per dare vita ad un progetto congiunto che porta il nome di Hola. Il pezzo, una ballad molto emozionante ed intensa era stata già anticipata con un teaser nelle Stories di Marco, e verrà inserito nel suo prossimo disco, Atlantico.
Chiudiamo il live con la magica Leave a light on, il suo singolo di maggior successo scritto insieme a Steve Mac già produttore di Shape of You di Ed Sheeran con un pubblico caldissimo e spinto ancora più in alto anche grazie al cantante italiano che ha decisamente infiammato il Fabrique.
Un live che è stato un viaggio capitanato da un autentico one man band verso un genere musicale molto definito ma non privo di influenze pop, reggae, blues e hip hop, eterogeneo, godibile e di facile ascolto. La musica di Walker è un crocevia tra John Mayer e Paolo Nutini, un hybrid style che sicuramente non potrà che migliorare ed evolversi.
Questo breakout artist inglese ci è piaciuto. E’ stato in grado di trasmetterci una potenza sorprendente strutturando una commistione di suoni contaminati da una potenza vocale aspra e ruvida grazie anche ad una coordinazione sonora eccellente. Siamo sicuri che sentiremo parlare di lui ancora a lungo.
TOM WALKER: La scaletta del concerto di Milano
FLY AWAY WITH ME
HEARTLAND
PLAY DEAD
MY WAY
BLESSINGS
IN THE END
HCYSAN
JUST YOU AND I
ANGELS
RAPTURE
NOT GIVING IN
RADIOACTIBE/HOLA
LEAVE A LIGHT ON