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Reportage Live

CRADLE OF FILTH in concerto a Bologna

Era il 7 dicembre 2008 quando, nella laidissima Bologna, le trombe degli angeli dell’apocalisse si diffondevano tra le fredde strade cittadine. Non si trattava della fine del mondo, bensì dell’evento black metal più atteso dell’anno: Il The Darkest fest, con ospiti d’eccezione quali Cradle of Filth e Gorgoroth.
Avvicinandosi all’area del Palanord di Bologna, si poteva già immaginare il clima della serata: buio, freddo, nebbia, insomma, la paura impregnava le ossa della vostra inviata speciale che ha perso una buona ventina di anni di vita quando si è ritrovata circondata da cavalieri medievali con tanto di corazze, anfibi, bracciali borchiati, insomma, era entrata nel ritrovo dei “metalloni da combattimento”.
Dopo aver assistito a scene esilaranti all’entrata, dove la maggior parte degli spettatori è stata invitata a lasciare all’ingresso metà dell’artiglieria con cui si erano agghindati, sono riuscita ad entrare in quel tendone da circo che è il Palanord.

CRADLE of FILTH

CRADLE of FILTH

Sul palco erano già saliti i Septic Flesh, band death metal con influenze gotiche di Atene. La caratteristica principale dei loro brani è la particolare atmosfera oscura e macabra, resa soprattutto dai ritmi ossessivi di chitarre e batterie.
Ma questo era solo l’inizio, da lì a poco sul campo di battaglia sarebbe iniziata una vera e propria guerra: sullo sfondo del palco sono apparse immagini poco rassicuranti rappresentanti la più famosa band metal del Portogallo..signori e signore, ecco a voi i Moonspell!
La performance nel suo totale è da considerarsi discretamente valida, la scenografia era molto suggestiva grazie alle immagini di sfondo, all’uso di luci scure e di buio assoluto..l’unica pecca sono stati i ventilatori utilizzati davanti ai membri del gruppo per simulare il vento nei capelli..ma d’altronde lo show è stato spettacolare, dell’ultimo album Night Eternal, uscito lo scorso aprile, vengono eseguite un paio di canzoni: Night Eternal e Moon In Mercury. Il resto della scaletta è dedicato ai grandi classici: come Alma Mater e Vampiria , Blood Tells, In Memorian, Finisterra,  e il gran finale con la magnifica Ruin And Misery. Ed è forse grazie alle loro origini latine che i Moonspell riescono ad intrattenere il pubblico e tenere il palco decisamente meglio di altre band.

E ora il clima inzia decisamente a surriscaldarsi: 4 croci a grandezza d’uomo vengono montate sul palco, entrano in scena due ragazzi e due ragazze, completamente nudi che salgono sulle croci abbassandosi un cappuccio nero sul viso. Ed ecco che fanno il loro trionfale ingresso i Gorgoroth, band norvegese “true norvegian black metal”, come amano definirsi che in quanto nordici non brillano certo per calore dedicato alla performance e al pubblico. Infatti, nonostante le loro notevoli abilità tecniche, i pezzi scorrono uno dietro l’altro, freddi come la neve ma oscuri come il petrolio.
Gaahl e compagni suonano per circa un’ora, ripercorrendo la storia del gruppo attraverso i pezzi più famosi, come  Procrating Satan, Teeth Grinding,  Sign Of An Open Eye e Unchain My Hearth, mentre dell’ultima uscita discografica, che risale al 2006, sono estrapolate solo Wound Upon Wound e God Seed.

Finalmente è il momento della band principale, l’emozione spezza il fiato, gli occhi dei presenti luccicano, i cori inneggianti Danifilth e compagni risuonano in tutto il tendone..la suspance viene incrementata da un telone che copre il lavoro dei tecnici. Quando finalmente si solleva, oltre agli strumenti c’è un piccolo palco rialzato, una enorme croce appoggiata di lato per terra e degli oggetti di legno di natura ambigua ma sono troppo lontana(o forse bassa?) e non riesco a capire di cosa si tratti. Poco tempo dopo entrano in scena gli headliner di questa serata, i Cradle of filth..il pubblico si divide tra urla di approvazione e minacce di morte verso il piccolo Dani che, accompagnate dalla scenografia, mi fanno tornare in mente versi di catulliana matrice: odio e amo, non so come questo sia possibile, ma sento che mi accade e sono in croce..
Fin da subito, sia la band sia la voce di Dani, che alterna come sempre growl cavernosi e acuti impressionanti , appaiono in gran forma, come già l’ultimo album, Gospeed On Devil’s Thunder (considerato uno dei migliori della band), lasciava presagire.
E sono proprio estratti dall’ultimo album i primi brani, In Grandeur And Frankincense Devilment Stirs e Shat Ou Of Hell. Da quest’ultimo vengono inoltre riproposte The 13th Caesar e Honey And Sulphur. Il resto della scaletta (l’intera esibizione è durata solo 70 minuti), è dedicata ai pezzi classici della band inglese, come Dusk & Her Embrace (durante la quale appare una specie di enorme marionetta nera gigante), Gilded Cunt, Nocturnal Supremacy, Under Huntress Moon  The Twisted Nails Of Faith, The Principle Of Evil Made Flesh e il pezzo finale Cthulhu Dawn.

Insomma, un concerto tutto sommato discreto, nonostante il freddo, le presenze inquietanti e la breve durata delle esibizioni… arrivederci al prossimo Darkest Fest.

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