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Reportage Live

CORY HENRY & THE FUNK APOSTLES: manuale di una conversione totale al funk

La grande attesa per il tre volte vincitore dei Grammy Awards con gli Snarky Puppy è stata
ampiamente ripagata con un concerto-show contagioso e dalla qualità musicale
impressionante

Cory Henry in concert at Fabrique in Milan photo by Andrea Ripamonti

Articolo di Philip Grasselli | Foto di Andrea Ripamonti

Lo ammetto senza nessuno scrupolo: in questo preciso istante sto facendo molta fatica a canalizzare l’adrenalina e l’entusiasmo che ho avuto nel vedere il live di Cory Henry al Fabrique.

Partiamo dal contesto: siamo in pieno periodo di JazzMi, la rassegna jazz che pervade la città di Milano dal 12 ottobre al 5 novembre. Se vogliamo aggiungere una chicca di orgoglio italiano, Cory Henry ci annuncia con solennità che questa data inaugura il suo lungo Operation Funk International Tour, che spazierà anche tra Germania, Olanda, Svezia, Repubblica Ceca, Regno Unito, Ungheria e Serbia.

Una volta entrati nella venue, la prima cosa che colpisce è il quantitativo di persone giovani che hanno deciso di trascorrere la serata lungi da una partita di Champions League molto sentita a Milano (e di cui chiuderò subito parentesi): il riscaldamento vocale con il canto all’unisono di Stand By Me di Ben E. King e il synth-funk anni ’80 dominato dai Roland Jupiter e dall’organo Hammond fanno istantaneamente crollare qualunque divario generazionale.

A tal proposito, mi frappongo in primissima fila tra ventenni e questo signore legnanese, Bruno, ex tecnico luci, che tra pochi mesi compirà 70 anni e, da bustocco quale sono stato per 25 anni, decido di attaccare bottone: è venuto a conoscenza di Cory Henry tramite gli Snarky Puppy ad Amsterdam e sta aspettando da parecchio tempo di vederlo in azione in Italia con i The Funk Apostles. Solo ora lo capisco fino in fondo.

Cory Henry

Il mantra della serata è sempre e solo uno: Cory Henry che urla “How many bodies?” e il pubblico che risponde “Everybody!”. È notevole il coinvolgimento delle persone: da interazioni di questo tipo, a lunghe e impegnative frasi musicali ripetute in coro come fossimo in un concerto di Jacob Collier. Ma soprattutto si danzava a ritmo di una batteria Pearl clamorosa, quella di TaRon Lockett, di un virtuoso basso Fodera a cinque corde di Sharay Reed, di un carismatico synth Prophet di Nicholas Semrad per completare i The Funk Apostles, si cantava con il coro gospel: insomma, è un tripudio di suoni e sensazioni che sono davvero difficili da mettere nero su bianco, che dimostra nuovamente quanto la musica abbia un potere unificante (“In this war period, in which they’re forcing to divide each other, music unifies, brings us together” afferma Cory Henry a fine bis).

Si parte con la musica, dal repertorio proveniente dall’album Best of Me del 2021 (Waterfall), Something to Say del 2020 (Happy Days, Icarus), dopodiché ci si focalizza sull’album su cui si basa il tour, Operation Funk: qui i BPM salgono, il funk si fa sempre più incalzante, letteralmente nessuno stava fermo, una gara intensa di assoli tra batteria, basso, Hammond, synth e cori. La qualità tecnica delle linee melodiche e ritmiche è sublime: tutto si intreccia in un conglomerato che effettivamente, ragionando tra un brano ed un altro, ti fa arrivare al motivo per cui Cory Henry abbia vinto tre Grammy Awards con gli Snarky Puppy. L’apoteosi arriva con The Line e Holy Ghost, con il pubblico che fremeva nel battere le mani sul due e sul quattro (regola di platino, nemmeno d’oro, per qualunque concerto: chi batte sull’uno e sul tre, per favore, fuori!) mentre si danzava e si controcantavano le melodie.

In poche parole, possiamo riassumere questo live così: una festa di armonie, melodie e ritmi.

Cory Henry

Ma non finisce qui. Dopo essere uscito dalla struttura, al di là di aver beccato persone che non vedevo da mesi o anni (ancora non mi capacito di queste coincidenze nonsense, tipo il già citato Bruno, il signore che ha vissuto nella via di Legnano nello stesso periodo dove ha vissuto mio papà per 30 anni della sua vita), Cory Henry e la sua band escono per mangiare dai venditori ambulanti di fronte al Fabrique, chiacchierando molto volentieri con i fan e con le persone che li fermavano.

A questo punto non potevo esimermi dal porre una domanda secca a Cory Henry.

P: Hi Cory, you’ve been impressive! Will you mind describing this live in just three… well, even one word? (Ciao Cory, siete stati davvero immensi! Come descriveresti questo live in tre… o meglio, in una sola parola?)

C: Hmm… good! (Beh, bene!)

Ci fissiamo per due secondi per capire quanto “good” davvero fosse.

P: Good good? (Ma bene bene?)

C: Oh yeah, it was a very good start of our tour! (Oh, sì, è stato davvero un bell’inizio di tour!)

Ci diamo il cinque, mi autografa la scaletta e si mette a programmare l’afterparty con i compagni. Io, nel frattempo, avrei voluto avere ancora il 5% delle energie residue che aveva Cory, ma la fame ha vinto su tutto. Però, sì, è andata bene e si vede.

Clicca qui per vedere le foto di Cody Henry in concerto a Milano (o scorri la gallery qui sotto)

Cory Henry

CODY HENRY – La scaletta del concerto di Milano

Waterfall
Happy Days
Icarus
Something New
Ecstasy
The Line
Holy Ghost
Rise
Dedicated

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Prima di tutto fotografo

6 Comments

6 Comments

  1. NF

    26/10/2023 at 16:48

    ciao, anche a me è piaciuto tanto, erano mesi che aspettavo di vedere Cory. IO che ballo è un evento che si verifica non in molti concerti eh :-).
    Solo la struttura dello show credo debba rodare di più, forse sarei partito a bomba con R&B di metà scaletta, non so. Vorrei rivederlo stasera stessa!

  2. Bruno Colombo

    28/10/2023 at 10:21

    Philip,grazie di avermi onorato citandomi nel tuo preciso ed emozionante articolo sul coinvolgente concerto vissuto e che avremmo voluto non finisse mai…apro una parentesi,tanti anni fa il concerto di Pat meteney allo stadio ossola di varese è durato ben tre ore!un record,ma che mal di sedere seduti sull’erba del campo!beh che dire nel tuo articolo sei riuscito a condensare tutto lo scibile della serata in poco spazio.mi sarebbe piaciuto leggere della”finezza”del togliere la scarpa sinistra per non rovinare la pedaliera del “nostro sacro hammond”e per avere più sensibilità,una chicca curiosa per i nuovi”seguaci”di cory,ed erano tanti.grazie ancora e quando tutti i giorni passerò da via xx settembre ricorderò con piacere un gran concerto e una nuova conoscenza per me di un nuovo sito e di una persona che ha condiviso i piaceri della musica qualsiasi essa sia,che unisce e non divide!!!PS.nel gioioso trambusto,quando mi hai accennato di Gilberto gil,non ho voluto”infierire”sul fatto che non sei riuscito a vederlo…il 7e8 luglio scorso a Estival jazz lugano me lo sono goduto gratis,e con lui anche Judith hill,Mark lettieri(snarky puppy)Sean kuti&egipt 80(figlio di Fela kuti)e ancora Ben harper&innocent criminals e per finire in gloria Stanley clarke!NON MANCARE LA PRIMA SETTIMANA DI LUGLIO 2024!!!!chissà che sorprese potremmo avere.segnati questo nome:JACKY MARTY inventore organizzatore “deus ex machina”di Estival jazz.ciao Bruno”il legnanese”

    • Philip Grasselli

      30/11/2023 at 20:09

      Ciao Bruno, leggo solo ora il tuo commento e ribadisco quanto sia stato eccezionale aver scambiato quelle quattro chiacchiere con te. Non vedo l’ora di ribeccarti in qualche altro concerto (o anche nei dintorni legnanesi) per condividere ulteriori perle musicali. Un forte abbraccio e a presto, recitando solennemente “dü öi indüii in d’ü aca d’ü Öna”!

      • Bruno Colombo

        20/12/2023 at 08:46

        Ciao Philip anch’io ho fatto passare un po’ di tempo prima di curiosare ancora su rockon e ho visto la tua “risposta” sulle mie considerazioni.ovviamente visto il periodo natalizio auguri a te e alla tua famiglia.passo ogni giorno minimo due volte dalla “nostra via xx settembre”e per quanto riguarda le uova me le faccio con l’acqua del rubinetto a casa…nell’olona sono tornati i pesci!!!mi raccomando tieni d’occhio LUGANO ESTIVAL JAZZ 2024!!!ciao Bruno il legnanese…

    • Bruno colombo

      07/07/2024 at 02:04

      Ciao Philip,sono Bruno”il legnanese”,non sono un fruitore giornaliero dei cosidetti social,anzi raramente mi avventuro in scritti che poi finiscono in banalita’assurde.Ma questa volta a ribadire che me lo sentivo nel sangue…se ti ricordo a fine ottobre ti scrivevo ringraziandoti di avermi citation nel resoconto del concerto di Cory Henry,e ti devo appuntamento a luglio 2024 per Estival Jazz Lugano…beh,il mio pesto senso,o chiamiamolo più alla milanese,”culo”ci ha visto giusto:Cory Henry sara’ sabato 13 in piazza della riforma!!!chissa’che ci si possa rivedere in mezzo a quella moltitudine di giovani e meno giovani che ti garantisco anno dopo anno riempiono ogni centimetro libero della piazza!Ciao un abbraccio Bruno”il legnanese”Ps.sei stato al legnano ruby sound isola del Castello?

  3. Ferdi

    29/10/2023 at 19:19

    Ciao Andrea, ho fatto il tuo stesso errore, per fortuna Nicholas Semrad mi ha corretto. Il bassista è Josh Easley!

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