L’album, registrato nell’ormai indispensabile chiesa sconsacrata per ottenere un’acustica solenne, è caratterizzato da un bisogno di coinvolgimento emotivo con l’ascoltatore; sicuramente non mancano le influenze, in particolare nel cantato: un afflitto Thom Yorke rivive nella ballata “You Belong To a Star” e soprattutto in “Lonely Hearts”, canzone sulla scia dei Pixies con un coretto pop diretto, col quale sembra di planare tra le nuvole che rappresentano la speranza, prima di venire rapiti da qualche ladro ipocrita nella conflittuale “Indignados”; qui ci guardano negli occhi e ringhiano la loro disapprovazione verso questa società; un pianoforte vellutato li mette sul piano degli A Toys Orchestra più emotivi. “Hey You” ricorda The Niro; è permeata sulla chitarra d’accompagnamento che aumenta e diminuisce d’intensità imprimendo pathos alla canzone.
La finale “Sgt. Dylan Sand”, presente nel precedente album, dove era caratterizzata da atmosfere gitane, trombe e tromboni, viene ora rivisitata sempre con lo stesso brio, con il pianoforte e la batteria che scandiscono un ritmo ballabile, mentre il basso si adagia di soppiatto tra le armonie vocali.
Una Svizzera da rivalutare, un gruppo sulla strada giusta.
Zilioli Simone