La giungla nella quale si muovono i Quiet Confusion è piena di insidie e di tentazioni. È una giungla nella quale si sentono i richiami delle radici del rock più puro e diretto, quello che va suonato e ascoltato al massimo volume, con il piglio del hard rock non tronfio e del pre-punk della metà degli anni anni ’70. Con un orecchio sugli Aerosmith e uno sui Television, con un occhio sui New York Dolls e un altro sui Rolling Stones questo quartetto veronese suona undici canzoni semplici, dirette ed efficaci.
“Jungle” è il loro esordio ufficiale, autoroprodotto, a quattro anni dalla loro nascita e il risultato è molto buono, grazie ad una voce roca e tirata al punto giusto, con chitarre che si lasciano andare a riff accattivante ed una base ritmica potente, ma non invadente. La matrice da cui partono i brani è il blues, ma sempre adeguatamente portato in velocità rock con bei riffoni e spesso in velocità e qualche volta in procinto di deviare verso lo stoner, ma si ferma in tempo, perché passare dalla giungla al deserto in breve tempo sarebbe troppo traumatico.
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