Destrutturare il suono, scheggiarlo di poliritmie, innescarci un sound industrial e scartavetralo con il noise è la mission che si sono posti questi maceratesi, al secondo lavoro sulla lunga distanza. Frullano la lezione acquisita da Jesus Lizard, Einsturzende Neubauten, Mike Patton e il free jazz più deviato che va da John Zorn agli Zu e il risultato è un disco avant e sperimentale.
Loro si definiscono, a ragione, art-core, infatti, l’approccio alla musica è lo stesso che hanno i Nomeansno, con la differenza che i canadesi hanno una matrice maggiormente punk, mentre i Nevroshockingiochi più industrial. I temi dei dieci brani in scaletta ruotano attorno all’ossessione per il controllo delle menti, dando una connotazione politica a “Scena 2”, un lavoro sicuramente poco rassicurante e spiazzante, sotto tutti i punti di vista, quindi va assolutamente valorizzato sia perché apporta alla musica un ulteriore contributo alla sperimentazione, sia perché è un perfetto prodotto dei nostri tempi caratterizzati proprio dalla decadenza di tante sicurezze sociali.