Instagram è un applicazione per iPhone (e Android) in grado di rendere poetica e cool anche la più mal fatta delle foto grazie dei filtri che la fanno sembrare una Polaroid d’altri tempi, giocando su una delle principali caratteristiche distintive della nostra epoca: la nostalgia del presente. Analogamente, il disco d’esordio della nuova next big thing di casa Garrincha fa (ab)uso di efficaci filtri compositivi in grado di nascondere dietro ai paravento “spensieratezza” e “immediatezza” un risultato nel complesso mediocre eppure con diverse note di interesse; ma andiamo con ordine.
Le coordinate musicali sono esplicitate fin dalle prime note dell’iniziale “Dai graffiti del mercato musicale”. Libertines e Arctic Monkeys come padri putativi, ma basta andare avanti nell’ascolto per capire che i giovani milanesi preferiscono spaziare tra i generi optando ora per un cantautorato simil-caposseliano (“Morte per colazione”), ora per un electro-pop ignorante e danzereccio (“La tua ragazza non ascolta i beat happening”, made in Lo Stato Sociale), ora per un quasi-reggae che sfuma nel dub (“Agata brioches”) e c’è anche spazio per un innocuo hardcore senza denti (“Ho fatto esplodere il mio condominio di merda”). Il risultato è un disco che prende diverse direzioni senza però sceglierne alcuna, andando a converge solo grazie a determinati minimi comun denominatori (i “filtri” di cui sopra) che conferiscono un po’ di uniformità e coerenza all’album.
Tra le caratteristiche che saltano all’orecchio troviamo un approccio volutamente e marcatamente scazzato ed un uso particolare della voce che canticchia svogliatamente filastrocche le quali, nonostante intenzioni di docile intimismo e sarcastica violenza metropolitana, ottengono spesso il risultato di innervosire l’ascoltatore (Ti bacerei / sputandoti una cicca in bocca / ricorda c’è la morte / per colazione sconfiggo gli stupidi / con un kit da pasticcere). I musicisti sono giovani e lo si avverte ma nel complesso riescono a destreggiarsi bene tra i diversi generi musicali dimostrando
anche una discreta personalità.
Gli Officina della Camomilla sopperiscono alle povere capacità tecniche e compositive con personalità, appeal e facilità d’uso. Una prodotto di indubbio richiamo per un fanbase composto obbligatoriamente da giovani(ssimi) e che siamo certi riscuoterà risultati importanti in termini di consensi, ma basta essere appena più sgamati per capire che, sotto ad un packaging molto ben fatto, a livello di contenuti (sia musicali che lirici) voliamo piuttosto basso.
La giovane età dei componenti ed il carattere che emerge con chiarezza lasciano però alcune note di speranza per il futuro. Se l’Officina maturerà con umiltà e riuscirà a scrollarsi di dosso quella patina di snobismo percepito che ha attirato loro non poche antipatie, potranno certamente aggiungere spessore e sostanza ad una proposta musicale che, per adesso, rimane sospesa fra lo spensierato ed il tedioso.
Marco Dalla Stella
[youtube id=”Cpx88h3dRjQ” width=”600″ height=”350″]