L’amore a trecentosessanta gradi, percepito, vissuto, espresso in tutte le sue forme sta alla base del terzo(?) disco di Mondo, cantautore torinese, che ha già pubblicato nel 2010 “Piume”, ma non il secondo disco (“Perle”), per cui “Petali” è il secondo pubblicato, ma il terzo realizzato dal Mondo.
Devoto al prewar folk-blues e alla grande tradizione cantautorale che di matrice Usa che va da Bob Dylan a personaggi più indie come Calvin Russel o Willie De Ville, Mondo emerge in questo disco con ottime doti da cantautore blues. Tuttavia, le dodici battute restano sullo sfondo, più un’attitudine, anche perché il disco è stato prodotto da Alec Dreiser e Carlo Marrone, che sono molto lontani dalla tradizione blues. I dodici brani di “Petali” sono essenzialmente caratterizzati da belle chitarre sferraglianti, con fiati in ambientazioni abbastanza scure, nelle quali a dare un’aria cosmica di tanto in tanto danno il loro contributo strumentazioni elettroniche.
I testi ben costruiti, hanno anche un’aria mistica, come in “Rilevazioni”, che non avrebbe sfigurato tra le “Murder ballads” di Nick Cave. La scrittura di Mondo ha del dylaniano, soprattutto per la cripticità di alcuni brani, su tutti “Crapshooter”, nella quale tra i tanti sogni muore anche Keith Richards. Se poi ne “Il dilemma del porcospino” sembra muoversi tra il primo Vasco Borndi (Le luci della centrale elettrica) ed il post-punk algido ed emotivo allo stesso tempo, ne “Lo sbocciare della magnolia”, Mondo si avvicina alla tradizione classica del miglior cantautorato italiano degli anni ’70 – ’80.