Funambulo / Audioglobe / The Orchard
“Uno” è il disco d’esordio di questa band napoletana, che si esprime con una miscelazione intrigante di pop-art-psycho-rock. Nati nel 1991, negli anni ‘90 hanno registrato soltanto una manciata di brani pubblicati in alcune compilation e hanno vinto diversi contest, suonando in tutta Italia, anche se nel 2004 si sono riformati.
Dopo lo scioglimento del gruppo i cinque componenti hanno collaborato con tanti nomi importanti del panorama rock italiano, tra i quali i PGR e Ginevra Di Marco, tanto è vero che a voler pubblicato “Uno” sono stati gli stessi Francesco Magnelli e la Di Marco per la loro etichetta Funambulo.
Questo disco ha un significato particolare, perché contiene i brani scritti dal cantante e chitarrista Davide Munno, morto prematuramente, e che sono state arrangiate e prodotte dai fratelli Cristiano e Davide Della Monica, rispettivamente batteria e voce e chitarra e voce, anche grazie al volere della moglie di Munno. Le canzoni risalgono al secondo segmento di storia della band, iniziato nel 2004 quando è stato ripreso il vecchio discorso interrotto nel 1995.
Le dodici tracce si muovono lungo le coordinate di ballate apparentemente pop-rock, dietro le quali si celano neanche tanto bene, sonorità grunge. Prevalgono sonorità morbide e accattivanti, anche se non mancano momenti in cui il rock si riprende il suo spazio, come ne “La prigione”, molto vicina al Soundgarden style. Non mancano momenti intimi e di cantautorato notevole, ascoltare per credere “Redenzione”, in cui emergono esistenzialismo e una ricerca delle radici familiari, brano che fa il paio con la più scarna “Io sono qui”.
Nella corale title-track c’è ospite Ginevra Di Marco e con “Pensieri di una quercia” Munno ci ha regalato un testo particolarmente fantasioso e intimista.
Davide
26/08/2020 at 12:23
Grazie Vittorio, è un piacere grande leggere le parole di qualcuno che prima ancora di apprezzare, ha consentito il risuonare dei nostri suoni e delle parole di Davide dentro di sé. Non mi sorprende leggere che tu sia un ricercatore delle migrazioni e un counselor, che con il suo sentire avrà colto in pieno il senso di redenzione, e non solo.
Con affetto, Davide, quello ancora parzialmente vivo.