Garito, cantautore calabrese di nascita, ma toscano d’adozione, nonostante sia da quasi vent’anni nel music business, con varie forme di attività, con “L’attesa”, pubblica il suo secondo lavoro, a sei anni dall’esordio “Fotografie”. Un modo di procedere apprezzabile, in un’epoca in cui si pubblica di tutto e per forza, pur di stare sempre sul pezzo. Garito, invece, ha preferito attendere di pubblicare un lavoro, fino a quando aveva qualcosa da comunicare.
“L’attesa” ha molto da dire, attraverso il linguaggio di un cantautorato pop intimista, istintivo e minimalista. Le otto tracce, infatti, sono tutte contenute e racchiuse in un incedere che ha nella ballata la principale chiave di lettura. La title-track è uno dei brani che rappresenta maggiormente questo suo approccio con un taglio accogliente e caratterizzato da riflessioni pacificate rispetto al contributo che fornisce la natura nel rendere sopportabile la quotidianità. L’omaggio a Francois Truffaut di “Fahrenheit 451” è greve come l’angosciante sguardo che Garito pone sull’individualismo dilagante nella società, di cui siamo ‘complici innocenti’. In scaletta anche una cover molto soggettiva de “Il Panorama di Betlemme” di Francesco De Gregori. Un lavoro riflessivo che induce a rivedere molti aspetti del nostro vivere frenetico.