Dopo quasi sette anni dal loro ultimo album, “C’è ancora vita su Marte”, e dopo la lunghissima leccata gelatinosa e luccicante del druido smilzo, aka Julian Cope, che li aveva incensati e innalzati nell’alto del cosmo krauto con tanto di meritatissima pubblicità occulta sul suo personalissimo website, tornano i Deadburger con un box contenente tre dischi distinti, autonomi e separati, nessun collegamento, solo un nuovo monumento, della serie, degli mp3 c’importa na sega (scusa Giovanni), noi non siamo il futuro, noi siamo vecchi e ce ne vantiamo, “La fisica delle nuvole”, producono Snowdonia Records e Goodfellas, cantano, suonano, inventano, parlano, scrivono, raccontano la Deadburger Factory e una manciata di ospiti illustri (Paolo Benvegnù , Enrico Gabrielli, Une Passante, Lalli, Marina Mulopolus). Tre album, “Puro Nylon (100%)”, “Microonde/Vibroplettri” e “La fisica delle nuvole”, quasi mezz’ora per ognuno, tre strati, tre versioni, il numero e la perfezione, la new wave italiana (“Bruciando il piccolo padre”), la poesia (“La fisica delle nuvole”), la psichedelia, il rock dopo tutto, l’orchestra, ci sono i Faust, ci sono gli Area, c’è il prog italiano, c’è la no wave, c’è il jazz (“In ogni dove”, “Il mare è scomparso”), una serie di brani egregiamente riarrangiati e già presenti sia nel terzo album, “S.T.O.R.1.E”, che nel precedente, “C’è ancora vita su Marte”, una cascata elettrificata di umori, odori, profumi, colori, sfumature, questo è il meglio, signori, questa è musica sotto tutti i punti di vista, è l’avanguardia senza rock, è il rock senza avanguardia, è il sole che brucia la luna, è la pioggia che bagna l’Africa, è il nettare, è il cuore pulsante, è l’Italia campione del mondo, la più forte, la prima in assoluto.
I Deadburger, pardon, la Deadburger Factory alla quinta, sesta, settima prova, la quinta, la sesta, la settima essenza, la sintesi estrema, “le tre bellezze della vita” (cit.), le tre Marie, i tre segreti di Fatima, i tre moschettieri, le tre caravelle, la Santa Maria, la Pinta, la Niña, fate l’amore con il sapore, ancora Snowdonia, il ritorno del cyber-punk, il ritorno di Vittorio Nistri, il ritorno del suo ensemble, il ritorno con il rossetto sulle labbra, il mio bacio è come un rock, aprite le finestre, fate entrare la storia, fate entrare i mostri sacri, fate entrare il capolavoro dei Deadburger. In piedi, e per almeno una giornata intera. Chapeau.