Hell Yeah/Goodfellas
Dopo trent’anni finiti nell’oblio i CQ sono tornati più vivi, frizzanti e spiazzanti che mai. Nati in quel ’77 bolognese, pieno di fermento creativo e politico da cui vennero fuori gli Skiantos, ma purtroppo anche la fine della spinta propulsiva del movimento politico della sinistra antagonista, i CQ pubblicarono un Lp ed una manciata di singoli ed Ep fino al 1982. L’anno scorso la formazione originaria (Lucio Ardito al basso, Gianni Cuoghi alla batteria, Enrico Serotti alla chitarra e Marco Bertoni alle tastiere) ha deciso di rimettersi in carreggiata. Con Giulio ‘Ragno’ Favero a mixare l’album e con la collaborazione di Bob Rifo AKA The Bloody Beetroots per la scrittura del brano “Futurfunk” (di cui potete vedere il video qui sotto), i CQ continuano con lo stesso stile di tre decenni fa, vale a dire quello di creare confusione e scompiglio nell’ascoltatore miscelando diversi generi e accavallando registri stilistici in un frullato di musica suonata con molta disinvoltura, con l’atteggiamento di chi non ha più bisogno di dimostrare niente a nessuno. I generi di riferimento sono il funk ed il jazz-prog, ma questi valgono soltanto come punti di riferimento o di partenza, perché poi il quartetto parte per territori sconosciuti tra momenti tribali (“Forza dell’abitudine”), roboanti sonorità provenienti dai ’70 (“One nanosecond in Tunisia”), funky scheggiati che si scontrano con l’elettronica (“Futurfunk”) e calvacate simil-prog (“Sensosan”).
Per comunicare i CQ non hanno bisogno di parole, i brani sono, infatti, tutti strumentali, dato che per loro la musica è più che sufficiente per comunicare lo stato confusionale che viviamo in quest’epoca di cambiamenti.
Vittorio Lannutti
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