Tempi di quarantena e tempi di smart working, momenti ardui in cui si è alla ricerca di dischi che non ti distraggano né colgano a cantare Che cosa mi manchi a fare mentre stai mandando l’ennesima mail inutile che non riceverà mai risposta e dopo l’ennesimo disco ambient angosciante e senz’anima, ecco che tornano tra i miei ascolti anche i Bologna Violenta con Bancarotta Morale. Un titolo incredibilmente attuale, in tempi di post papiri su Facebook e frenesia per il joggin all’aperto, libertà personali violate e complottisti in libertà. Come fosse la colonna sonora di un film ad episodi, idealmente esattamente e metà strada tra Ken Loach e Quentin Tarantino, quattro storie diverse: tutte vere e inaccettabili perché, dicono loro, molti comportamenti degli esseri umani sono inaccettabili. Ed è tutto estramamente coerente, in questa casa silenziosa che dà su strade altrettanto silenziose, come se questa Bancarotta Morale fosse in qualche modo arrivata, per colmare e descrivere questo periodo in tempi di Corona Virus.
Si rinnova quindi l’incontro tra Nicola Manzan e Alessandro Magnoni per questo sesto album. La cosa che ho sempre apprezzato dei Bologna Violenta, è la capacità di cambiare continuamente impercettibilmente. Salvo nel 2017, quando scomparvero in tutta evidenza le chitarre. Del mood distruttivo di quel primo disco non è rimasto praticamente niente, eppure a seguirli passo dopo passo non me ne sono accorta, né rimpiango le ispirazioni passate. Nonostante si stia parlando di un disco, quindi di musica, in questo caso, e probabilmente per la prima volta da che mi cimento nella scrittura di recensioni, viene di più da pensare a un romanzo, a una serie di racconti che la musica dei Bologna Violenta ti costringe a immaginare in un certo mondo, quattro storie, quelle de Il Truffatore, de La banda Pszyssawska, La Famiglia Subiot e de La Becchina, storie da un passato non molto lontano che possono far rabbrividere e sorridere (ora che ci penso, anche i fratelli Coen avrebbero fatto davvero un bel lavoro), in mille sfumature e contrasti.
La musica dei Bologna Violenta è quella di un underground atipico e incredibilmente vivo, nascosto ma ormai resistente. Dal 2005 ad oggi, siamo arrivati a una versione più minimale e gentile del progetto, il coraggio di darsi una calmata, di ridefinirsi senza distorsioni e caos. Il tutto si conclude con una fuga di venti minuti, a riassumere le storie di sventurati amorali che ci sono passate in testa, come in una seduta di ipnosi. Non avremmo probabilmente avuto la stessa concentrazione, distacco e passione, per vivere un disco del genere, fuori dalla quarantena.
