Area Pirata
Nonostante sia un gruppo giovane The bidons ha ben compreso l’importanza delle radici, da cui non si può mai prescindere. Per il secondo lavoro sulla lunga distanza i salernitani si sono emancipati dalla formula delle cover, utilizzata per il disco d’esordio, preferendo virare verso la composizione di dieci canzoni scritte da loro. Le radici sono sempre presenti, come si è detto all’inizio, intuibile sin dal titolo, nel quale il gruppo gioca con le parole roost (polaio) e roots (radici). Tuttavia, anche nelle tracce le loro radici garage sono ben presenti. Ed è un bel sentire.
I riferimenti ai grandi gruppi che li hanno ispirati: Dirtbombs, Sonics, Seeds, Love e Fuzztones non mancano, ma il gruppo è anche in grado di trovare una sua via personale, senza risultare derivativo, perché è abile nel miscelare le accelerazioni del garage-beat dei ’60 (“Raw, naked & wild”), con chitarre surfate (“Grinning feeling”), passando poi dal beat-punk (“(Shout it out) burn down!”) ad un travolgente garage-blues (“I don’t mind”), fino al frenetico r’n’b in progressione (“Damn”), non tralasciando i momenti lisergici (“Psychotic reaction”). Se capitano dalle vostre parti non perdeteveli, sono travolgenti!
