Esce giovedì 25 marzo 2021 mai, il nuovo singolo di caspio (fuori per Le Siepi Dischi, in distribuzione Believe International). Un nuovo capitolo per l’atipico cantautore nato a Roma, ma trapiantato a Trieste che si muove influenze che derivano dagli anni Novanta, passando per il trip hop dei Massive Attack o dei Nine Inch Nails ed elettronica anni Ottanta.
mai è un manifesto generazionale e che descrive una generazione, quella dei trentacinquenni, difficile da definire. “Millenials” li chiamano, per il solo merito di aver assistito alla rivoluzione digitale e di essere stati coscienti – ma non troppo – quando il 2000 è diventato l’oggi. Una generazione disillusa da un lavoro che non si fa trovare, piegata da una società che non appartiene loro, sempre troppo giovani o troppo vecchi, rattristata da genitori che, per la prima volta della storia, stanno meglio di loro. Istruiti, cinici, scettici, in grado di reinventarsi: caspio omaggia la sua generazione. Una generazione che ha voglia di riprendersi ciò che le spetta, che ha voglia di riscatto. Una generazione che non si arrende, che non molla.
E gli abbiamo chiesto di raccontarcela questa generazione, in cinque brani.
Mi è stato chiesto di scegliere 5 brani per raccontare la mia generazione ed è la cosa più difficile che io abbia fatto nell’ultimo periodo. Ho dovuto contattare gli amici e mi sono reso conto della varietà di generi che ha accompagnato la crescita dei miei coetanei, ancora forse troppo giovani per i Nirvana e ormai troppo vecchi per ciò che è venuto dopo il 2005. Non perché a 20 anni fossimo già anziani, ma perché la musica che ha preceduto gli anni ’00 è stata così iconica e potente che ancora oggi ci troviamo ad ascoltarla con un certo moto di orgoglio. Come a dire “io c’ero”. Così ho fatto le mie scelte, suddivise per macro-generi, con un brano a rappresentare ciascuno di essi che potrebbe anche non essere il più emblematico per tutti. Mi assumo, quindi, la responsabilità della lista che segue.
Per il POP: Oasis – Wonderwall
In un mondo dominato dalle boyband, c’erano anche i fratelli Gallagher, rappresentanti del brit-pop, sempre in competizione con i Blur prima, tra loro poi. Mentre “Sooooo Sally can’t wait” risuonava nelle radio, le ragazze erano impegnate a decidere chi di loro fosse la più indicata ad interpretare Geri Halliwell. Che poi non si spiega perché nessuna voleva essere, invece, la cantante dei Cardigans, decisamente più stilosa. In questo panorama pop di ragazze canterine e bellissime (Natalie Imbruglia sogno erotico condiviso), Erase / Rewind è un pezzo che ascolterei volentieri anche adesso.
Per il PUNK: The Offspring – Pretty Fly (For A White Guy)
Nell’eterna gara tra il punk e il metal, io facevo sicuramente parte dei metallari. Capelli lunghi, doppio pedale alla batteria, outfit total black.
Però, mettendo da parte l’orgoglio, le canzoni di gruppi come Blink 182 o Green Day giravano così tanto che il tuo cervello le assorbiva anche senza volerlo e, se le ascolto oggi, mi rendo conto di conoscerne persino le parole.
Per il ROCK: Marilyn Manson – The Dope Show
Alla fine dei serenissimi anni ’90, nel pieno di una giovinezza spensierata, c’era sempre e comunque qualcuno con un animo più oscuro. Il disco di Manson, lì sul comodino, con la sua immagine mefistofelica, rappresentava una fonte di accorata preoccupazione per le nostre mamme.
Se poi, invece, mettevi su gli Smashing Pumpkins (“Love is a suicide…”) o i Nine Inch Nails (“I wanna fuck you like an animal”), con la loro immagine così pulita, andava di nuovo tutto incredibilmente bene.
Per la DANCE: Daft Punk – Around The World
Around the world -di cui la forza non era certo il testo- era un pezzone elettronico di una finezza musicale rara.
Eppure, non si sa bene per quale motivo, risuonava nelle discoteche, insieme agli Eiffel 65 e ad Alexia, nella playlist di italo-dance anni ’90, altrettanto, ebbene sì, rappresentativissima della mia generazione.
Se riesci a scrivere un pezzo con un motivetto come quello dell’Amour Toujour di Gigi Dag, beh fratello, hai fatto la storia.
Per l’HIP-HOP: Eminem – The Real Slim Shady
Prima i Beastie Boys con Intergalactic, Eminem poi, hanno portato il rap fuori dal Bronx, rendendolo un fenomeno mondiale, quasi una musica per tutti. Pantalone oversize di acetato, cappellino girato d’ordinanza, catenella per il portafoglio: la divisa di una generazione a cui piaceva già dire le brutte parole.
foto di Valentina Torboli