Interviste

Tra Bob Dylan, dance e Futurismo: gli SWMRS ci raccontano il loro nuovo album. L’intervista.

Intervista di Alberto Salvato e Giulia Manfieri | Foto di Giulia Manfieri

A poche ore dal loro concerto in Santeria a Milano, abbiamo chiacchierato con i fratelli e co-frontman Max e Cole Becker degli SWMRS. La band californiana – che conta anche altri due membri, Joey Armstrong e Seb Mueller – porta in tour il suo nuovo album Berkeley’s on fire.

“Siamo molto felici di essere tornati in Italia,” ci dicono immediatamente “la gente qui è fantastica e c’è molta energia nel pubblico. Abbiamo già suonato qui a Milano due volte nel 2017 ed è arrivato il momento di esplorare nuovi posti, dove per ora siamo solo stati in vacanza, come la Liguria o la Toscana.”

Parlando del nuovo album, Berkeley’s on fire, vorremmo chiedervi di più sui temi politici trattati nei testi. Voi siete di Berkeley, un centro storicamente molto attivo per le proteste politiche e sociali. Che impatto ha avuto la città sulla vostra musica, i vostri testi e la vostra vita?
Max: Un impatto decisamente un grande. Crescendo abbiamo sempre saputo che musica e politica erano inestricabilmente legate. Non c’è modo in cui tu possa fare musica e non schierarti politicamente allo stesso tempo. Tempo fa ci divertivamo a suonare per strada in Telegraph Avenue, vicino all’università. Ci piace molto Bob Dylan e in questa strada era nato il Free Speach Movement negli anni ‘60.

Pensate che la musica di oggi parli abbastanza di politica?
M: Penso che ci provino ma lo fanno solo nel modo sbagliato, come se non lo intendessero sul serio ma lo facessero solo per attirare l’attenzione. Si limitano a dire “Fuck Trump” e basta.
Cole: Voglio dire, dateci qualche dettaglio, non dite “Fuck Trump” a meno che non abbiate intenzione di fare qualcosa di positivo a riguardo. Abbiamo già abbastanza energia negativa in tutto il mondo, no? La cosa triste dell’America è che tutti sono davvero arrabbiati per la situazione politica con Trump, e lui sta solo creando più energia negativa possibile per far credere alle persone che non ci sia una via di scampo. Il fatto è che tutti possiamo fare qualcosa a riguardo, ma se ci limitiamo a dire “Fuck Trump”, senza però dire alle persone che possono davvero fare qualcosa ed essere un punto di partenza per il cambiamento della società, allora non stiamo dicendo proprio nulla.
M&C: Il 2020 sarà comunque l’anno di svolta della politica in America e, se anche Bernie Sanders non avesse possibilità (probabilmente è troppo vecchio), ci sono almeno altre 15 persone migliori di Trump. La mia frase preferita sulle prossime elezioni è quella di Killer Mike dei Run the Jewels, che andò in tv per sostenere Bernie e disse “Non penso che si possa battere Magneto senza Professor X”. Non possiamo davvero battere tutta questo schifo senza diffondere un messaggio positivo e forte. È tempo di superare tutta questa negatività e ricominciare da capo.

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Il disco è molto diverso dal precedente in termini di sound. Quali sono state le vostre maggiori influenze?
M&C: Sicuramente per molti di noi i Blur sono l’ispirazione più grande: sono quattro (come noi) e dalla scena indie-rock si spingono per raggiungere suoni e stili del tutto diversi. C’è anche un po’ di influenza disco, adoriamo ballare. Quando ascoltiamo e facciamo musica cerchiamo di pensare solo ad una cosa: perché la gente ascolta un certo tipo di musica e perché gli piace? Ci piace attraversare diversi tipi di musica, ascoltiamo la disco, il soul, le boyband degli anni ’90 e ovunque troviamo un beat, un riff e testi che parlano di qualcosa con cui tutti possono relazionarsi. Questa è musica.
M: Personalmente, di grande ispirazione è stata una mostra che ho visto al Guggenheim Museum di New York alcuni anni fa sul Modernismo italiano, il Futurismo. Volevamo persino chiamare il disco Future Vision per questo. Sono stato davvero illuminato dai concetti di velocità e movimento provenienti dalla scultura di Boccioni “Forme uniche della velocità nello spazio”. Quando io e Cole e gli altri ragazzi pensiamo alla musica, ci piace pensare alle persone che si muovono e ballano. Vogliamo che la gente danzi in modo spontaneo ascoltando la nostra musica.
M&C: Una delle persone più influenti è stata Skepta, il rapper inglese. Abbiamo visto il suo concerto al Reading Festival e ha decisamente creato il più grande mosh-pit che abbiamo mai visto nelle nostre vite. Ma era un mosh-pit diverso dal solito: la gente ballava in modo spensierato, non arrabbiato come siamo abituati a vedere la maggior parte delle volte, in cui le persone cadono a terra o vengono spinte fuori dal cerchio. C’era una sorta di energia felice, che speriamo di creare anche durante i nostri mosh-pit, come essere lanciati nello spazio.

Questo nuovo album è quindi un esperimento, un cambio di direzione… Con chi avete collaborato per produrlo?
M&C: Rich Costey, una persona straordinaria che ci ha lasciato sperimentare e fatto crescere molto. È conosciuto soprattutto per essere stato produttore per i Muse, un’altra band che spinge i propri confini verso altre direzioni, come vogliamo fare noi. Grazie alla sua grande esperienza è stato davvero bravo a spingerci e farci capire dove volevamo andare, permettendoci di liberare e diffondere la forza positiva di cui parlavamo prima, senza barriere. È anche molto affine alla filosofia con cui stiamo facendo tutto ciò, il Modernismo, la danza e tutto il resto.
Il nostro primo album è stato prodotto da Zac Carper, il cantante dei Fidlar. Abbiamo fatto un tour con loro ed eravamo grandi fan del loro primo disco, è stata una pietra miliare per tutti i ragazzi Californiani amanti del genere come noi.

Riguardo alla scena rock attuale, pensate che la musica rock possa tornare ad essere mainstream, magari rifacendosi ad altri generi musicali e combinando diverse influenze, come cercate di fare voi?
M&C: Il rock oggi sta diventando per le persone più vecchie, è diventato un po’ conservativo. Ovviamente, i Foo Fighters o i Red Hot Chili Peppers sono una grandi band, ma sono qualcosa che appartiene al passato, sono diventati popolari quando erano più giovani perché in quel momento facevano qualcosa di nuovo. Amiamo quando le persone adulte amano la nostra musica, ma ciò che vogliamo fare è fare musica per le nuove generazioni, in modo che le persone della nostra età possano dire “questa è la nostra musica”. Il momento del Pop-punk è stato 15 anni fa, per il grunge 25, non c’è motivo per cui non possiamo fare nuove cose per le nostre generazioni, senza rifugiarci nel passato. Vogliamo fare musica per tutti e per farlo devi cambiare qualcosa.

Nel disco parlate molto della scena underground californiana. Ci sono band che vi piacciono particolarmente o che pensate potranno arrivare al successo presto?
M&C: È difficile dirlo, perché il successo di solito avviene quando una persona o una band ha la giusta opportunità di essere ambiziosa. Molte persone, specialmente in California, sono davvero contente di ciò che sono state in grado di fare ma hanno paura di rischiare di perderlo, per questo si accontentano. È difficile dire se alcune band o persone che conosciamo cominceranno ad esplodere. In California le persone fanno le cose in modo diverso dal resto del mondo. Sicuramente prima o poi ci sarà una nuova scena musicale e un nuovo modo di suonare, ma non so davvero chi ce la farà. C’è così tanta energia in California e così tanti giovani che suonano e fanno concerti. In molti hanno visto quello che facciamo noi e ciò che altri gruppi come i Together Pangea o i The Marías stanno facendo e stanno cercando di trarne il massimo.
Ogni volta che suoniamo, specialmente in California, vediamo un sacco di persone nel nostro pubblico che conosciamo e che fanno musica. È bello vedere ragazzi e ragazze con le nostre stesse ambizioni ai nostri live. Oggi è molto facile iniziare a fare musica nella nostra zona, qualsiasi tipo, dal rap al jazz.
Una delle migliori band in circolazione in questo momento sono i The Garden, sono nostri amici e fanno questa fantastica musica progressive-punk e la rendono molto artistica allo stesso tempo. Si stanno spingendo molto in avanti e sappiamo che avranno un grande successo.

Per finire, cosa vi aspettate dal concerto di questa sera? Dalle prime ore di questo pomeriggio ci sono tantissimi ragazzi e ragazze fuori, segno che il vostro con il pubblico è un rapporto davvero particolare…
M&C: Amiamo il nostro pubblico perché sono persone dalla mentalità molto aperta e ciò che ci piace di loro è che cercano di vivere il nostro show come qualcosa che non troveranno da nessun’altra parte. Ecco perché non ci piace avere telefoni o cose del genere in giro. Tutto il resto accade sul tuo telefono, ma quello che stai ascoltando e che hai davanti agli occhi non succederà più allo stesso modo. Quello che vogliamo è interagire con le persone. Nei nostri concerti tutto ciò che dai e ricevi, in un cerchio infinito di energia, è amore: anche se non conosciamo personalmente le persone nella folla, siamo tutti in grado di diffondere amore e lasciare uscire i nostri sentimenti, ed è sorprendente.

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