Interviste

Intervista ai WE ARE WAVES

Il 16 marzo 2018 esce HOLD, il nuovo album della band torinese WE ARE WAVES, per l’etichetta MeatBeat Records. HOLD è la naturale prosecuzione del percorso umano e musicale del quartetto new wave WAW: se Promises (2015) ruotava intorno al tema del difficile ingresso nella vita adulta, HOLD affronta con un suono più personale e fresco la difficoltà di mantenere viva un’idea di bellezza all’interno di una quotidianità ogni giorno più disillusa.

Ciao ragazzi. Mi piacerebbe partire dai capitoli precedenti a “HOLD”, il vostro nuovo album, per capire come siete arrivati al disco. Ci fareste un riassunto stile “negli episodi precedenti…”?
Negli episodi precedenti… abbiamo suonato tanto, abbiamo fatto si che la musica diventasse una parte ancora più importante nelle nostre vite, e un po’ di cose sono cambiate, non sempre piacevoli. É stato un 2017 duro, sono arrivate alcune mazzate, roba tipo perdere il lavoro, perdere la compagna a o perdere degli amici che credevi ci sarebbero stati per sempre. E vedere crescere quel senso di alienazione che credevi dominio esclusivo dell’adolescenza. Da tutto questo il disco ha acquisito i connotati di una prova di resistenza, e oggi lo sentiamo molto attaccato alle nostre vite.

Con quali propositi siete arrivati in sala di registrazione per questo nuovo album? Quali erano le idee di partenza? Mantenere un filo conduttore con “Promises” o non avere vincoli?
Sicuramente volevamo tenere un filo conduttore col resto. Ci piace pensare ai nostri album come capitoli di un percorso. Detto questo, volevamo pubblicare qualcosa che evolvesse il nostro linguaggio rispetto a certe asprezze dei dischi precedenti, che fosse il loro degno successore.

Quanto sono cambiate queste idee durante i lavori in corso? C’è qualche aneddoto particolare di quei giorni e una canzone rivoluzionata durante le registrazioni?
Aneddoti ce ne sarebbero molti, come ti ho detto è un disco che è stato registrato in un periodo complicato e si porta parecchia vita con sé. Per quanto riguarda le canzoni no, questa volta non ci sono stati particolari stravolgimenti, rispetto ad esempio a Promises dove si era rimescolato tanto…la cosa nuova è che siamo entrati in studio con alcuni pezzi ancora aperti. Ci siamo sbizzarriti a sperimentare, sfruttando le potenzialità che solo uno studio può offrire, rispetto ai limiti della sala prove.

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Non capita molto spesso che una band produca il suo stesso album. Perché questa scelta?
Volevamo qualcosa che suonasse sincero al 100%, che ci rappresentasse senza trucchi o sovrastrutture. Semplicemente noi, come siamo nel 2018. A dire la verità non ci sentivamo molto pronti per questo passo, è stata una grossa sfida. Ma ci ha fatto crescere molto, sia come musicisti che come persone.

Insomma, ascoltando e riascoltando “HOLD” appare chiaro come la vostra musica sia in equilibrio tra rock ed electro. Quanto è naturale per voi trovare questo equilibrio?
Direi tanto. E’ proprio il nostro modo di scrivere, non saremmo capaci di farlo in un altro modo.

E ora il tour. Quali sono le vostre aspettative? Come porterete l’album sul palco?
Speriamo di trovare tanta gente presa bene ed empatia, che alla fine è la cosa più importante. Per il momento il tour sta andando alla grande, ci sono molte più persone ai concerti rispetto a due anni fa, si è creata una fanbase che ci segue con grande affetto e di questo gli siamo grati. I pezzi li porteremo abbastanza fedeli agli originali, forse solo un po’ più asciutti. La cosa bella è che è lì che tirano fuori il loro carattere, quello vero, quello che ti fa capire se quella canzone durerà o no.

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