E’ uscito ad Aprile “Luna Park“, il singolo di debutto del progetto Van Dyne e primo capitolo di un disco di prossima pubblicazione. “Luna Park” è una riflessione sulla mancanza di comunicazione, sul silenzio, sul sentirsi soli anche quando intorno è pieno di gente che crediamo di conoscere ma che poi nell’intimità ci è totalmente estranea.
“Luna Park” è una sensazione, e gli stessi Van Dyne descrivono come “quel grande spazio vuoto dove si esprime tutta la precarietà delle relazioni interpersonali“. Benvenuti nell’universo psico-nostalgico dei Van Dyne.
Noi volevamo saperne qualcosa in più.
– Chi è Joelle Van Dyne e perchè ha attirato la vostra attenzione?
Joelle Van Dyne è uno dei personaggi chiave del romanzo Infinite Jest di David Foster Wallace. Indossa sempre un velo e non viene mai chiaramente svelato se lo fa perché è sfigurata in volto o perché è così bella da uccidere (letteralmente) tutti coloro che la guardano in faccia. Tutto ciò la rende un personaggio tanto affascinante quanto ambiguo. Alcuni di noi hanno letto il romanzo più o meno nello stesso periodo e così abbiamo pensato che Van Dyne fosse un bel nome, anche dal punto di vista estetico e sonoro.
– Siete nati in piena pandemia. Com’è stato per voi il periodo del lockdown? Qualcosa di buono?
Artisticamente parlando è stato un periodo molto produttivo perché ci ha permesso di lavorare molto sulla produzione di Luna Park e dei brani che usciranno a breve. In quel periodo avevamo una grande quantità di demo provenienti da un progetto precedente che non ha mai visto la luce. L’annullamento improvviso di ogni forma di vita sociale, che a Bologna impiega una buona parte delle nostre vite, ci ha permesso di finalizzare alcune delle demo che ritenevamo più soddisfacenti e l’isolamento ci ha consentito di concentrarci moltissimo sulle registrazioni, che sono avvenute perlopiù in una saletta a casa di Lillo e Carlo Marrone.
– Bologna è ancora una città favorevole per fare musica?
Bologna è sicuramente una fucina di idee, è incredibilmente stimolante sotto vari punti di vista e la musica è parte fondamentale di questo fermento artistico. Ci sono molti club e locali che propongono tanta musica nuova ma a volte si ha l’impressione che tutto sia molto settorializzato e che alcuni generi attraversino dei periodi di totale oblio. Negli ultimi mesi si sta assistendo alla nascita e alla crescita di una folta scena di musicisti elettronici, sperimentali e contemporanei. D’altro canto però la musica pop sta forse attraversando un piccolo momento di crisi. Questo vale strettamente per il mondo dell’underground e per Bologna, in circuiti più alti ovviamente le cose cambiano.
– Condividete i vostri ascolti e influenze? C’è qualcuno che ascolta qualcosa che gli altri non sopportano?
Siamo tutti e quattro degli ascoltatori molto eclettici e abbiamo suonato più o meno tutti in progetti musicali molto diversi fra loro. Quando ci troviamo a parlare di musica però abbiamo sicuramente molti ascolti in comune e anche alcuni generi che abbiamo masticato un po’ tutti come ad esempio il post-rock e l’elettronica. Lillo ascolta anche i Pooh ma nessuno hai mai avuto da ridire!
– Avete già in programma l’uscita del vostro disco di debutto? Cosa potete anticiparci?
Possiamo dirvi che fra pochi giorni uscirà un secondo singolo e che fra meno di un mese uscirà il nostro primo EP. Poi un’altra piccola sorpresa nel corso dell’estate. Nel frattempo stiamo già lavorando a del nuovo materiale che sta prendendo forma proprio in queste settimane. È un periodo molto produttivo!