Interviste

Intervista ai MOTHER MOTHER: “Siamo pronti a risentire tutta l’energia di Milano”

Il quintetto canadese prepara un grande ritorno per l’unica tappa italiana del tour 2024. Fan in attesa per sentire dal vivo il loro ultimo album e assistere a una delle loro imperdibili performance live

Intervista di Silvia Cravotta | Foto di Lara Bordoni (Milano, 2022)

Sarà il Fabrique di Milano ad accogliere il ritorno dei Mother Mother in Italia, il prossimo 19 marzo. La band alt-pop di base a Vancouver torna in città dopo il sold out del 2022 ai Magazzini Generali con un tour di 30 date in 17 Paesi, partito a febbraio dalla Gran Bretagna con tappe in Europa e, da giugno, dall’altra parte dell’oceano.

I fratelli Guldemond – con il bassista Mike Young, il batterista Ali Siadat e Jasmin Parkin alle tastiere – sono in viaggio con nel bagaglio il loro nono album in studio, Grief Chapter, uscito appena due settimane fa per Warner Records, prodotto con Jason Van Poederooyen e mixato da un nome di rilievo come quello di Rich Costey.

Un lavoro complesso e ricco di spunti, grazie ai temi trattati e alla loro riconoscibilissima impronta musicale, che si preannuncia particolarmente interessante da ascoltare in versione live

Rockon ne ha parlato con il lead vocalist Ryan, durante una delle tappe britanniche del tour.

Mother Mother in concerto ai Magazzini Generali di Milano, foto di Lara Bordoni

Tornate a Milano forti del sold out del 2022. Che effetto vi fa? Cosa vi aspettate da questa tappa italiana del nuovo tour?

Ci sentiamo benissimo, l’ultima volta è stato fantastico. Ci piace quella sensazione che si respira nella sala dove suoniamo: l’ultima volta è stata davvero appassionata e ci ha spinto ad essere ancora più vitali sul palco. Ci piace questo tipo di pubblico che tira fuori una grande energia e Milano ce l’ha di sicuro.

Il vostro ultimo lavoro, Grief Chapter, è appena uscito. Dopo Inside del 2021, con il tema dell’isolamento inevitabilmente legato alla pandemia, avete allargato lo sguardo a temi universali come la vita, la morte e il dolore. Vi ha ispirato il difficile momento storico che stiamo affrontando?

Questi temi sono nati da alcune esperienze di vita reale, ma sono legati ad una contemplazione più ampia della vita e della morte e di come si possa affrontare con successo questo paradosso nella vita.

Siete riusciti a parlare di temi pesanti e introspettivi dandone però una lettura positiva e mai pessimistica, quasi un invito a godere la vita (pensiamo a Explode). Quanto lavoro di songwriting è servito per raggiungere questo risultato?

Scrivere canzoni o è molto difficile o è molto facile. Può succedere in un lampo oppure ci vogliono settimane o mesi di lavoro di cesello sulle parole e sulla struttura. Explode, per esempio, è stata molto veloce. L’ho scritta poco prima di andare a letto, come se fosse un piccolo regalo che attendeva di essere aperto. Quindi una canzone fortunata.

Mother Mother in concerto ai Magazzini Generali di Milano, foto di Lara Bordoni

Anche se guardiamo alla parte musicale la sensazione rimane la stessa. La mescolanza dei generi, la vostra riconoscibilissima interazione vocale e il dialogo degli strumenti danno una linea melodica che sembra più che altro un elogio alla vita. Che sensazioni volete trasmettere con queste canzoni, con il vostro live?

Direi energia. Non devi necessariamente provare gioia per sentirti vivo. Si può provare qualcosa di impegnativo e preoccupante, come la morte, per sentirsi vivi. Ma credo che la musica ci aiuti a risvegliare noi stessi, il nostro animale e la nostra vita. E questo è davvero il best case scenario.

Musicalmente, siete sempre voi e siete sempre diversi. Qual è il segreto per realizzare album che si distinguano l’uno dall’altro pur mantenendo lo stile Mother Mother?

Fare un disco è così logorante che, quando hai finito, sei quasi stufo di come suona. Non ne puoi più. E così, quando ne fai un altro, puoi quasi sentire il fantasma dell’ultimo disco che ti perseguita e ti spinge a fare qualcosa di diverso.

La riscoperta di Hayloft su social media come Tik Tok e il successo di Hayloft II e di Inside vi hanno resi virali, con milioni di follower in tutto il mondo. Che ne pensate di questo nuovo modo di vivere la musica che ha stravolto tutti i canoni che conoscevamo fino a poco tempo fa?

Sì, siamo felici di essere diventati virali perché ora possiamo entrare in contatto con più persone e questo era l’obiettivo. È un sogno semplice. Il sogno è fare musica in cui si crede e condividerla con il maggior numero di persone possibile, in modo che porti una forza positiva nella loro vita. Il modo in cui questo avviene cambia con l’evoluzione della tecnologia. In questo momento è in preda a Internet, è caotica, anarchica, ed è inevitabilmente così. Ma alla base di ciò che sta accadendo c’è la musica che viene fatta e la gente che la scopre e la ascolta perché ha un qualche effetto positivo su di loro. È questo che ci interessa: la transazione e il modo in cui avviene dipendono dal destino dell’evoluzione. Quindi non abbiamo una posizione precisa sul fatto che le cose siano buone o cattive, come TikTok o Internet. È così e basta. L’importante è continuare a fare musica autentica. E si spera che le persone che sono destinate a trovarla, la trovino. E questo sembra essere il nostro caso e siamo grati che questa connessione ci sia stata.

Mother Mother in concerto ai Magazzini Generali di Milano, foto di Lara Bordoni

Avete un rapporto davvero speciale con la vostra fanbase, basti vedere il video alternativo di Normalize o il contest per trovare gli easter egg nel video di The Matrix. Quanto conta, e quanto costa in termini di impegno, mantenere questa relazione?

Sì, è molto importante. I nostri fan sono la ragione per cui possiamo vivere questa vita nella musica. Quindi per noi è importante celebrarli, riconoscerli e coltivare un rapporto con loro. Lo facciamo con molta attenzione e anche gioia nei nostri cuori. Non ci sembra mai un obbligo. Per quanto riguarda le sorprese, non lo so. Penso che dovremo aspettare e vedere cosa succede.

Anche l’esperienza live è ovviamente fondamentale in questo. Grief Chapter è un lavoro complesso, come riuscirete a portarlo sul palco senza perdere niente di tutto quello che contiene?

Sì, suoniamo quattro o cinque canzoni del nuovo album ma non ci preoccupiamo di ricreare l’album. Ci assicuriamo solo che quello che facciamo sul palco sia grandioso. E se fare qualcosa di grande significa simile, allora sarà grande. Ma se grande significa diverso, va bene lo stesso. I Led Zeppelin hanno sempre suonato in modo così diverso dal vivo rispetto agli album, ma entrambi erano grandiosi, quindi non importava.

Ultima domanda, con chi vi piacerebbe collaborare in futuro per una canzone?
Bjork. Bjork. Penso che sarebbe bello.

Ringraziamo e salutiamo i Mother Mother. Ci si vede a Milano!

MOTHER MOTHER

MARTEDÌ 19 MARZO 2024
FABRIQUE – MILANO

Biglietti in vendita a questo link > https://tidd.ly/4bZbBsw

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