Caravaggio è Andrea Gregori. La sua carriera inizia più di 10 anni fa, parte come frontman dei Godiva, rock band, per poi continuare in solitaria.
“Avrei voluto essere John Lennon e scrivere qualcosa di importante per l’umanità”
Apre così il nuovo singolo “Lennon” (distribuito da Universal) con un’istantanea di quella che è stata la vita di Caravaggio tra delusioni, sogni e amori. In questa intervista Caravaggio si racconta come un Artista che fa della sincerità la propria cifra stilistica, nella sua musica c’è cuore e tutto se stesso senza maschere.
Ciao Caravaggio, parliamo del tuo nuovo singolo “Lennon”, di cosa si tratta?
In “Lennon” parlo di quel viaggio dall’adolescenza all’età adulta che tutti conosciamo, dei sogni che si infrangono nell’impatto con la realtà, dell’amore e della sua assenza. “Avrei voluto essere John Lennon e scrivere qualcosa di importante per l’umanità”. Apre così “Lennon” con un’istantanea di quella che è stata la mia vita, tra delusioni, sogni e amori.
Come nasce Caravaggio?
Caravaggio nasce nel 2018, dopo una mia profonda crisi umana e artistica, in seguito ad una malattia che mi colpì proprio alla voce. Per molto tempo non scrissi più musica e una notte mi venne in sogno Caravaggio, il pittore, che mi esortava a non abbandonare la mia arte. Mi sembrò doveroso ricominciare prendendo in prestito il suo soprannome.
Descrivi Caravaggio con 3 aggettivi
Resiliente, carismatico, impegnativo.
Cosa significa per te essere un artista nel 2022?
Non ne ho idea! Sono stato un artista molto prima di questa data, lo sono tuttora e con molta probabilità lo sarò fino al mio ultimo respiro. Da che ho memoria quella della musica è stata sempre una strada in salita, piena di ostacoli, un vero massacro. Ma non la cambierei per niente al mondo. C’è chi lo considera un mestiere, per me è una vocazione.
A proposito di vita e di filosofia, la tua musica offre un sacco di spunti concettuali dell’era moderna. Quali sono le riflessioni più importanti che ispirano le tue tracce?
Mi lascio influenzare da molte forme d’arte tra cui la pittura, la letteratura, il cinema che ha un ruolo da vero protagonista nella mia produzione. Cerco di raccontare l’uomo contemporaneo e per farlo uso la mia esperienza personale. Alla fine dei giochi mi rendo conto che proviamo gli stessi sentimenti e ci danniamo per le medesime ragioni da sempre, probabilmente fin dai tempi delle caverne.
Raccontaci del successo di Musicultura e come hai vissuto quest’esperienza.
Nonostante il momento storico surreale che stiamo vivendo devo ammettere che quello appena trascorso è stato un anno positivo per la mia arte. Lo zenit è stata la vittoria a Musicultura 2021, dove sono arrivato fra i 4 finalisti con un brano per nulla catchy. La canzone era “Le cose che abbiamo amato davvero”, accolta con grande calore dal pubblico e dalla critica, al punto da ricevere anche il premio AFI come miglior progetto discografico. Un oceano di soddisfazioni.
Cosa ti ha insegnato la musica, di più importante, fino ad oggi?
Come ogni artista ho l’illusione di pensare che il mio lavoro sia indispensabile e la mia carriera un vero e proprio disegno divino, un destino scritto. Questa illusione è del tutto comprensibile poiché viviamo nella società dello spettacolo, siamo tutti figli del nostro tempo. Credo che la musica sia da sempre un passe-partout per me, non il fine ma il mezzo, quello che ha dato un senso e una direzione alla mia vita.
Obiettivi da raggiungere e progetti futuri?
Caravaggio sta crescendo, brano dopo brano, in termini di ascolti e di seguito. Continuerò a lavorare con passione e determinazione come ho fatto negli ultimi anni e se arriverà la “hit che cambia la vita” mi troverà pronto. Mi piacerebbe suonare tanto dal vivo, ho una splendida band e uno show che è una bomba nucleare. Grazie infinite.
Intervista di Arianna Caracciolo