Interviste

Esagera: intervista ai LITTLE BOYS

I Little Boys, esplosivo Power Duo italiano nato artisticamente in Giappone, presentano il video di “Esagera”: il contagioso e irresistibile brano-manifesto contenuto nell’album di debutto “Little Boys”, pubblicato nel dicembre 2022 per Engine Records.

Laura “Elle” Bertone e Sergio “Esse” Pirotta portano avanti con
determinazione e grinta il progetto nato per caso a seguito di una
scommessa su un volo aereo nel 2020.

Poliedrica, eccentrica, tormentata lei, riservato, eclettico e riflessivo lui, i due musicisti si compensano e si stimolano a vicenda, contagiati da punk, rock e delta blues che fanno da colonna sonora a testi audaci e senza filtri, cantati dalla voce a tratti soave, a tratti acuta e distorta, di Elle.

Come è nata l’idea di formare il duo Little Boys e cosa vi ha ispirato a iniziare questo progetto?

Facevamo già parte di una band “Absurda” la quale ha rilasciato un album autoprodotto mixato da Livio Magnini (ex Bluvertigo) ma eravamo stanchi delle impalcature sonore e volevamo qualcosa di più crudo e immediato, qualcosa di forte e impetuoso, sentivamo l’esigenza di cambiare, di fare musica più istintiva.

Elle: ho sempre suonato il pianoforte e sono passata dalla musica classica alla chitarra elettrica, ho fatto un anno di full immersion per capirne di più, non essendo la chitarra il mio strumento principale ed è stato incredibilmente stimolante. 

Adoro le sfide quindi ho imbracciato una chitarra imparando tutto al contrario, essendo mancina con una chitarra destrorsa, mi sono impegnata fino al raggiungimento del mio obbiettivo, penso sia stato questo ad invogliarmi ad intraprendere questo progetto, l’idea dell’impossibile.

Esse: l’idea del duo è venuta ad Elle, ero persino arrabbiato per la nuova proposta dato che rubava tempo ed energia all’altra band, ma la verità è che fin da subito è stato così divertente e travolgente da farci dimenticare qualsiasi altra cosa attorno a noi.

Potete raccontarci di più sulla vostra esperienza artistica in Giappone e su come il vostro lavoro sia stato accolto in Asia Orientale?

Elle: Il Giappone è qualcosa di sorprendente, loro adorano il punk rock, rock garage e tutto il mondo underground, sopratutto italiano, conoscono a memoria testi di gruppi italiani degli anni 80/90 di cui non eravamo nemmeno a conoscenza, è incredibile.

I Little boys si sono incontrati su un volo aereo quando ancora non erano un duo, eravamo in profonda crisi interiore, questo ci accomunava, questo cercare “qualcosa”,  ci siamo rivisti tempo dopo con l’idea di fondare il duo, quindi il Giappone è stato come un battesimo ad una nuova vita, sono successe cose davvero strane, cose che non si possono raccontare, presto andremo per un Tour e non vediamo l’ora! 

Esse: Il Giappone è un posto speciale, sono contento che abbiamo molti fan giapponesi, penso che l’impegno, la passione, la dedizione, l’apertura mentale, le amicizie, le scelte e un po’ di fortuna abbiano influito positivamente su come hanno rivolto su di noi il loro interesse.

Qual è il significato di “Esagera” come brano e manifesto? Quali messaggi volete trasmettere ai vostri fan attraverso la vostra musica?

Elle: Esagera nasce spontaneamente, è una canzone concreta e tangibile.

Esagera è dedicata a tutte le persone che per paura o vergogna non agiscono. L’eccessiva modestia è una forma di arroganza, mi sono sempre sentita a disagio di fronte alla modestia.

Il messaggio che la nostra musica vuole trasmettere è la forza e il coraggio di affrontare e sfidare “l’impossibilità” perché tutto è possibile, non esistono sogni senza senso, senza valore o stupidi. 

La nostra filosofia è il processo di apprendimento stesso, finché non muori devi evolverti e migliorare. 

Esse: Io sono solo un piccolo mero esecutore

Come è stato il processo di registrazione e composizione del vostro album di debutto? Quali sono stati i principali fattori che hanno influenzato lo stile e il sound dell’album?

Elle: Siamo straniti da artisti e cantautori che fingono non ci siano regole, avremmo potuto impiegare mesi o anni per realizzare l’album, invece siamo andati in studio e abbiamo registrato 16 pezzi in 10 giorni e così è stato anche per il secondo Album.

Impostiamo intenzionalmente le cose in modo da lavorare di più, ma paradossalmente poi si lavora di meno, questo complicarsi la vita serve per mantenere l’esperienza fresca e costante, quando suoniamo live è lo stesso, i plettri ben lontano dal non essere a portata di mano se ne hai bisogno, nessuna scaletta pianificata perché se tutto fosse organizzato non accadrebbe nulla, cerchiamo la tensione e la sfida. 

Per questo motivo abbiamo registrato su nastro, non potevamo sbagliare, questo è lottare, contro te stesso, contro i tuoi limiti umani e di musicista. 

Esse: La composizione è venuta durante ore di gioco all’improvvisazione, con le mani su strumenti non nostri, alla continua ricerca di un equilibrio, costruendo e guardando il tutto cadere a terra, ridendo e ripetendo di nuovo, non cercando per forza di correggere ma lasciando che fosse tutto libero di essere, non ci siamo mai posti un problema diverso dal “questo ci piace!”.

In studio invece abbiamo ascoltato per la prima volta il risultato di quel gioco, così gasati che abbiamo trascinato il mitico Tacconi dove mai avrebbe osato sporcare il suo mix.

Lo abbiamo reso felice e lo siamo stati anche noi.

Un primo esperimento dunque, non ci fermeremo di certo qui.

Qual è il ruolo dell’immagine e dell’estetica nel vostro progetto musicale? Come scegliete di presentarvi visivamente ai vostri fan?

Elle: L’essere umano è malizia e miseria, insomma, sei il protagonista della tua trama, eroe, antieroe, l’importanza estetica è assoluta e imprenscindibile, dobbiamo sognare e fare sognare, non posso farlo in t-shirt. 

Esse: Io sono solo un piccolo e mero manichino.

Come descrivereste la vostra dinamica e la vostra interazione come duo? Come vi bilanciate reciprocamente nella creazione musicale?

Elle: La nostra dinamica e interazione come duo è efficiente, io scrivo musica e testi in autonomia poi in sala prove suono e Esse mette il ritmo di batteria, la cosa interessante è che con il tempo la nostra partnership è diventata molto più incisiva, senza cambiare le parti di chitarra o apportare modifiche infinite ai brani, nulla di tutto questo, si inserisce semplicemente la batteria, quasi come fosse un gioco, pensiamo, “dovrà pur starci in qualche modo”, “troveremo una soluzione”, questo è creativo, giocare tra i vincoli, questa è possibilità.

Le restrizioni stimolano la creatività, l’assenza di regole è un mare aperto molto pericoloso, ci si può disperdere e scolorire odori e sapori, abbiamo preferito concentrare, i Little boys sono 80% costrizione, il restante 20% siamo noi che rompiamo quelle regole per vedere cosa succede.

Esse: Abbiamo già detto tutto.

Quali sono le vostre principali fonti di ispirazione musicale e come queste influenze si riflettono nella vostra musica?

Elle: Le nostre fonti d’ispirazione musicale sono davvero varie, dalla classica, al blues, al cantautore italiano, al Rock, Hard rock, Punk rock, J-rock, Garage, tutto questo si riflette nella scelta stilistica, nel suono, nella strumentazione, nella scelta dello studio di registrazione, in ogni singolo processo. 

Esse: Sono cresciuto con il sound dei gruppi grunge di Seattle, amo il funk ed il ritmo nero, le voci che si strappano, la sacralità della musica classica e l’oscurità di artisti rock come gli Zeppelin, i Tool o l’ultimo Bowie. Un momento di rottura da tutto l’ho vissuto quando ho scoperto la musica elettronica della Warp Records, l’ho accettata come fine arte quale è.

Possono tutti i ricordi che hai non finire dentro ciò che fai?

Quali sono i vostri obiettivi come band? Cosa sperate di realizzare con la vostra musica?

I nostri obbiettivi sono alti, vogliamo girare il mondo con la nostra musica, ci stiamo impegnando, vogliamo realizzarlo.

Vogliamo dare ed ispirare, fare si che le persone guardino dritte al loro futuro con motivazione, questa è la cosa più importante, possiamo cambiare la mentalità delle persone con la musica.

Esse: Voglio dimenticare che devo morire.

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