Musica

I SUBSONICA presentano il nuovo album “8” in Feltrinelli a Milano

Articolo di Roberta Ghio | Foto di Claudia Mazza

La musica è magia, perdiamoci in questa magia!” con questa frase il mago Bustelli, che altri non è che Davide Dileo, meglio conosciuto come Boosta, inizia l’incontro di lunedì 15 ottobre con i circa 200 fan che affollano la Feltrinelli di Piazza Piemonte e spiega come nasce un CD, in particolare un CD dei Subsonica. Ebbene: gesticolando col fare da “abra kadabra”, allo scandire delle parole “si prendono le idee, ma senza il mio tocco questo disco non può diventare… 8!” fa comparire dalle sue mani 8, l’ultimo lavoro della band torinese, uscito il 12 ottobre scorso. Il mago proseguirà con mentalismi, che coinvolgeranno alcuni tra i fan presenti in sala e regalerà momenti divertenti, in cui non mancheranno alcune battute sugli stili dei colleghi, molto diversi dal loro. E dopo la magia, arriviamo a conoscere l’album.

“Questo album” dice Samuel “ha vissuto il periodo antecedente fatto di distanza, nel quale ognuno di noi ha intrapreso una propria via creativa. Dopo ci siamo ritrovati ed abbiamo dovuto riallineare la nostra idea di disco, non è stato semplicissimo, ma il risultato ci piace, siamo contenti.”

“Il nome, il logo, la copertina, è il numero 8” ci spiega Max Casacci “è il nostro ottavo disco, la forma ci ha suggerito la ciclicità del tempo, ad una distanza sufficientemente tale da poterci permettere un ritorno con le sonorità dalle quali abbiamo tratto le nostre prime ispirazioni, che hanno contraddistinto quella che è la matrice del suono Subsonica. Un po’ un ripartire dagli anni ‘90. Sono stato adolescente negli anni ‘70 e questi cicli e ricicli nella musica li ho già visti andare e venire. Mi sembra di poter arrivare a questa conclusione: se un gruppo rimane federe a sé stesso, può beneficiare, ad un certo punto, di ripartire dal via e vedere come tutto ritorna dal punto in cui si è cominciato; da una parte era necessario trovare un punto di partenza, perché le nostre destinazioni individuali ci avevano portati molto distanti gli uni dagli altri, per cui, per rientrare in atmosfera in modo armonioso, occorreva darsi appunto un punto di partenza e il migliore non poteva che essere il “nostro”, ovvero, il suono dei Subsonica. Dall’altro abbiamo anche scommesso sul fatto che quelle sonorità potessero risultare provocatoriamente nuove oggi, perché il primo brano, Jolly Roger, parte proprio con i suoni degli anni ’90. Abbiamo tirato fuori vecchi strumenti dalla polvere per riecheggiare quelle sonorità, con precisa volontà.”

Queste sonorità fanno sì che nel disco si sentano citazioni e autocitazioni, con rimandi ai mondi sonori dei Subsonica. “Lavorando ed essendo sempre gli stessi, in particolare essendo sempre stati grandi amanti della musica prima ancora di essere musicisti, sono linguaggi che fanno parte del ‘nostro linguaggio’. In questo anni abbiamo imparato ad ampliare il vocabolario che, fortunatamente, non si è fermato a quello degli anni ‘90, essendo noi molto curiosi oltre che amanti della musica. Ogni canzone che scriviamo, ogni volta che ci troviamo a lavorare insieme, non facciamo ragionamenti a priori. Quando poi ci fermiamo ad ascoltare quello che abbiamo fatto, traiamo la conclusione: c’è la magia del fatto che, per quanto uno possa all’inizio avere un’idea diversa del disco, quando ti ritrovi insieme dopo tanto tempo e arrivi alla fine del percorso di registrazione, sai che il risultato è diverso da quello che ci saremmo aspettati singolarmente, ma è esattamente quello che i Subsonica volevano.”

Ma come si sono ritrovati, dopo le loro varie esperienze? Da come ci raccontano tanto merito è del prestigioso mago Bustelli “che ha sempre un sacco di idee ed ha voglia di metterle in pratica. Tutto accade sempre in modo molto naturale, anche perché, finite la varie divagazioni, viene sempre voglia di ritrovarsi: siamo 5 persone che sono in questa formazione da 20 anni come musicisti e come tali hanno sempre voglia di trovarsi, che sia una sala prove, lo studio, ma ancora di più davanti al pubblico.”

“Il disco è stato immersivo” racconta Ninja “per 6 mesi abbiamo fatto questo e basta. Il lavoro più difficile è stato quello di ‘sottrarre’ qualcosa da ognuno di noi stessi, perché se avessimo chiesto a gennaio ad ognuno di noi ‘come sarà il nuovo disco dei Subsonica?’, avremmo avuto risposte diverse. Non è solo una questione tecnica di ammalgamare, ma a volte proprio di saper fare un passettino indietro per arrivare a questa forma, che probabilmente prescinde dalle nostre cinque entità, ma è qualcosa di più grande.”

La presenza sul mercato discografico italiano, dopo tutti questi anni, con la qualità del loro sound e della loro proposta, li rendono unici. “Il fatto di essere un gruppo vero, ovvero formato da svariate teste pensanti, che hanno la necessità, che diventa anche un obbligo, di esprimere ognuno il proprio carattere all’interno dell’album, permette al gruppo di restare ancorato alla propria identità. Poi ci vuole un lavoro umano ‘importante’ da parte di noi tutti, perché rimanere insieme è ancora più difficile in un contesto del genere. Per cui devo dire che la tecnica usata da subito è stata quella di dare sfogo alla nostra creatività in solitaria già dall’inizio. Ognuno aveva una possibilità di sfogo del proprio ego creativo, che ha dato poi la possibilità di ritornare insieme ed essere un pochino più alleggeriti. Questa cosa ha permesso di andare avanti nel tempo.”

Ma come si sono divisi il lavoro del nuovo album? “Rispetto al passato, c’è una presenza maggiore di Samuel nella scrittura dei testi, la scrittura è sempre stato un incrocio, dal punto di vista armonico,melodico da parte di Samuel, Boosta e me” dice Max Casacci “però a questo giro c’è stato un intervento maggiore da parte di tutti, si va sempre di più verso la compattezza e la compresenza di tutti. Ogni volta che si crea un nuovo equilibrio, questo, prima di prendere forma, può creare delle frizioni molto forti. Dal punto di vista dell’impronta, dell’orientamento, Samuel è quello che ha la visione più intima, lo sguardo più soggettivo per arrivare alla sfera individuale; io mi prendo la briga di fare la lettura dei tempi, per niente semplice. Fra queste due impostazioni, c’è tutto il terreno che sta in mezzo, a volte ci sono dei pezzi divisi in due, come ad esempio Jolly Roger, che da un punto di vista temporale vede una parte di Samuel in cui illustra i primi sogni, quelli in cameretta, in cui tutti volevamo fare i musicisti, di quando le cose cominciavano a prendere forma, ma erano tendenzialmente appartenenti al territorio dei desideri; poi una lettura, la mia, che analizza quello che è successo a questi sogni quando si sono realizzati, quando sono stati sballottati tra le grandi soddisfazioni, ma anche disillusioni; questa lettura è applicabile anche alle relazioni di lungo corso, non necessariamente quelle di un gruppo, non necessariamente quelle musicali, ma a qualsiasi tipo di modalità dello stare insieme. Samuel è autore di ‘Respirare’ io di ‘Punto Critico’ e molte cose le abbiamo combinate insieme.”


In “Respirare” si colgono citazioni: “L’utilizzo della citazione ci è esplosa tra le mani, ci siamo accorti che c’erano alcuni momenti anche di autocitazione musicale. Inizialmente volevamo raccontarla, evidenziarla, poi abbiamo pensato che il fatto che ognuno si potesse trovare la propria citazione, che ognuno potesse riconoscere quel luogo, quella stagione musicale che lo rappresenta, era una cosa più naturale.”

In sala ci sono diversi presenti che hanno acquistato il vinile. E se ne parla: “Veniamo tutti dalla scena dei club” dice Boosta, “quando andavamo a mettere i dischi portavamo grandi valigie e i dischi ‘li mettevi’; quando il vinile è morto è stata una rivoluzione velocissima col download e dopo 5 anni è arrivato lo streaming, probabilmente neanche lo streaming sarà il punto di approdo definitivo di questa rivoluzione, ma preconizzare che il vinile avrebbe ripreso quota, sarebbe stato da veggenti. È molto bello, perché probabilemnte le persone, tornano ad affezionarsi, ed essendo tutto ciclico (e torniamo all’8) al possesso. E se un disco lo vuoi avere, il vinile è la forma compiuta della musica da tasca, col vinile ti puoi godere la fisicità di possedere un disco.” Aggiunge Luca: “Abbiamo notato che va abbastanza a braccetto la forma liquida con l’acquisto di un vinile: c’è chi lo compra e lo tiene chiuso, si ascolta musica liquida, ma si tiene in bella mostra il vinile”.

Il disco è molto ballabile “Siamo gasati all’idea di portarlo dal vivo” dice Ninja “a differenza di altre volte, in cui il processo di trasformazione è stato molto elaborato, questa volta, secondo me non sarà così difficile, anche perché molto del materiale di partenza di 8 è costituito dai nostri strumenti acustici, suonati campionati, per cui la trasformazione sarà molto naturale.”

Ma i Subsonica hanno ancora qualche sogno da realizzare? “Lavorare in gruppo, quindi mettere insieme tante idee diverse, ti impone di vivere il presente, difficile avere un desiderio condiviso, soprattutto quando le persone che fanno parte di questa entità hanno caratteri molto forti e una visione della vita abbastanza divergente, per cui difficile dire ‘il sogno dei Subsonica è fare quello’ perché ognuno di noi ha in qualche modo un proprio desiderio, chi più sperimentale, chi più pop, per cui il desiderio più logico è continuare a fare la musica che ci piace e di poterlo fare il più possibile”.

Prima delle domande da parte del pubblico il momento dei ringraziamenti verso la loro manager e verso le persone che hanno sempre creduto in loro fin dai tempi e che di fatto fanno parte della vita musicale dei Subsonica, fin da quando ai concerti contavano le macchine e speravano che i fan fossero arrivati a quattro per macchina, anche se spesso non era così. In quei tempi le presenze ai loro concerti erano nell’ordine delle delle decine, per poi diventare centinaia ed arrivare ai numeri di adesso. Boosta concluderà dicendo “Un grosso privilegio poter fare musica, questa è la nostra vita.”

È il momento delle domande. Chiedono dal pubblico: come è stato lavorare con Willie Peyote? “Willie è un grande esponente della scena torinese, che si sta di nuovo affacciando prepotentemente sulla musica. È uno che ricorda molto i nostri inizi, in quanto incarna l’anima di una città, dei suoi coetanei e dei più giovani. È stata una bella collaborazione, ci ha detto che siamo stati tra le sue maggiori influenze e tra l’altro è bello andarlo ad ascoltare live e vedere come la gente è molto coinvolta dal suo modo di fare musica, fa parte della scena rap, hip hop, ma con una particolarità molto torinese, non così diffusa in altri casi.”

Altra domanda: come mai non preferite il sud nelle prime date del tour? Samuel risponde “Sicuramente verremo, amiamo il sud, è un luogo a noi molto caro. Questo spettacolo tuttavia sarà costruito per i palazzetti ed ha la necessità di avere delle strutture adeguate. Al sud è complicato trovare questi spazi, però fortunatamente arriverà l’estate per cui ci libereremo della costruzione e con la bella stagione il sud sarà perfetto per ospitare i nostri concerti.”

Ultima domanda: perché la partenza del tour dall’Europa? “Per diversi motivi. Quello più tecnico è che, cominciare a misurare uno spettacolo nuovo, con pezzi nuovi, in una dimensione da club, ti aiuta a capire meglio tutte le sfumature, ma in Italia questo non sarebbe stato impossibile, avremmo dovuto tagliare fuori molti di voi che sono quattro anni che ci state aspettando. Detto questo ci sono altri due aspetti molto significativi. Uno perché non partiamo per un tour, ma per un viaggio e quindi per riprendere tra di noi le misure nella dimensione di gruppo, ed è più bello farlo affrontando un viaggio, con un gruppo limitato di persone che viaggiano insieme a noi; un viaggio che toccherà città in cui alcuni di noi non sono ancora mai stati. Poi c’è un terzo aspetto, molto forte, ovvero: è un viaggio in Europa, che in questi anni sta andando molto in sofferenza, figlia di un sogno che ha allargato i confini ad un luogo come non ce ne sono al mondo, come opportunità per noi che la abitiamo. Vederla svenduta alla mercè di politicismi che stanno facendo leva sulle tensioni, sulle paure, ci sembra una cosa sconfortante. Un luogo come l’Europa può vivere solo se viene fatto vivere e quello che stiamo andando in giro a raccontare è che i ragazzi italiani, questo sogno, lo stanno facendo vivere, perché sono i primi che per trovare opportunità si rivolgono ad un luogo che sentono loro e facendo così costuiscono un’idea di Europa che va molto oltre ai trattati, alle norme, agli accordi e tutto quello che ci deve stare, ma che sicuramente non basta e non ci basta.”

Con questa risposta si conclude lo scambio con i Subsonica e lo spazio è lasciato ad autografi e foto.

SUBSONICA – Tour 2019

Biglietti in vendita a questo link > http://bit.ly/subsonica2019

09/02/2019 @ ANCONA, PALAPROMETEO
11/02/2019 @ BOLOGNA, UNIPOL ARENA
12/02/2019 @ PADOVA, KIOENE ARENA
14/02/2019 @ TORINO, PALA ALPITOUR
15/02/2019 @ TORINO, PALA ALPITOUR
16/02/2019 @ GENOVA, RDS STADIUM
18/02/2019 @ MILANO, MEDIOLANUM FORUM
19/02/2019 @ TORINO, PALA ALPITOUR
21/02/2019 @ ROMA, PALALOTTOMATICA
23/02/2019 @ FIRENZE, MANDELA FORUM

Biglietti in vendita a questo link > http://bit.ly/subsonica2019

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