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Musica

I cinque film che CIGNO associa ad Udine

A fine ottobre è tornato su tutti gli store digitali il cantautore Cigno con un nuovo brano psychedelic pop dal sapore 80’s che parla di un viaggio verso Udine, la città che non si conosce, in cui non si è mai stati, la città che si immagina, dandole le caratteristiche del proprio disagio interiore.

È proprio Udine il titolo del brano che effettivamente nasce durante un viaggio verso SofarUdine in compagnia di Ilenia Bianchi, cantautrice e autrice, nonché sorella del cantautore.

Il ritornello registrato su note audio prende vita in studio solo pochi mesi fa, quando Cigno decide di tirar fuori la canzone, realizzandola e ultimandola.

La cromatura agrodolce che contraddistingue Udine ricorda il sapore della cedrata Tassoni, ma anche una sbiadita reminiscenza d’infanzia come ad esempio la sigla di Mc Gyver.

La paura di diventare singola entità e la consapevolezza di essersi diluiti inesorabilmente all’interno di un’altra persona fanno da cornice al contesto, rendendo l’amore un’ecografia di due settimane in bianco e nero, con una lucina bianca che lampeggia veloce.

Un cuore che va all’impazzata.

Una cosa troppo profonda, così profonda che diventa buia come l’abisso dell’oceano.

Udine “è solo un’idea, una moschea lontana, utile alla mia solitudine”, afferma Cigno, rendendo nuovamente al meglio in musica e a parole i più reconditi segreti dell’essere umano e dell’essere umani.

Louis Bunuel – Un chien andalou

Perché è la trasposizione cinematografica della mia idea di musica ideale.
Il surrealismo, la dimensione onirica, la psichedelia di questo film mi hanno ispirato molto.
La scena del taglio della pupilla è la scena più coraggiosa e simbolica forse del cinema.

Possiamo trovare un parallelismo con Hendrix che brucia la chitarra durante un concerto a
Londra?
Forse sì.

Pierpaolo Pasolini – Vangelo secondo Matteo

Perché Pasolini amava il sacro, e sapeva che era una dimensione ormai destinata a sparire.

Era un marxista che amava il sacro.

E Udine l’ho sempre immaginata con un sacro esoterismo.

Ridley Scott – Blade Runner

Perché c’è l’estetica anni 80 della nostalgia del futuro. Nostalgia perché il futuro che si intravedeva non era quello che si immaginava pochi anni prima.

Quello che si scorgeva era invece un futuro distopico, cupo e caotico. Alienante ed esotico.
Una notte continua in cui ci sono le insegne dei locali giapponesi a illuminare le strade.
Un’apocalisse della serenità.

Toei Animation – La spada di re Artù

Perché nella fase compositiva, immaginavo udine esteticamente come la sigla di un cartone animato anni 80.

E mentre la scrivevo avevo davanti agli occhi i guerrieri di re Artù che impugnavano spade sanguinanti in cielo ocra come sfondo, mentre impazzavano nella sigla rullate di 808 roland all’impazzata.

Jodorowsky- La montagna sacra

Che cos’è la realtà?
Cosa è reale e cosa non lo è?

In questo film c’è un delirio di immaginazione e creatività, in cui l’estetica e i simbolismi descrivono realtà improbabili che somigliano al sogno.

E Udine per me è quasi come un sogno, cioè nulla è reale e tutto lo è.
È tutto immaginato.

Avete mai pensato se la vera realtà sia quella che viviamo ogni notte mentre sogniamo?

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