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TOTAL F*CKING GODHEAD: la biografia di Chris Cornell in libreria dal 28 aprile

In un ritratto d’autore, gli aneddoti di vita, le battaglie personali e l’ascesa musicale del leader dei Soundgarden

Figura chiave di un intero movimento, quel Seattle Sound che aveva anticipato già dal 1984 con i suoi Soundgarden, Chris Cornell ha incarnato gli alti e i bassi di una scena tormentata ma amatissima. L’inatteso epilogo della sua vita – costellata di successi professionali e cadute personali – ha disorientato fan, colleghi e addetti ai lavori, perché Cornell era percepito come una guida. Ancor più triste, il frontman stava vivendo un’insperata seconda giovinezza: dai riuniti Soundgarden del celebrato King Animal (2012) a una carriera solista appagante, fino all’imminente ritorno degli Audioslave; alla base un secondo matrimonio, che gli aveva donato altri due figli. 

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Sia dal punto di vista musicale sia da quello personale, l’acclamato ed esaustivo Total F*cking Godhead – firmato dal critico americano Corbin Reiff – rende bene l’idea di che fulmine a ciel sereno sia stata l’ascesa di Chris Cornell. A metà anni ’80, in un panorama hard rock a stelle e strisce diviso fra il thrash e l’hair metal, ecco arrivare i Soundgarden. Fu una boccata d’aria fresca. Sbrigativamente gettati dai media nel calderone del “metal moderno”, quando poi la gente si accorse del grunge, Chris aveva già iniziato ad abbinare alle urla stentoree – in stile Robert Plant – quel roco baritonale, caldo e consolatorio, che tanti avrebbe fatto commuovere nell’elegiaco progetto Temple of the Dog (1991) e come alito portante dei suoi testi, abbaglianti come falene nel buio.

Il resto è Storia con la S maiuscola, riguardo al rock: per l’ultima volta importante anche come fenomeno sociale e di costume. Dopo sappiamo cos’è successo: la morte di Kurt Cobain, il repentino cambio di scena, il Cornell in crisi dopo il boom di Superunknown (1994) e la fine dei primi Soundgarden. Poco è documentato di questa cesoia temporale in seno alla band e al vissuto di Chris, ed è uno dei motivi per cui del suo lato oscuro si sia sempre saputo poco e per i quali questo Total Fucking Godhead rappresenta una lettura imprescindibile. 

Non solo: attraverso la prosa asciutta ma ricca di dettagli di Corbin Reiff, che scrive col trasporto del fan, possiamo contestualizzare e approfondire l’opera solista del frontman – poco sondata ma, a volte, foriera di picchi irraggiungibili – e riscoprire, rivalutandola, anche l’avvincente produzione degli Audioslave. Nel mezzo i Soundgarden, le amicizie, le collaborazioni artistiche e tante testimonianze esclusive di colleghi e addetti ai lavori, con il recupero analitico di decine d’interviste inedite in Italia e la limpida ricostruzione di uno scenario irripetibile: quello del rock anni ’90. 

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