di Stefania Clerici
Era il febbraio del 1992, facevo la seconda elementare, avevo lo zaino Invicta e la mia prima Smemoranda (il diario “dei grandi”). Era Carnevale e si organizzavano le feste in maschera (il martedì) per poi andare in montagna sulla neve (il giovedì) con i genitori. Al villaggio Alpitour in montagna c’era l’animazione e ogni anno, facevano preparare ai bambini del complesso alberghiero “un saggio musicale”: quell’anno ci fecero preparare lo spettacolo sul pezzo “Hanno ucciso l’uomo ragno”, hit che alla me bambina era ancora sconosciuta ma che ben presto avrebbe scalato le classifiche italiane (e sarebbe diventata colonna sonora di anni e anni ancora in arrivo).
L’album (omonimo) era composto da solo 7 canzoni, firmate dagli 883, un nuovo duo musicale, mai sentiti prima… Era l’anno dei duetti comuque quel 1992: Sanremo Giovani aveva appena sfornato un altro duo Baldi-Alotta, con la strappalacrime “Non Amarmi”, e di lì a poco girls e boy band avrebbero fatto il botto nella pop music internazionale.
Ma chi erano questi 883 (e cosa sarebbero diventati per la mia generazione Millennials e per le decadi successive) ancora mica lo sapevo… fino a che nel Natale 1993 chiedo IL regalo: il cofanetto con VHS e musicassetta di Nord Sud Ovest Est, il loro secondo album (quello di Sei un mito, Come mai, insomma quello che non lo hai ancora realizzato, ma di cui conosci tutte le canzoni e i testi a memoria). E come me anche tutti gli amici e le amiche della scuola: insomma al rientro dopo l’Epifania in testa non avevamo altro che quelle canzonette.
Ma chi fossero davvero Max Pezzali e Mauro Repetto da Pavia, ancora non lo sapevamo. Prima di loro arrivavano le canzoni, pezzi orecchiabili e scanzonati in cui, ancora non lo sapevamo, tutt* avrebbero potuto identificarsi. La serie “Hanno ucciso l’uomo ragno”, in onda su Sky TV e su Now in streaming da oggi, 11 ottobre, racconta proprio gli esordi di questo duo che ha fatto la storia del pop italiano.
Pavia, fine anni Ottanta: è una (lunga) estate caldissima e Max, a causa della bocciatura liceale derivata da nuove amicizie e distrazioni punk, è costretto a passarla a casa tra il negozio di fiori dei genitori e la sua cameretta, mentre gli amici Cisko ed altri si godono il mare romagnolo. L’incontro casuale con Silvia, che lo porta a prometterle “una canzone per lei” e il trasferimento al nuovo liceo, dove incontra il nuovo compagno di banco Mauro, segnano per lui l’inizio di una nuova era, con la musica grande protagonista di giorni e notti, musica che rende Max e Mauro inseparabili. Grazie alla forza trascinante di Mauro, Max compone le prime canzoni che verranno prodotte da Claudio Cecchetto. Ma quando il successo li travolgerà, Max e Mauro, così diversi, riusciranno a rimanere uniti?
Si sa, gli anni ’90 erano anni incredibili. Anni in cui non esistevano i social e il coraggio per scrivere o telefonare alla tipa che ti piaceva era un coraggio vero, senza filtri. Anni in cui i conflitti non si nascondevano dietro alle tastiere ma avvenivano nei cortili, in strada. Anni di velocità sui Ciao truccati, anni delle telefonate anonime nelle cabine telefoniche, “gli anni dei Roy Rogers come jeans”, tanto cantati a squarciagola da tutti. Ma era anche un periodo in cui la celebrità e il successo quando arrivavano, arrivavano come uno schiaffo, cambiando radicalmente la vita delle persone. E figuriamoci se questo capitava a due ragazzi come Max e Mauro, cresciuti nella provincia Nord Italia, dove la nebbia della pianura confermavano l’isolamento e l’inadeguatezza di qualsiasi adolescente, proprio come era per Max e Mauro. Loro però hanno capito come uscirne: raccontarsi e raccontare tutto quello che li circondava. Hanno Ucciso L’uomo Ragno è un racconto di provincia che, dai ristretti confini della sfiga, si allarga per raccontare la storia di tutti quelli che, almeno una volta nella vita, hanno avuto un sogno.
La serie quindi racconta una storia di amicizia, di sogni, di difficoltà, di illusioni, di non mollare mai ma crederci fino in fondo: storie che faranno sorridere, ma anche commuovere ed emozionare, in quel perfetto mix che tanto piace “all’algoritmo” di oggi, ma che strizza l’occhio tanto alla mia generazione di 30-40 anni, ma anche a quelle più giovani, a partire dal duo di attori (Elia Nuzzolo e Matteo Giuggioli) della Gen Z, e per la scelta delle tematiche, totalmente cross- generazionali e sempreverdi.
Che dire, dopo queste prime due puntate, non vedo l’ora che escano le successive, disponibili ogni venerdì su Sky.