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COMA_COSE al Carroponte di Milano: hai paura dell’agosto che morsica? (L’amore ai tempi di Via Gola)

Ritorno a casa per il duo che ha fatto emozionare tutta l’italia con Fiamme negli occhi, dopo un tour di oltre trenta date che insegna alla generazione Y come si superano le crisi: the fall and rise of Ziggy Stardust.

Articolo di Alessandro Amendolara | Foto di Lara Bordoni

Oltre trenta date per i Coma_Cose nel tour estivo 2023 “Un meraviglioso modo di incontrarsi” – dal Mi Ami fino a Miami – che ha visto Fausto “Lama” e Francesca “California” girare per lo Stivale dal 27 maggio e li vedrà chiudere negli States con l’ultima data losangelina del 17 ottobre.

La tappa del Carroponte profuma proprio di quel “ritorno a casa”, in uno dei tanti luoghi archetipici del panorama milanese spesso presenti nei loro testi: ma proprio come ci insegnano in Granata, non era da “sottovalutare” lo scherzo mattutino di Giove Pluvio che aveva messo a repentaglio la serata all’aperto con uno spoiler piovoso di autunno, ma che ha invece regalato ai presenti un ultimo sprazzo di estate, con un clima perfetto e soprattutto privo di zanzare.  

La serata si apre alle 20.30 con Valentino Vivace che carica la platea principalmente di Millenials con atmosfere anni Ottanta molto danzerecce, che attivano il pubblico fin dalle prime note di Come Mai, grazie alla presenza scenica del frontman e di un sintetizzatore incalzante che invita il Carroponte a riempire la sala ancora vuota per metà. Si susseguono altri 5 pezzi che creano un tappeto sonoro indie-disco che trasformano la pista in una dancefloor: quando Giorgio Poi incontra Immanuel Casto in un dj-set di Nu Genea! Si arriva così già un po’ sudati a Meteoriti, il pezzo con cui la band genovese si congeda intorno alle 21.10 e la pista ormai completamente piena attende i Coma_Cose.

Il tempo di settare il palco con gli strumenti della band formata da Fabio Dale’ al basso e synth, Riccardo Fanara alla batteria, Carlo Frigerio alle tastiere, Gregorio Manenti alla chitarra e Giulia Monti al violoncello e si sente partire l’inconfondibile “BA-BA-BA-BA-BA-BA-BA” di Jugoslavia, che porta sul palco – completamente al buio – Fausto e California carichissimi e felici di esibirsi nella città che li ha adottati. I problemi tecnici alle luci si protraggono ancora con i due pezzi successivi, quando il coloratissimo duo appare “letteralmente” e attacca con Beach Boys distorti.

Alla semplice parola “Chiamami”, il pubblico inizia a saltare in un boato caloroso che porta il concerto nel suo vivo, in un viaggio che ha sapientemente miscelato i pezzi storici di “Hype Aura” con gli ultimi di “Un meraviglioso modo di salvarsi”, passando ovviamente anche da “Nostralgia” dove con Fiamme negli occhi si chiude idealmente la prima parte del concerto con performance fino a qui impeccabili per il duo e la loro band.

Il set cambia con l’arrivo di un pianoforte che, prendendo in prestito le parole di Fausto, lascia spazio all’”Ammòre” inanellando un triplete piano-voce Zombie al Carrefour, Pakistan e la struggente L’ADDIO forse emblema del nuovo corso della coppia artistica-sentimentale e manifesto neoromantico per i ragazzi nati tra la fine dei Settanta e l’inizio degli Ottanta. Ma l’amore, che è senza dubbio il filo fluo-multicolor che ha tenuto insieme la serata fino ad ora, si sublima nel picco massimo del climax, che vede invitare sul palco una coppia dove Marco con un discorso scritto – con in prestito alcune frasi dei testi dei Coma_Cose – ha chiesto di sposarlo alla sua compagna Alice, inginocchiandosi con tanto di anello: per fortuna risposta affermativa della futura moglie e si riparte con Mariachidi che ci traghetta verso l’ultima parte del concerto, forse la più nostalgica.

Agosto morsica pur mantenendo il mood “clubber” del pezzo precedente (“Uno per la grana, due per il pogo!”) ci fa ancora ballare ma con i bpm diminuiti e un retrogusto un po’ agrodolce di un’estate che sta finendo. Ma prima di riportarci a casa passando per Via Gola, con Mancarsi viene malinconicamente da pensare che forse avere vent’anni non faceva poi così schifo e che magari almeno una volta nella vita abbiamo condiviso insieme a quello che stasera vicino a te – un po’ imbolsito, con una t-shirt dei Pixies scolorita, che tiene sulle spalle sua figlia – quel momento del Post Concerto in cui si accendevano le luci e ci si sentiva per un momento abbandonati come i bicchieri, ma felici! (Ancora oggi penso che una dichiarazione come “La mia ragazza è bella come David Bowie” sia difficilmente superabile da qualsiasi altro guizzo autoriale…)

Dopo oltre venti brani regalati ai propri fan senza alcuna sbavatura e con un entusiasmo adrenalinico che faceva trapelare come il duo fosse realmente connesso a livello epidermico al popolo del Carroponte, all’urlo di “se non metti l’ultima, noi non ce ne andiamo”, i Coma_Cose salutano Milano con una struggente versione voce e chitarra di Sei di vetro, che per coloro che potessero avere ancora dei dubbi, sancisce indissolubilmente che per questa coppia “l’addio non è una possibilità!”.

Clicca qui per vedere le foto di Coma_Cose al Carroponte di Milano o sfoglia la gallery qui sotto:

Coma Cose

La Scaletta dei Coma_Cose al Carroponte a Milano

Jugoslavia

Deserto

Granata

Beach Boys distorti

Chiamami

Anima lattina

La canzone dei lupi

French Fries 

Napster

Novantasei

Odio i motori

Fiamme negli occhi

Zombie al Carrefour

Pakistan

L’ADDIO

Mariachidi

Agosto morsica

Via Gola

Squali

Mancarsi

Post Concerto

Sei di vetro

La Scaletta di Valentino Vivace al Carroponte a Milano

Come mai 

Sottosopra 

L’equilibrio 

Strumentale

Autoradio

Meteoriti

So fare un sacco di cose. Male.

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